La Conferenza di Londra sui cristiani di Terra Santa. Mons. Twal: la pace nasce dal
rispetto reciproco, l'Europa ci aiuti
La Conferenza internazionale sui cristiani di Terra Santa, organizzata a Londra sotto
gli auspici dell’arcivescovo di Canterbury, il primate anglicano Rowan Williams, e
dell’arcivescovo cattolico di Westminster, Vincent Nichols, prevede in questo secondo
giorno di lavori la presentazione di iniziative pratiche finalizzate ad un miglioramento
della vita quotidiana delle comunità cristiane. All’incontro, che si conclude oggi,
partecipa anche mons. Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei Latini, che
al microfono di Phlippa Hitchen si sofferma sull’importanza di questa Conferenza:
R. – Siamo
grati per l’invito e per essere qui tutti insieme a parlare della nostra situazione.
E’ positivo ed è bello che non siano arrivate solamente persone del clero e di Chiesa,
ma che ci siano stati anche laici, giovani e meno giovani, che hanno dato la loro
esperienza, molto ricca. Per me, questi giovani laici sono stati molto equilibrati:
non c’è stato nessun appello di vendetta, di violenza. Al contrario, hanno parlato
bene del loro desiderio di maggiore giustizia, maggiore pace, libertà di movimento,
libertà di visitare i luoghi santi. Io so che con questa Conferenza di due giorni
non possiamo affrontare tutto, ma è un inizio, e per me ciò che è più importante è
ciò che verrà. Speriamo bene. Che i cattolici, i protestanti, gli anglicani, i musulmani,
gli ebrei stiano insieme è già un segno positivo. Più ci incontriamo e meglio è, perché
ci conosciamo meglio e la conoscenza ci aiuta a essere più equilibrati, più moderati,
più rispettosi gli uni verso gli altri.
D. – Sul piano politico, non
sembra ci siano passi in avanti verso la pace, in questo momento. Cos’è che dà un
po’ di speranza in questo contesto?
R. – La gente, i fedeli, i cittadini
sono coscienti che questa situazione non può continuare. Sono piuttosto i politici
che non hanno sempre i piedi per terra. La gente, i fedeli di tutte le confessioni
cristiane, musulmane ed ebraiche dicono che questa vita non può continuare. Tutti
hanno voglia di vivere una vita normale con serenità. Durante la Conferenza, abbiamo
parlato e dato importanza primaria all’educazione: educare i nostri giovani al rispetto
reciproco, alla conoscenza reciproca. Abbiamo tante istituzioni: l’Università di Betlemme,
l’Università in Giordania, dove tutti i cittadini possono incontrarsi e imparare.
Il fatto che siano stati fatti venire a Londra studenti di Betlemme e dei territori
occupati rappresenta già una certa apertura per loro. Speriamo che l’Occidente, Londra
e l’Europa siano più coscienti della nostra vera situazione e che ciascuno, secondo
le proprie possibilità, si muova per una maggiore giustizia e pace per tutti. (ap)