Ungheria: aperto il colloquio delle Chiese europee sul tema delle parrocchie
Possono le parrocchie essere luoghi di speranza? “Yes, we can”: è stata una battuta
ma anche un incoraggiamento quello che Hubert Windisch, sacerdote e docente di teologia
pastorale all’Università di Freiburg in Germania, ha fatto questa mattina al termine
dell’analisi della situazione delle parrocchie nell’Europa occidentale durante la
prima giornata dei lavori del 26° Colloquio europeo delle parrocchie (Cep), in corso
a Nyíregyháza, in Ungheria. L’esperto, infatti - riferisce l'agenzia Sir - aveva mostrato
come soprattutto nel centro e nel nord del Continente “siamo ‘stranieri’ come i cristiani
delle origini” e “dobbiamo chiederci qual è il nostro compito” e come “dimostrare
la nostra appartenenza a Cristo”. Il docente ha spiegato che i cristiani europei si
sentono “oppressi, insicuri, angosciati ed esposti ad un clima molto aggressivo”.
“In Germania – ha osservato – abbiamo 82 milioni di abitanti e solo un terzo sono
cattolici e ancora meno protestanti. In una scuola elementare di un quartiere della
mia città il 60% dei bambini non sono battezzati e alcuni recenti studi parlano di
‘estinzione’ del cristianesimo in alcuni Paesi” occidentali. Secondo il teologo, in
molti Paesi europei si assiste ad un “processo rapidissimo di diminuzione” sia “quantitativa
che qualitativa del cristianesimo”, che da “oggettivo è diventato soggettivo; c’è
stato inoltre un passaggio da una comprensione biblica, personale e storica, della
fede a un’immagine di Dio apersonale e senza tempo, di carattere esoterico”. Secondo
il docente le parrocchie e i cristiani che le abitano possono “rendere ragione delle
speranza che è in loro” se si trasformano in una sorta di “ostensorio”, cioè se adottano
uno stile di “trasparenza spirituale”. Aprendo ieri i lavori, il catalano Josep Taberner
Vilar, uno dei due copresidenti del Colloquio europeo delle parrocchie (Cep), si è
augurato che l'incontro si trasformi in una occasione per creare “unione, scambio
di esperienze ed ecumenismo tra le Chiese dell’Europa dell’Est e dell’Ovest”. Duecento
i partecipanti provenienti da 17 Paesi diversi - tra cui Belgio, Italia, Spagna, Portogallo,
Germania, Svizzera, Romania, Ucraina e Slovacchia - che fino a venerdì rifletteranno,
ascolteranno testimonianze, visiteranno le chiese locali e vivranno momenti ecumenici.
(R.P.)