2011-07-22 15:00:46

Somalia: gli integralisti Shabaab chiudono l'accesso alle organizzazioni umanitarie


Nonostante la gravissima crisi che ha colpito i Paesi del Corno d’Africa, i miliziani integralisti somali, al Shabaab, hanno annunciato che non permetteranno l’accesso alle organizzazioni umanitarie nei territori sotto il loro controllo. L’accusa che questi gruppi vicini ad al Qaeda rivolgono alle Nazioni Unite infatti è quella di esagerare deliberatamente i dati su carestia e siccità per finalità politiche. Da parte sua l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sottolinea che sono in media 1.000 le persone disperate che ogni giorno arrivano a Mogadiscio in cerca di aiuto, dopo essersi lasciate alle spalle la carestia che colpisce le regioni del sud del Paese. Nel solo mese di luglio oltre 20.000 sfollati sono giunti nella capitale somala, di cui più della metà di loro provienienti dalla regione di Lower Shabelle, dove mercoledì scorso è stata ufficialmente dichiarata la carestia. Sugli aspetti politici, il servizio di Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

La carestia che si è abbattuta sull’Africa orientale ha colpito almeno 11 milioni e 300 mila persone. Il dato è talmente impressionante da avere spinto le Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate a varare con urgenza un vasto piano di aiuti umanitari. “Si tratta di scegliere tra la vita e la morte”, ha affermato da Mogadiscio Josette Sheeran, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale, che si appresta a distribuire aiuti alimentari a oltre due milioni di persone. Un obiettivo che rischia tuttavia di rimanere parzialmente inattuato, per l’opposizione dei gruppi più radicali del fondamentalismo. Gli al Shabaab, infatti, vicini alla rete terroristica di al Qaeda e padroni di ampie aree della Somalia, non intendono garantire l’accesso alle organizzazioni umanitarie nei territori sotto il loro controllo. La folle motivazione di un tale divieto consiste nell’accusare le Nazioni Unite di esagerare deliberatamente la drammaticità della carestia nel Paese africano per sfruttare l'allarme con finalità politiche. Una posizione che suscita fortissime preoccupazioni in tutti gli ambiti internazionali, in quanto le aree a maggiore rischio sono proprio quelle sotto il controllo di questo gruppo insurrezionale.

Sulle motivazioni della presa di posizione degli al Shabaab, Giancarlo La Vella ha intervistato Marco Rotelli, segretario generale di Intersos, organizzazione non governativa che da anni opera in Somalia:RealAudioMP3

R. – Purtroppo la Comunità internazionale è abbastanza abituata a questi proclami politici di al Shabaab. Le motivazioni che porta il portavoce sono di carattere politico o religioso; ritiene che l’influenza internazionale possa essere un problema per la comunità somala che a suo avviso sta intervenendo e sta supportando i più vulnerabili in questa fase critica della siccità e della carestia in Somalia; inoltre presenta problematiche di carattere religioso, accusando la comunità internazionale di portare i somali verso Paesi a matrice cristiana.

D. - Intanto in tutto il Corno d’Africa si continua a morire e a soffrire. Quali sono i dati che avete a vostra disposizione?

R. - I dati sono terribili, si parla di oltre 10 milioni di persone coinvolte da questa carestia. L’epicentro si trova nelle regioni centromeridionali della Somalia, ovvero le aree largamente controllate dal movimento di al Shabaab. Le conseguenze sulle persone sono gli effetti di un terribile mix di conflitto, fenomeni naturali e soprattutto del mancato accesso umanitario in queste aree. Da anni non si riesce ad intervenire come la Comunità internazionale vorrebbe e le conseguenze non sono altro che il degenerare di questa situazione.

D. - Sembra che ci sia una situazione estremamente caotica e quindi difficoltosa nel portare gli aiuti e nell’organizzare gli interventi umanitari?

R. – La situazione è caotica perché abbiamo centinaia di migliaia di persone che si spostano dalla Somalia centromeridionale verso i campi in Etiopia e nel nord del Kenya. Ricordiamo che tutti e due sono Paesi piuttosto poveri e con estreme difficoltà sia economiche che generali ma anche loro colpiti dalla siccità. Quindi, la crisi si sta già allargando. Il fatto di avere centinaia di migliaia di persone che vinte dalla fame e dalla carestia si spostano fuori dai confini somali non fa altro che ridurre ancor di più la capacità della Somalia di riemergere da una situazione ormai assolutamente ingestibile. Sono vent’anni che questo Paese è al collasso, in assenza totale di un controllo reale politico e quindi di una speranza di risollevamento. La situazione, se va avanti così, non potrà che peggiorare. Se non si interviene come Comunità internazionale in maniera più convinta, trovando forme di dialogo anche con al Shabaab, la situazione non potrà che arrivare a un disastro ancora più totale di quanto non lo sia oggi.







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