2011-07-20 15:08:28

Scandalo intercettazioni in Gran Bretagna. Cameron: incrinata la fiducia nei media, nella polizia e nella politica


Intercettazioni telefoniche illegali in ambito privato, vertici della polizia corrotti. Questi, due degli aspetti dello scandalo che in Gran Bretagna ha causato la chiusura del noto tabloid “News of The World” di proprietà di Rupert Murdoch. Dopo il magnate dell’informazione australiano, ascoltato ieri a Londra da una commissione parlamentare, stamane il premier britannico, David Cameron, sfiorato dall’inchiesta, parlando alla Camera dei Comuni, ha detto che la vicenda “ha incrinato la fiducia nei media, nella polizia e nel mondo politico”. Poi, in riferimento all’assunzione di Andy Coulson, ex direttore di "News of The World", come suo portavoce, Cameron ha ammesso la leggerezza, ma ha giurato sull’innocenza del dirigente. Ma, alla luce di questo scandalo, come è oggi il mondo dell’informazione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Davide Bennato, docente di Sociologia dei media all’Università di Catania:RealAudioMP3

R. – Il mondo dell’informazione ha delle caratteristiche peculiari: ovviamente quello di essere un’industria e di comportarsi di conseguenza. Però in alcuni casi travalica l’etica della comunicazione e anche del rispetto delle persone coinvolte nelle notizie. Il caso di “News of the World” è, da questo punto di vista, un caso emblematico perché non solo ha autorizzato l’aggressività comunicativa tipica di un tabloid, ma è andato anche oltre riuscendo ad utilizzare tecnologie piuttosto avanzate per intercettare conversazioni telefoniche non solo di vip ma anche di persone comuni. Quindi, questa è una situazione che fa vedere come in questo mix multimediale di nuove tecnologie digitali, non solo gli utenti si appropriano di queste tecnologie, ma sempre più spesso se ne appropriano le grandi corporation con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

D. – Esiste ancora un confine tra diritto di cronaca e tutela della riservatezza?

R. – A mio avviso esiste. Forse è solo spostato un po’ più in là a vantaggio del diritto di cronaca, rispetto alla riservatezza. Però, ovviamente bisogna far sì che ci siano dei limiti ben riconosciuti.

D. – Cioè, l’informazione sta diventando sempre più scandalistica e molto meno contenutistica. E vero questo?

R. – Sì, è vero. C’è stata sicuramente una tendenza a lavorare molto più sulla dimensione scandalistica che sulla dimensione informativa e di approfondimento, e questo fondamentalmente è attribuibile a due fattori: in primo luogo, il fatto che su internet le notizie circolano con enorme velocità e sempre più persone – non necessariamente professionisti – tentano di approfondire queste informazioni. Quindi, da questo punto di vista, la stampa tradizionale cerca di intervenire con strategie in alcuni casi ovviamente discutibili. Il secondo aspetto è sicuramente che si è alla ricerca di un modo nuovo per catturare i lettori, cioè di persone che siano disposte a pagare il prezzo del giornale per avere un qualcosa in più, quello che si definisce “un valore aggiunto”: perché acquistare quel giornale, quando io le notizie di base già le ho grazie alla rete? E questo è un problema non da poco.

D. – L’informazione come intrattenimento o come formazione? Come fare a imporre una virata?

R. – Non è facile, perché le fonti informative si sono spaventosamente moltiplicate ed esplose. Quindi, il mix tra intrattenimento e informazione ha avuto la meglio rispetto all’informazione tradizionalmente intesa. In questo caso, bisognerebbe riconoscere ai diversi mezzi di comunicazione una capacità di informare e approfondire in maniera diversa. La televisione ha delle potenzialità, la radio ha delle potenzialità importanti, in questi ultimi tempi … Quindi, capire che la notizia non è più veicolo privilegiato in un mezzo di comunicazione ma semplicemente un tassello di un panorama più frammentato. Quindi, alcuni media sono più forti nell’approfondire, altri media invece sono più forti nell’intrattenere o comunque nel dare una prima rassegna sull’informazione.

D. – Come farsi portavoce di un’etica della comunicazione?

R. – Facendo capire soprattutto che non tutto ciò che viene spacciato per informazione può essere considerata tale. C’è di buono il fatto che l’informazione, negli ultimi tempi, è stata frammentata con stili, strategie e mezzi di comunicazione molto diversi. Però, bisogna prendere in considerazione che non bisogna mai travalicare il confine nel rispetto dell’altro, anche quando l’altro può essere una persona chiaramente coinvolta all’interno di un fatto di cronaca. (gf)







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