L’arcivescovo di Dublino sugli abusi del clero: disattese a Cloyne le norme volute
nel 2001 dal cardinale Ratzinger
Ieri pomeriggio, l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, è intervenuto nel sempre
più acceso dibattito in Irlanda innescato dalla pubblicazione, nei giorni scorsi,
di un rapporto sugli abusi su minori compiuti da alcuni sacerdoti nella diocesi di
Cloyne. In un’intervista alla Radio nazionale Rte, il presule ha ribadito il suo profondo
dolore per la vicenda; quindi ha risposto ad alcune domande sulle dichiarazioni rese
ieri dal primo ministro irlandese, Enda Kenny, che - nel corso di un dibattito parlamentare
sul Rapporto Cloyne - ha accusato il Vaticano di aver incoraggiato i vescovi a non
denunciare gli abusi alle autorità ufficiali. Mons. Martin ha negato con forza tali
accuse, sottolineando che nella diocesi di Cloyne sono state ignorate le norme del
2001, volute dall’allora cardinale Ratzinger, dunque dal Papa attuale. Il primate
d’Irlanda ha anche affermato come lui stesso abbia consegnato personalmente 70 mila
documenti alla Commissione d’inchiesta Murphy, denunciando tutti i casi di dichiarazioni
di abuso alla polizia irlandese e ha aggiunto: “Non sono mai stato richiamato dal
Vaticano per questo”. Ha poi espresso la sua indignazione e vergogna per quanto è
stato fatto alle vittime e ad altre persone nella Chiesa, rilevando nello stesso tempo
che questo scandalo colpisce anche tutti quei sacerdoti che testimoniano ogni giorno
la loro fedeltà a Cristo. E ha raccontato un recente episodio dove alcuni sacerdoti
anziani, “uomini di grande integrità e bontà”, sono stati pesantemente insultati durante
il funerale di un compagno sacerdote. “Questa – ha detto mons. Martin - è la Chiesa
di cui sono fiero e che ho la responsabilità di difendere”. Il presule ha denunciato
coloro che “si prendono gioco” delle norme per tradire la Chiesa, ma ha anche criticato
il governo irlandese per non essere riuscito a dare misure adeguate di protezione
ai bambini. Infine, l’arcivescovo Martin ha esortato a non mettere in pericolo la
collaborazione tra i vari attori della società civile: “Non voglio vedere – ha detto
- contrasti tra Chiesa, Stato e volontari. Dovremmo tutti lavorare insieme per garantire
che i bambini siano protetti”.