Scandalo intercettazioni in Gran Bretagna. Cameron: incrinata la fiducia nei media,
nella polizia e nella politica
Intercettazioni telefoniche illegali in ambito privato, vertici della polizia corrotti.
Questi, due degli aspetti dello scandalo che in Gran Bretagna ha causato la chiusura
del noto tabloid “News of The World” di proprietà di Rupert Murdoch. Dopo il magnate
dell’informazione australiano, ascoltato ieri a Londra da una commissione parlamentare,
stamane il premier britannico, David Cameron, sfiorato dall’inchiesta, parlando alla
Camera dei Comuni, ha detto che la vicenda “ha incrinato la fiducia nei media, nella
polizia e nel mondo politico”. Poi, in riferimento all’assunzione di Andy Coulson,
ex direttore di "News of The World", come suo portavoce, Cameron ha ammesso la leggerezza,
ma ha giurato sull’innocenza del dirigente. Ma, alla luce di questo scandalo, come
è oggi il mondo dell’informazione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Davide
Bennato, docente di Sociologia dei media all’Università di Catania:
R. – Il mondo
dell’informazione ha delle caratteristiche peculiari: ovviamente quello di essere
un’industria e di comportarsi di conseguenza. Però in alcuni casi travalica l’etica
della comunicazione e anche del rispetto delle persone coinvolte nelle notizie. Il
caso di “News of the World” è, da questo punto di vista, un caso emblematico perché
non solo ha autorizzato l’aggressività comunicativa tipica di un tabloid, ma è andato
anche oltre riuscendo ad utilizzare tecnologie piuttosto avanzate per intercettare
conversazioni telefoniche non solo di vip ma anche di persone comuni. Quindi, questa
è una situazione che fa vedere come in questo mix multimediale di nuove tecnologie
digitali, non solo gli utenti si appropriano di queste tecnologie, ma sempre più spesso
se ne appropriano le grandi corporation con conseguenze che sono sotto gli occhi di
tutti.
D. – Esiste ancora un confine tra diritto di cronaca e tutela
della riservatezza?
R. – A mio avviso esiste. Forse è solo spostato
un po’ più in là a vantaggio del diritto di cronaca, rispetto alla riservatezza. Però,
ovviamente bisogna far sì che ci siano dei limiti ben riconosciuti.
D.
– Cioè, l’informazione sta diventando sempre più scandalistica e molto meno contenutistica.
E vero questo?
R. – Sì, è vero. C’è stata sicuramente una tendenza a
lavorare molto più sulla dimensione scandalistica che sulla dimensione informativa
e di approfondimento, e questo fondamentalmente è attribuibile a due fattori: in primo
luogo, il fatto che su internet le notizie circolano con enorme velocità e sempre
più persone – non necessariamente professionisti – tentano di approfondire queste
informazioni. Quindi, da questo punto di vista, la stampa tradizionale cerca di intervenire
con strategie in alcuni casi ovviamente discutibili. Il secondo aspetto è sicuramente
che si è alla ricerca di un modo nuovo per catturare i lettori, cioè di persone che
siano disposte a pagare il prezzo del giornale per avere un qualcosa in più, quello
che si definisce “un valore aggiunto”: perché acquistare quel giornale, quando io
le notizie di base già le ho grazie alla rete? E questo è un problema non da poco.
D.
– L’informazione come intrattenimento o come formazione? Come fare a imporre una virata?
R.
– Non è facile, perché le fonti informative si sono spaventosamente moltiplicate ed
esplose. Quindi, il mix tra intrattenimento e informazione ha avuto la meglio rispetto
all’informazione tradizionalmente intesa. In questo caso, bisognerebbe riconoscere
ai diversi mezzi di comunicazione una capacità di informare e approfondire in maniera
diversa. La televisione ha delle potenzialità, la radio ha delle potenzialità importanti,
in questi ultimi tempi … Quindi, capire che la notizia non è più veicolo privilegiato
in un mezzo di comunicazione ma semplicemente un tassello di un panorama più frammentato.
Quindi, alcuni media sono più forti nell’approfondire, altri media invece sono più
forti nell’intrattenere o comunque nel dare una prima rassegna sull’informazione.
D.
– Come farsi portavoce di un’etica della comunicazione?
R. – Facendo
capire soprattutto che non tutto ciò che viene spacciato per informazione può essere
considerata tale. C’è di buono il fatto che l’informazione, negli ultimi tempi, è
stata frammentata con stili, strategie e mezzi di comunicazione molto diversi. Però,
bisogna prendere in considerazione che non bisogna mai travalicare il confine nel
rispetto dell’altro, anche quando l’altro può essere una persona chiaramente coinvolta
all’interno di un fatto di cronaca. (gf)