2011-07-17 11:01:55

Entrano in vigore le norme della manovra economica. Il presidente Napolitano invita ora tutti a confrontarsi nel merito


Entrano in vigore oggi, dopo la pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale”, le norme previste dalla manovra economica approvata a tempo di record dal Parlamento. E c’è attesa per la reazione domani dei mercati finanziari. E a quanto si è appreso poco fa, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, domani in tarda mattinata si recherà al Quirinale per riferire al capo dello Stato Giorgio Napolitano sul dopo manovra e sulla situazione economica. Il Servizio di Giampiero Guadagni. RealAudioMP3


La crisi economica in alcuni Paesi europei, come la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, senza escludere quella paventata in Italia, sta generando la delusione delle famiglie e delle classi sociali medio-basse, che appaiono le più colpite dai provvedimenti di austerity adottati dai singoli Stati per far fronte ai rischi di bancarotta. La manovra italiana, ad esempio, ha eliminato la gratuità di alcuni servizi sanitari o i bonus per i figli a carico. Perché si sono fatte queste scelte? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Gianfranco Viesti, docente di Economia all’Università di Bari:RealAudioMP3

R. – Perché non siamo riusciti a dare la risposta politica a un’Italia dell’Europa, che è molto più forte tutta unita, della speculazione, garantendo così anche i Paesi più piccoli. Si è intervenuti in molti Paesi, in particolare in Italia, soprattutto su ciò che era più facile colpire, forse con la speranza che ognuno, venendo colpito in misura relativamente piccola, protestasse di meno. Si è persa un’occasione di realizzare degli interventi che avessero, da un lato, un contenuto di maggiore equità e, dall’altra, soprattutto, un contenuto di rilancio dell’economia. Perché, è triste dirlo, ma tutto quello che stiamo subendo potrebbe non essere utile a stabilizzare la situazione, quindi potrebbe richiedere ulteriori interventi, anche in tempi relativamente brevi.

D. – Dare invece più soldi alle famiglie, per far circolare il denaro, non sarebbe stata questa una risposta sufficiente a far ripartire in qualche modo l’economia?

R. – Il mio personale giudizio sulla manovra messa in atto in Italia è fortemente negativo, non solo perché appunto colpisce maggiormente chi è più debole, ma anche perché è una manovra che fa male all’economia: colpisce ulteriormente i consumi e la domanda interna. Quindi, ha veramente un effetto recessivo. L’alternativa c’è. Rendiamoci conto: abbiamo sbagliato a eliminare la tassazione sul principale cespite matrimoniale degli italiani, che è la prima casa, non perché pagare le tasse sia bello, ma perché tutti devono contribuire in proporzione a quello che hanno, altrimenti finiamo con il colpire in particolare quei cittadini troppo poveri per avere delle proprietà e troppo poveri per pagare l’Irpef e li colpiamo togliendo tutti gli strumenti che servivano a mantenerli fuori della povertà. Abbiamo una fascia di famiglie vulnerabili preoccupante, perché si rischia di metterle in condizioni sempre più difficili. Questo fa male a loro, come famiglie, ma fa male anche all’economia, perché poi non c’è consumo.

D. – In un mondo globalizzato come il nostro è molto forte la partecipazione agli organismi internazionali. Quanto costa agli Stati far parte di organismi internazionali?

R. – Il problema non è tanto se partecipare a questi organismi – cosa che ritengo senz’altro utile – ma è come partecipare, nel senso che non possono ridursi a essere dei meri osservatori di quello che succede. Bisogna ritrovare, credo, una capacità politica da parte degli Stati sovrani di lasciare l’economia funzionare il più possibile, ma di intervenire con decisione laddove si vede che il funzionamento dell’economia non va bene per i cittadini dei singoli Paesi. Sono organismi – in particolare l’Unione Europea – che hanno una serie di competenze che per essere messe in atto richiedono tutta una serie di lavori e istruttorie di decisione. Quello che credo colpisca di più non è tanto relativo al fatto che ci siano questi burocrati, ma al fatto che non se ne percepisca l’utilità concreta: c’è tutto questo "esercito" europeo schierato a Bruxelles: ma in Grecia, come in Portogallo, e per alcuni giorni abbiamo temuto anche in Italia, questo esercito non riesce a schierarsi a difesa dei cittadini. Allora, giustamente, la gente si chiede a cosa serva tutto questo, se poi nel momento dell’effettivo bisogno non c’è la capacità e la possibilità di intervenire.(ap)







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