L'inferno silenzioso delle carceri italiane: detenuti ammassati, personale ai minimi
termini
Nei primi sei mesi di quest'anno, 34 sono stati i suicidi nelle carceri italiane e
532 i tentativi. Oltre 2.500 gli episodi di autolesionismo grave, 153 le aggressioni
a danno degli agenti. A fornire i dati è la "Uil Pa Penitenziari". Questi numeri,
denuncia il sindacato, "coniugati all'imminente esaurimento dei fondi per l'ordinaria
amministrazione, testimoniano l'imminente implosione dell'intero sistema penitenziario".
A oggi, nelle prigioni vivono quasi 70 mila persone, circa 23 mila in più rispetto
alla disponibilità di posti. Una situazione di sovraffollamento denunciata anche dal
Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, che di recente ha visitato
le carceri della Regione. Fabio Colagrande lo ha intervistato:
R. – La situazione
ormai è arrivata ad un punto che sembra di non ritorno. Abbiamo un affollamento enorme,
abbiamo aule dedicate alla socialità che sono state trasformate in celle, abbiamo
celle da quattro posti, nelle quali ci sono dieci, undici, dodici detenuti, con tanti
letti messi uno sull’altro e detenuti che dormono per terra, abbiamo una situazione
igienico-sanitaria spaventosa. Inoltre, non vedo una capacità di far sì che le forze
politiche prendano atto di questa realtà e si dedichino a risolverla.
D.
– Non c’è solo il sovraffollamento, ma c’è anche una situazione drammatica, aggravata
dalla carenza di personale e di risorse finanziarie...
R. – C’è stato
un taglio delle risorse finanziarie recentissimo, che porterà come conseguenza a una
riduzione delle mercedi che vengono date ai detenuti che lavorano in carcere. Inoltre
anche le cooperative sociali – che assumono detenuti in lavorazioni interne
od esterne al carcere – rischiano di avere tagli enormi, per cui non possono mantenere
le persone nel lavoro. Persino la manutenzione ordinaria non viene più garantita.
C’è da dire poi che tutto il personale sta soffrendo le pene dell’inferno, perché
la polizia penitenziaria, che si trova nel carcere 24 ore su 24, ormai è ridotta ai
minimi termini.
D. – Veniamo in particolare al caercere romano di Regina
Coeli, dove sono reclusi 1141 detenuti a fronte di 724 posti. Lei, nella sua analisi,
evidenzia anche le cause di questo sovraffollamento dato dal numero degli arresti...
R.
– In pratica, le norme approvate nel nostro Paese sono norme che privilegiano sempre
la custodia cautelare: sempre. Ora, accade che le persone vengano arrestate e portate
in carcere anche quando si potrebbe evitarlo, come dice il Codice. D’altra parte,
tante persone potrebbero benissimo essere messe agli arresti domiciliari o anche nelle
comunità terapeutiche, laddove si tratti di tossicodipendenti.
D. –
Sempre per quando riguarda la situazione di Regina Coeli, lei ha parlato di
un edificio che ormai è una vecchia struttura...
R. – Sì, è una struttura
vecchia, antica, che peraltro nacque a suo tempo per altri scopi, ed è una struttura
che cade a pezzi: ogni giorno c’è da riparare qualcosa. Inoltre, non ha gli spazi
per la socialità. Se uno va a vedere come stanno i detenuti quando c’è l’ora d’aria,
vede un cortile cintato da mura alte, tutto cemento, senza niente, dove se ne stanno
al sole o all’ombra. E quella non è un’ora d’aria, diventa quasi un’ulteriore pena
aggiuntiva. L’affollamento, poi, aggrava ancora questa situazione, in carenza di personale,
che effettivamente è drammatica. Il personale della polizia penitenziaria è stressato,
subisce anche danni psicologici molto gravi.(ap)