2011-07-18 14:32:38

Ungheria: aperto il colloquio delle Chiese europee sul tema delle parrocchie


Possono le parrocchie essere luoghi di speranza? “Yes, we can”: è stata una battuta ma anche un incoraggiamento quello che Hubert Windisch, sacerdote e docente di teologia pastorale all’Università di Freiburg in Germania, ha fatto questa mattina al termine dell’analisi della situazione delle parrocchie nell’Europa occidentale durante la prima giornata dei lavori del 26° Colloquio europeo delle parrocchie (Cep), in corso a Nyíregyháza, in Ungheria. L’esperto, infatti - riferisce l'agenzia Sir - aveva mostrato come soprattutto nel centro e nel nord del Continente “siamo ‘stranieri’ come i cristiani delle origini” e “dobbiamo chiederci qual è il nostro compito” e come “dimostrare la nostra appartenenza a Cristo”. Il docente ha spiegato che i cristiani europei si sentono “oppressi, insicuri, angosciati ed esposti ad un clima molto aggressivo”. “In Germania – ha osservato – abbiamo 82 milioni di abitanti e solo un terzo sono cattolici e ancora meno protestanti. In una scuola elementare di un quartiere della mia città il 60% dei bambini non sono battezzati e alcuni recenti studi parlano di ‘estinzione’ del cristianesimo in alcuni Paesi” occidentali. Secondo il teologo, in molti Paesi europei si assiste ad un “processo rapidissimo di diminuzione” sia “quantitativa che qualitativa del cristianesimo”, che da “oggettivo è diventato soggettivo; c’è stato inoltre un passaggio da una comprensione biblica, personale e storica, della fede a un’immagine di Dio apersonale e senza tempo, di carattere esoterico”. Secondo il docente le parrocchie e i cristiani che le abitano possono “rendere ragione delle speranza che è in loro” se si trasformano in una sorta di “ostensorio”, cioè se adottano uno stile di “trasparenza spirituale”. Aprendo ieri i lavori, il catalano Josep Taberner Vilar, uno dei due copresidenti del Colloquio europeo delle parrocchie (Cep), si è augurato che l'incontro si trasformi in una occasione per creare “unione, scambio di esperienze ed ecumenismo tra le Chiese dell’Europa dell’Est e dell’Ovest”. Duecento i partecipanti provenienti da 17 Paesi diversi - tra cui Belgio, Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Svizzera, Romania, Ucraina e Slovacchia - che fino a venerdì rifletteranno, ascolteranno testimonianze, visiteranno le chiese locali e vivranno momenti ecumenici. (R.P.)







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