I cattolici in Orissa: niente giustizia a tre anni dai massacri anticristiani
E’ il trionfo dell’ingiustizia e “il fallimento dello stato di diritto” – dicono i
fedeli locali – quello che sta avvenendo in Orissa, mentre si avvicina il terzo anniversario
dei massacri anticristiani del 2008. Il 24 agosto, il giorno simbolo prescelto, i
cristiani dell’Orissa pregheranno e si riuniranno in assemblee per ricordare le vittime
e per alzare la loro voce, chiedendo giustizia. Un tribunale locale ha appena condannato
ai lavori forzati nove uomini, accusati di violenze, incendi e assemblee illegali,
durante l’ondata di persecuzione che colpì i fedeli nel distretto di Khandamal nel
2008. La sentenza del tribunale è giudicata dalla comunità cristiana “troppo morbida
e del tutto inadeguata”. Una fonte di Fides in Khandamal spiega: “La situazione nei
tribunali è allarmante e non si mette bene per i cristiani, soprattutto perché i testimoni
vengono intimiditi, si sentono insicuri e hanno paura. E il nuovo capo della polizia
locale è come i suoi predecessori: solo belle parole, ma nessuna azione concreta”.
Il cattolico John Dayal, attivista per i diritti umani e responsabile del forum ecumenico
“All India Christian Council”, dice in un messaggio inviato a Fides: “Dobbiamo riportare
la questione all’attenzione della coscienza nazionale, puntando a una sollevazione
della società civile, di Chiese, movimenti, Ong e associazioni”. La società civile
indiana, sostiene Dayal, in tutte le sue componenti interreligiose, “deve chiedere
al Tribunale di Delhi di ultimare il suo rapporto sulla tragedia; urge riesaminare
la situazione dei processi, che siano equi e sicuri; occorre dare compensazioni ai
profughi per una riabilitazione completa, specialmente costruendo case e assegnando
terre”. Inoltre, nota Dayal, “è opportuno promuovere una serie di programmi e progetti,
di Ong e del governo centrale, per lo sviluppo socio-economico della popolazione dell’Orissa”,
mentre “sarebbe utile che i grandi network dei mass media internazionali realizzassero
documentari sulla situazione attuale a Khandamal”. Nei massacri perpetrati nel 2008
dagli estremisti indù dell’organizzazione “Sangh Parivar”, nel distretto di Kandhamal,
oltre 56.000 cristiani, fra dalit e tribali, furono cacciati dalle loro case e dalle
loro terre e costretti a rifugiarsi nella foresta o nei campi profughi. In 400 villaggi
fu compiuta la “pulizia etnica dei cristiani”e circa 300 chiese furono bruciate. I
morti furono circa 100, migliaia i feriti, molte le donne violentate. Oltre 2.000
case non sono state ancora ricostruite e le famiglie cristiane vivono in alloggi di
fortuna o in baracche, accampati nella periferia di Bhubanewar, capitale dell’Orissa.