2011-07-23 08:09:57

Somalia: gli integralisti Shabaab chiudono l'accesso alle organizzazioni umanitarie




Nonostante la gravissima crisi che ha colpito i Paesi del Corno d’Africa, i miliziani integralisti somali, al Shabaab, hanno annunciato che non permetteranno l’accesso alle organizzazioni umanitarie nei territori sotto il loro controllo. L’accusa che questi gruppi vicini ad al Qaeda rivolgono alle Nazioni Unite è quella di esagerare deliberatamente i dati su carestia e siccità per finalità politiche. Il Palazzo di Vetro ha annunciato: “Continueremo le operazioni umanitarie”. Sulle motivazioni della presa di posizione degli al Shabaab, abbiamo sentito Marco Rotelli, segretario generale di Intersos, organizzazione non governativa che da anni opera in Somalia: RealAudioMP3
R. – Purtroppo la Comunità internazionale è abbastanza abituata a questi proclami politici di al Shabaab. Le motivazioni che porta il portavoce sono di carattere politico o religioso; ritiene che l’influenza internazionale possa essere un problema per la comunità somala che a suo avviso sta intervenendo e sta supportando i più vulnerabili in questa fase critica della siccità e della carestia in Somalia; inoltre presenta problematiche di carattere religioso, accusando la comunità internazionale di portare i somali verso Paesi a matrice cristiana.

D. - Intanto in tutto il Corno d’Africa si continua a morire e a soffrire. Quali sono i dati che avete a vostra disposizione?

R. - I dati sono terribili, si parla di oltre 10 milioni di persone coinvolte da questa carestia. L’epicentro si trova nelle regioni centromeridionali della Somalia, ovvero le aree largamente controllate dal movimento di al Shabaab. Le conseguenze sulle persone sono gli effetti di un terribile mix di conflitto, fenomeni naturali e soprattutto del mancato accesso umanitario in queste aree. Da anni non si riesce ad intervenire come la Comunità internazionale vorrebbe e le conseguenze non sono altro che il degenerare di questa situazione.

D. - Sembra che ci sia una situazione estremamente caotica e quindi difficoltosa nel portare gli aiuti e nell’organizzare gli interventi umanitari?
R. – La situazione è caotica perché abbiamo centinaia di migliaia di persone che si spostano dalla Somalia centromeridionale verso i campi in Etiopia e nel nord del Kenya. Ricordiamo che tutti e due sono Paesi piuttosto poveri e con estreme difficoltà sia economiche che generali ma anche loro colpiti dalla siccità. Quindi, la crisi si sta già allargando. Il fatto di avere centinaia di migliaia di persone che vinte dalla fame e dalla carestia si spostano fuori dai confini somali non fa altro che ridurre ancor di più la capacità della Somalia di riemergere da una situazione ormai assolutamente ingestibile. Sono vent’anni che questo Paese è al collasso, in assenza totale di un controllo reale politico e quindi di una speranza di risollevamento. La situazione, se va avanti così, non potrà che peggiorare. Se non si interviene come Comunità internazionale in maniera più convinta, trovando forme di dialogo anche con al Shabaab, la situazione non potrà che arrivare a un disastro ancora più totale di quanto non lo sia oggi.







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