Sudafrica. Il cardinale Napier: Mandela, esempio per le giovani generazioni
Oggi le Nazioni Unite celebrano la Giornata per la libertà la giustizia e la democrazia
dedicata all’ex-presidente sudafricano Nelson Mandela, nel giorno del suo 93.mo compleanno.
Mandela, ha detto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nel messaggio diffuso
per l’occasione è stato “un guaritore di nazioni e un mentore per generazioni, un
simbolo vivente di saggezza coraggio e integrità”. Sull’evento ascoltiamo il cardinale
William Fox Napier, intervistato da Linda Bordoni:
R. – I think
the Nelson Mandela Day is a way in which the whole world … Credo che il
“Nelson Mandela Day” sia un modo in cui tutto il mondo rende omaggio al grande atto
di sacrificio personale che un uomo ha compiuto non solo per i suoi compatrioti, ma
per tutti coloro che si trovavano in un qualsiasi tipo di oppressione. Credo che questo
sia il riconoscimento che il mondo gli sta tributando. Noi, in Sudafrica, siamo ovviamente
molto orgogliosi del fatto che questo aspetto della vita di Mandela sia stato posto
in luce, e speriamo che possa essere esempio all’emulazione da parte dei giovani.
D.
– Mandela ha chiesto alla gente di impiegare 67 minuti del proprio tempo per fare
qualcosa per gli altri …
R. – Yes: that’s been the essence of the Mandela
Day right from the beginning. … Sì: questa è stata l’essenza del “Mandela
Day” fin dalla sua istituzione. Mandela per 67 anni della sua vita è stato impegnato
a lottare per i diritti degli altri; così ora lui chiede di fare la stessa cosa: di
pensare agli altri prima di pensare a se stessi. Credo che in questa particolare epoca
della nostra storia, questo sia eccezionalmente necessario, guardando al grande egoismo
presente in tante persone, che pensano solo a se stesse o solo al loro stretto ambito
o al loro partito. E questo messaggio di Mandela, se riuscirà a passare, farà la grande
differenza per il nostro Paese! (gf)
E sul Sudafrica del dopo-Mandela si
è soffermato, al microfono di Davide Maggiore, Enrico Casale, giornalista
della rivista dei gesuiti ‘Popoli’, che prende le mosse dal ruolo avuto dall’ex-presidente
nel garantire un futuro di stabilità al proprio Paese fin dagli anni della segregazione
razziale:
R. – Il grosso
timore era che l’affermazione dei diritti delle popolazioni nere africane passasse
attraverso la violenza. Il grandissimo merito che va riconosciuto a Mandela è quello
di essere riuscito ad evitare questo bagno di sangue e quindi ad affermare i diritti
dei neri africani in un clima di pacificazione nazionale.
D. – A oltre
15 anni dalla fine del regime dell’apartheid, quali sono le sfide in Sudafrica?
R.
– La rivoluzione di Mandela è riuscita, ma è riuscita a metà. Non c’è stata una riconciliazione
che sia penetrata nel profondo. Le comunità sono ancora fortemente divise; la comunità
bianca, sebbene abbia ceduto il potere politico, mantiene salde le leve del potere
economico. Gran parte della popolazione africana vive in povertà o in estrema povertà.
Una delle grandi sfide è l’immigrazione da altri Paesi poveri del resto dell’Africa,
e questo ha creato forti tensioni con la popolazione nera autoctona, altrettanto povera.
D.
– Nel Paese, dopo la fine della presidenza di Mandela, il suo partito – l’African
National Congress – mantiene la maggioranza ma perde consensi. Che evoluzione politica
possiamo aspettarci?
R. – E’ vero che l’African National Congress perde
consensi; è, però, ancora partito di raccolta dei voti di gran parte della comunità
nera. Quello che possiamo auspicare è che si formi un blocco di opposizione che si
riconosca nei valori democratici e che quindi si possa affermare un’alternanza al
potere che fino ad adesso è mancata.
D. – Che ruolo economico e politico
gioca il Sudafrica nel continente?
R. – Il Sudafrica è una potenza economica.
Questo può rappresentare un volano per l’economia di tutti gli altri Paesi dell’Africa
meridionale, se questi Paesi sapranno trasformarsi in vere democrazie. Il ruolo politico
è ancora molto forte: in molte delle crisi politiche e militari africane, il Sudafrica
ha giocato un ruolo molto importante. Molti Paesi africani possono vedere nel Sudafrica
un modello di riconciliazione nazionale nel quale tutte le parti, riconoscendo le
proprie colpe, possano permettere al Paese di ripartire su basi pacifiche. (gf)