Somalia: gli integralisti Shabaab chiudono l'accesso alle organizzazioni umanitarie
Nonostante la gravissima crisi che ha colpito i Paesi del Corno d’Africa, i miliziani
integralisti somali, al Shabaab, hanno annunciato che non permetteranno l’accesso
alle organizzazioni umanitarie nei territori sotto il loro controllo. L’accusa che
questi gruppi vicini ad al Qaeda rivolgono alle Nazioni Unite infatti è quella di
esagerare deliberatamente i dati su carestia e siccità per finalità politiche. Da
parte sua l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sottolinea
che sono in media 1.000 le persone disperate che ogni giorno arrivano a Mogadiscio
in cerca di aiuto, dopo essersi lasciate alle spalle la carestia che colpisce le regioni
del sud del Paese. Nel solo mese di luglio oltre 20.000 sfollati sono giunti nella
capitale somala, di cui più della metà di loro provienienti dalla regione di Lower
Shabelle, dove mercoledì scorso è stata ufficialmente dichiarata la carestia. Sugli
aspetti politici, il servizio di Stefano Leszczynski:
La carestia
che si è abbattuta sull’Africa orientale ha colpito almeno 11 milioni e 300 mila persone.
Il dato è talmente impressionante da avere spinto le Nazioni Unite e le sue agenzie
specializzate a varare con urgenza un vasto piano di aiuti umanitari. “Si tratta di
scegliere tra la vita e la morte”, ha affermato da Mogadiscio Josette Sheeran, direttore
esecutivo del Programma alimentare mondiale, che si appresta a distribuire aiuti alimentari
a oltre due milioni di persone. Un obiettivo che rischia tuttavia di rimanere parzialmente
inattuato, per l’opposizione dei gruppi più radicali del fondamentalismo. Gli al Shabaab,
infatti, vicini alla rete terroristica di al Qaeda e padroni di ampie aree della Somalia,
non intendono garantire l’accesso alle organizzazioni umanitarie nei territori
sotto il loro controllo. La folle motivazione di un tale divieto consiste nell’accusare
le Nazioni Unite di esagerare deliberatamente la drammaticità della carestia nel Paese
africano per sfruttare l'allarme con finalità politiche. Una posizione che suscita
fortissime preoccupazioni in tutti gli ambiti internazionali, in quanto le aree a
maggiore rischio sono proprio quelle sotto il controllo di questo gruppo insurrezionale.
Sulle
motivazioni della presa di posizione degli al Shabaab, Giancarlo La Vella ha
intervistato Marco Rotelli, segretario generale di Intersos, organizzazione
non governativa che da anni opera in Somalia:
R. – Purtroppo
la Comunità internazionale è abbastanza abituata a questi proclami politici di al
Shabaab. Le motivazioni che porta il portavoce sono di carattere politico o religioso;
ritiene che l’influenza internazionale possa essere un problema per la comunità somala
che a suo avviso sta intervenendo e sta supportando i più vulnerabili in questa fase
critica della siccità e della carestia in Somalia; inoltre presenta problematiche
di carattere religioso, accusando la comunità internazionale di portare i somali verso
Paesi a matrice cristiana.
D. - Intanto in tutto il Corno d’Africa si
continua a morire e a soffrire. Quali sono i dati che avete a vostra disposizione?
R.
- I dati sono terribili, si parla di oltre 10 milioni di persone coinvolte da questa
carestia. L’epicentro si trova nelle regioni centromeridionali della Somalia, ovvero
le aree largamente controllate dal movimento di al Shabaab. Le conseguenze sulle persone
sono gli effetti di un terribile mix di conflitto, fenomeni naturali e soprattutto
del mancato accesso umanitario in queste aree. Da anni non si riesce ad intervenire
come la Comunità internazionale vorrebbe e le conseguenze non sono altro che il degenerare
di questa situazione.
D. - Sembra che ci sia una situazione estremamente
caotica e quindi difficoltosa nel portare gli aiuti e nell’organizzare gli interventi
umanitari?
R. – La situazione è caotica perché abbiamo centinaia di
migliaia di persone che si spostano dalla Somalia centromeridionale verso i campi
in Etiopia e nel nord del Kenya. Ricordiamo che tutti e due sono Paesi piuttosto poveri
e con estreme difficoltà sia economiche che generali ma anche loro colpiti dalla siccità.
Quindi, la crisi si sta già allargando. Il fatto di avere centinaia di migliaia di
persone che vinte dalla fame e dalla carestia si spostano fuori dai confini somali
non fa altro che ridurre ancor di più la capacità della Somalia di riemergere da una
situazione ormai assolutamente ingestibile. Sono vent’anni che questo Paese è al collasso,
in assenza totale di un controllo reale politico e quindi di una speranza di risollevamento.
La situazione, se va avanti così, non potrà che peggiorare. Se non si interviene come
Comunità internazionale in maniera più convinta, trovando forme di dialogo anche con
al Shabaab, la situazione non potrà che arrivare a un disastro ancora più totale di
quanto non lo sia oggi.