Nove morti in Iraq per un attentato nella città santa sciita di Kerbala
In Iraq, ancora un attentato nella città santa sciita di Kerbala. L’esplosione di
una bomba piazzata sotto un’auto della polizia ha provocato la morte di almeno nove
pellegrini che stavano partecipando a una celebrazione religiosa. Si tratta del terzo
attacco in città negli ultimi due giorni: ieri, sei persone hanno perso la vita in
altri due episodi di violenza.
Medio Oriente Nuovo raid aereo notturno
israeliano sulla Striscia di Gaza. Un palestinese è rimasto ferito. Si tratta della
quarta notte consecutiva di attacchi mirati a contrastare il lancio di razzi da parte
di estremisti. Poco dopo l’operazione, due ordigni sono caduti sul territorio dello
Stato ebraico senza tuttavia provocare vittime o danni.
Libia: gli insorti
avanzano. Manifestazioni in Siria: 30 morti Violate le difese dei fedelissimi
di Gheddafi. Questo l’annuncio dei ribelli libici, che hanno confermato di essere
penetrati ieri sera a Marsa el-Brega, strategico centro petrolifero del Golfo di Sirte.
Previsto per oggi l’assalto finale alla città. Il servizio di Giada Aquilino:
Prima una
missione in avanscoperta, oggi l’assalto a Brega. Questa la strategia dei ribelli
libici per l’importante centro portuale e petrolifero del nord, più volte passato
di mano dall'inizio delle proteste anti-Gheddafi. Ieri sera, un gruppo di ribelli
ha effettuato una ricognizione in città e prima della mezzanotte locale ha ripiegato,
attestandosi a circa 4 chilometri dal centro. A frenare l’avanzata, al momento, sono
i campi minati creati dai governativi a tutti gli ingressi cittadini che, secondo
fonti ospedaliere, hanno provocato una decina di vittime e diversi feriti. Ieri, intanto,
il Consiglio nazionale libico ha incassato il riconoscimento ufficiale, come unica
autorità legittima di governo, da parte del Gruppo di contatto per la Libia che, riunitosi
a Istanbul, ha anche ribadito come per Gheddafi non ci siano altre opzioni all'infuori
di un’uscita di scena. Da parte sua, il leader libico ha subito respinto questa presa
di posizione della comunità internazionale, incitando i propri sostenitori a ignorare
quanto deciso dal Gruppo di contatto. Il vento della "primavera araba", intanto, continua
a soffiare in Siria, a quattro mesi dalla prima protesta di piazza, in marzo a Deraa.
Oggi, fonti umanitarie riferiscono di 300 arresti, dopo che ieri oltre un milione
di persone è sceso in strada per protestare contro il presidente Bashar al Assad.
Ancora una volta, le Forze dell'ordine hanno aperto il fuoco contro i manifestanti,
uccidendo oltre 30 persone, la maggior parte a Damasco. Tale massacro ha spinto gli
attivisti per la democrazia ad annullare la "Conferenza per la salvezza nazionale",
programmata per oggi nella capitale. In corso, invece, a Istanbul la riunione di 300
oppositori siriani per decidere una road map sul futuro del Paese.
Yemen-Egitto Quella
di ieri è stata una nuova giornata di mobilitazione in Egitto contro il governo e
la giunta militare al potere. In migliaia si sono radunati in Piazza Tharir, al Cairo,
in quello che è stato definito “l’ultimo venerdì dell’avvertimento” per chiedere riforme
e processi rapidi contro la passata leadership. Manifestazioni, sempre ieri, anche
nello Yemen. Nella città di Taiz ci sono stati contri tra sostenitori e oppositori
del governo, con la Guardia repubblicana che ha bombardato alcuni quartieri. Il bilancio
è di almeno 17 vittime, tra cui tre militari, di decine di feriti.
Algeria-terrorismo Almeno
due morti e una decina di feriti in Algeria per un duplice attentato suicida, avvenuto
stamattina contro una caserma della gendarmeria a Bordj-Menaiel, a circa 70 chilometri
a est di Algeri. Media locali riferiscono che gli attentati sono avvenuti a distanza
di una ventina di minuti l’uno dall’altro.
Immigrazione-Italia Due
sbarchi di immigrati sulle coste italiane. Uno in Puglia, con 31 persone – tra afghani,
pakistani e iracheni – bloccate la notte scorsa a Lecce, dopo aver raggiunto la terraferma
con uno yacht. L’altro, in Calabria, ha riguardato 52 immigrati a bordo di una piccola
imbarcazione, intercettata a largo di Riace e fatta approdare nel porto di Roccella
Jonica. Provengono, per la maggior parte dall’Afghanistan e alcuni da Iran e Siria.
Tra loro, anche 20 bambini, la metà dei quali sotto i due anni.
Immigrazione-Africa Il
perdurare dell’emergenza umanitaria in Libia alimenta il flusso incessante di profughi
in cerca di sicurezza nei Paesi vicini. Nel campo di Shousha, a Ben Garden, lungo
il confine, in territorio tunisino, particolarmente drammatica è la condizione degli
esuli di nazionalità non libica: somali, eritrei, nigeriani immigrati per lavoro in
Libia, che oggi scontano il paradosso di una legislazione iniqua. Claudia Di Lorenzi
ne ha parlato con Paolo Beccegato, responsabile dell'Area internazionale
di Caritas Italia, in questi giorni visita nel campo:
R. - I profughi
di nazionalità libica sono persone che, generalmente per un accordo tra governi, possono
liberamente muoversi in Tunisia. Non sono quindi bloccati nei campi, sono ospiti di
amici, parenti, o hanno comunque i mezzi per sostenersi. Queste persone – si parla
di circa un milione e mezzo – erano lavoratori immigrati in Libia e molte di esse
sono scappate in Egitto o verso Sud o verso Ovest. Una volta arrivate qui in Tunisia,
la maggior parte di loro è stata trattenuta in questi campi per l’identificazione
e si cerca di capire dove possano andare. Quelli che arrivano, soprattutto dal Corno
d’Africa, non potendo tornare nelle loro nazioni di origine per via dell’instabilità
di questi posti, restano bloccati qui, in attesa che venga riconosciuto loro lo status
di rifugiati e possano recarsi in una nazione disponibile ad accoglierli. Tutto questo
processo, per alcuni di loro, sta durando mesi, e questo rende la loro vita molto
dura, molto precaria, basti pensare al cibo o alle condizioni sanitarie.
D.
- Come aiutare concretamente queste persone?
R. - Si sta cercando di
fare pressione, perché tutto il procedimento burocratico possa essere velocizzato.
La seconda linea su cui si potrebbe muovere tutta la comunità internazionale è rendere
accessibili i propri territori a questo gruppo di persone. L’Italia, da sola, potrebbe
accogliere queste tre mila persone. Figuriamoci se consideriamo l’Europa o l’Occidente.
Si tratta di persone che hanno degli studi alle spalle, una grandissima competenza
professionale, molti di loro, in Libia, lavoravano nelle aziende, erano professionisti,
per cui potrebbero addirittura essere una risorsa per l’Occidente.
D.
- Rispetto agli aiuti umanitari, qual è il contributo della Caritas?
R.
- La Caritas offre un sostegno per fornire i medicinali, ma anche un apporto psicologico.
Si fanno dei corsi d’inglese, di francese, alcuni anche d’italiano.
D.
- Cosa raccontano i profughi delle condizioni di vita che ci sono ora, in Libia?
R.
- La maggior parte di loro è scappata dopo l’inizio dei primi bombardamenti, perché
ha preso luogo una situazione di grandissima anarchia: tutti sono armati, c’è il rischio
di essere in ogni momento assaltati, derubati o anche uccisi.
D. - Quali
alternative hanno al rientro in Libia?
R. - Tornare in Libia e cercare
di prendere un barcone verso l’Italia. Rischiare la vita per sperare, un domani, di
vivere. Oppure aspettare, qui, di essere accolti, un domani, in Ghana, negli Stati
Uniti, oppure rischiare la vita e attraversare tutta l’Africa per tornare in Somalia,
dove c’è comunque la guerra, la siccità e la gente sta scappando. Stiamo veramente
toccando il fondo dell’umanità. (vv)
Usa-economia Ancora nessun
accordo negli Stati Uniti sul tetto del debito. Democratici e repubblicani continuano
a condividere la necessità di evitare la bancarotta, ma restano divisi sulle modalità
da seguire. E il presidente Obama ieri è tornato a rilanciare un appello per evitare
il default. Elena Molinari:
Il presidente
Usa vuole che nelle prossime 24 ore i leader della destra gli presentino un piano
per l’innalzamento del limite del debito e la riduzione del deficit. Siamo allo scadere
del tempo, ha detto Obama, poi ha assicurato di essere pronto ad accettare compromessi.
Ma su un punto è rimasto fermo: il piano finora presentato da repubblicani – a suo
dire – non è serio, perché non prevede una tassazione adeguata per i più abbienti.
L’incertezza politica e il rischio di un default, intanto, stanno alimentando
tensioni sui mercati. "Moody’s" e "S&P" hanno già entrambe considerato un abbassamento
del rating del debito Usa, che ne farebbe un investimento a rischio. Proprio
per questo Obama, ieri, ha tentato di rassicurare i detentori dei buoni del tesoro
americani, il bilancio degli Stati Uniti non è drammatico e non richiede nulla di
radicale per essere risolto – ha detto – non siamo certo la Grecia o il Portogallo.
Cina-Usa La
Cina ha formalmente protestato con gli Stati Uniti in merito alla decisione del presidente
Obama di ricevere il Dalai Lama, la massima guida spirituale dei tibetani. Pechino
ha chiesto di annullare l’incontro, in programma oggi, invitando a non interferire
negli affari interni cinesi. In queste ore, la Casa Bianca ha spiegato in un comunicato
che in questo modo Obama punta a “sottolineare il suo sostegno alla preservazione
dell'unica identità religiosa, culturale e linguistica del Tibet e alla protezione
dei diritti umani di tutti i tibetani''.
India Si aggrava il bilancio
delle vittime del triplice attentato di mercoledì scorso, avvenuto nella città indiana
di Mumbai. Il decesso di un ferito, avvenuto a stamattina, ha portato a 19 il numero
complessivo dei morti. Sul fronte delle indagini, ancora essuna rivendicazione è giunta
agli inquirenti, che continuano a cercare indizi per risalire ai mandanti. Il tema
del terrorismo, intanto, sarà al centro del vertice bilaterale India-Stati Uniti che
si svolgerà a partire da martedì prossimo a New Delhi, dove lunedì 18 arriverà il
segretario di Stato Usa, Hillary Clinton.
India-Afghanistan-Onu L’India
sosterrà l’Afghanistan nella riconciliazione nazionale solo se si cercherà il dialogo
con i talebani solo con quei gruppi che abbiano rinunciato alla violenza e riconosciuto
la costituzione afghana. E’ il risultato dei colloqui di questi giorni a New Delhi
tra leader indiani e rappresentanti dell'Alto consiglio per la pace in Afghanistan
(Ahpc), creato dal governo di Kabul per favorire il processo di pace nel Paese. Proprio
con questo obiettivo, ieri il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha rimosso i nomi di
14 talebani dalla "lista nera" dei ribelli afghani colpiti dalle sanzioni.
Al
Qaeda Sarebbe ancora in vita al confine tra Afghanistan e Pakistan, il leader
di Al Qaeda, Kashmiri, considerato il possibile erede di Osama Bin Laden. Lo riferiscono
media pakistani, che smentiscono una voce circolata oltre un mese fa secondo la quale
l’uomo era morto in un raid di un aereo senza pilota nella zona tribale del Sud Waziristan.
Per il momento, nessuna conferma da parte dei servizi segreti statunitensi e pakistani.
Anche il suo gruppo aveva confermato il decesso del leader.
Gb-intercettazioni Rupert
Mardoch ha acquistato uno spazio pubblicitario sui giornali britannici di oggi per
chiedere scusa ai lettori e ai cittadini per lo scandalo delle intercettazioni che
ha travolto il News of the World. “Ci scusiamo per i gravi torti che sono stati fatti”,
recita la frase firmata direttamente dal proprietario di News International. L'azienda
ha annunciato che intende pubblicare un secondo annuncio nei prossimi due giorni,
per indicare i passi che intende compiere per indagare sulla vicenda e impedire che
simili episodi si ripetano in futuro.
Clinton-Turchia Preoccupazione
per la libertà di stampa in Turchia. Ad esprimerla è stato il segretario di Stato
Usa, Clinton, che, nel suo secondo giorno di visita nel Paese ha invitato i cittadini
e gli esperti legali a prestare attenzione. In un'intervista alla tv "Cnn Turk", la
Clinton ha sottolineato che questo aspetto è “incoerente con tutti i progressi fatti
dalla Turchia”. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 197