2011-07-16 14:45:29

Nove morti in Iraq per un attentato nella città santa sciita di Kerbala


In Iraq, ancora un attentato nella città santa sciita di Kerbala. L’esplosione di una bomba piazzata sotto un’auto della polizia ha provocato la morte di almeno nove pellegrini che stavano partecipando a una celebrazione religiosa. Si tratta del terzo attacco in città negli ultimi due giorni: ieri, sei persone hanno perso la vita in altri due episodi di violenza.

Medio Oriente
Nuovo raid aereo notturno israeliano sulla Striscia di Gaza. Un palestinese è rimasto ferito. Si tratta della quarta notte consecutiva di attacchi mirati a contrastare il lancio di razzi da parte di estremisti. Poco dopo l’operazione, due ordigni sono caduti sul territorio dello Stato ebraico senza tuttavia provocare vittime o danni.

Libia: gli insorti avanzano. Manifestazioni in Siria: 30 morti
Violate le difese dei fedelissimi di Gheddafi. Questo l’annuncio dei ribelli libici, che hanno confermato di essere penetrati ieri sera a Marsa el-Brega, strategico centro petrolifero del Golfo di Sirte. Previsto per oggi l’assalto finale alla città. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

Prima una missione in avanscoperta, oggi l’assalto a Brega. Questa la strategia dei ribelli libici per l’importante centro portuale e petrolifero del nord, più volte passato di mano dall'inizio delle proteste anti-Gheddafi. Ieri sera, un gruppo di ribelli ha effettuato una ricognizione in città e prima della mezzanotte locale ha ripiegato, attestandosi a circa 4 chilometri dal centro. A frenare l’avanzata, al momento, sono i campi minati creati dai governativi a tutti gli ingressi cittadini che, secondo fonti ospedaliere, hanno provocato una decina di vittime e diversi feriti. Ieri, intanto, il Consiglio nazionale libico ha incassato il riconoscimento ufficiale, come unica autorità legittima di governo, da parte del Gruppo di contatto per la Libia che, riunitosi a Istanbul, ha anche ribadito come per Gheddafi non ci siano altre opzioni all'infuori di un’uscita di scena. Da parte sua, il leader libico ha subito respinto questa presa di posizione della comunità internazionale, incitando i propri sostenitori a ignorare quanto deciso dal Gruppo di contatto. Il vento della "primavera araba", intanto, continua a soffiare in Siria, a quattro mesi dalla prima protesta di piazza, in marzo a Deraa. Oggi, fonti umanitarie riferiscono di 300 arresti, dopo che ieri oltre un milione di persone è sceso in strada per protestare contro il presidente Bashar al Assad. Ancora una volta, le Forze dell'ordine hanno aperto il fuoco contro i manifestanti, uccidendo oltre 30 persone, la maggior parte a Damasco. Tale massacro ha spinto gli attivisti per la democrazia ad annullare la "Conferenza per la salvezza nazionale", programmata per oggi nella capitale. In corso, invece, a Istanbul la riunione di 300 oppositori siriani per decidere una road map sul futuro del Paese.

Yemen-Egitto
Quella di ieri è stata una nuova giornata di mobilitazione in Egitto contro il governo e la giunta militare al potere. In migliaia si sono radunati in Piazza Tharir, al Cairo, in quello che è stato definito “l’ultimo venerdì dell’avvertimento” per chiedere riforme e processi rapidi contro la passata leadership. Manifestazioni, sempre ieri, anche nello Yemen. Nella città di Taiz ci sono stati contri tra sostenitori e oppositori del governo, con la Guardia repubblicana che ha bombardato alcuni quartieri. Il bilancio è di almeno 17 vittime, tra cui tre militari, di decine di feriti.

Algeria-terrorismo
Almeno due morti e una decina di feriti in Algeria per un duplice attentato suicida, avvenuto stamattina contro una caserma della gendarmeria a Bordj-Menaiel, a circa 70 chilometri a est di Algeri. Media locali riferiscono che gli attentati sono avvenuti a distanza di una ventina di minuti l’uno dall’altro.

Immigrazione-Italia
Due sbarchi di immigrati sulle coste italiane. Uno in Puglia, con 31 persone – tra afghani, pakistani e iracheni – bloccate la notte scorsa a Lecce, dopo aver raggiunto la terraferma con uno yacht. L’altro, in Calabria, ha riguardato 52 immigrati a bordo di una piccola imbarcazione, intercettata a largo di Riace e fatta approdare nel porto di Roccella Jonica. Provengono, per la maggior parte dall’Afghanistan e alcuni da Iran e Siria. Tra loro, anche 20 bambini, la metà dei quali sotto i due anni.

Immigrazione-Africa
Il perdurare dell’emergenza umanitaria in Libia alimenta il flusso incessante di profughi in cerca di sicurezza nei Paesi vicini. Nel campo di Shousha, a Ben Garden, lungo il confine, in territorio tunisino, particolarmente drammatica è la condizione degli esuli di nazionalità non libica: somali, eritrei, nigeriani immigrati per lavoro in Libia, che oggi scontano il paradosso di una legislazione iniqua. Claudia Di Lorenzi ne ha parlato con Paolo Beccegato, responsabile dell'Area internazionale di Caritas Italia, in questi giorni visita nel campo:RealAudioMP3

R. - I profughi di nazionalità libica sono persone che, generalmente per un accordo tra governi, possono liberamente muoversi in Tunisia. Non sono quindi bloccati nei campi, sono ospiti di amici, parenti, o hanno comunque i mezzi per sostenersi. Queste persone – si parla di circa un milione e mezzo – erano lavoratori immigrati in Libia e molte di esse sono scappate in Egitto o verso Sud o verso Ovest. Una volta arrivate qui in Tunisia, la maggior parte di loro è stata trattenuta in questi campi per l’identificazione e si cerca di capire dove possano andare. Quelli che arrivano, soprattutto dal Corno d’Africa, non potendo tornare nelle loro nazioni di origine per via dell’instabilità di questi posti, restano bloccati qui, in attesa che venga riconosciuto loro lo status di rifugiati e possano recarsi in una nazione disponibile ad accoglierli. Tutto questo processo, per alcuni di loro, sta durando mesi, e questo rende la loro vita molto dura, molto precaria, basti pensare al cibo o alle condizioni sanitarie.

D. - Come aiutare concretamente queste persone?

R. - Si sta cercando di fare pressione, perché tutto il procedimento burocratico possa essere velocizzato. La seconda linea su cui si potrebbe muovere tutta la comunità internazionale è rendere accessibili i propri territori a questo gruppo di persone. L’Italia, da sola, potrebbe accogliere queste tre mila persone. Figuriamoci se consideriamo l’Europa o l’Occidente. Si tratta di persone che hanno degli studi alle spalle, una grandissima competenza professionale, molti di loro, in Libia, lavoravano nelle aziende, erano professionisti, per cui potrebbero addirittura essere una risorsa per l’Occidente.

D. - Rispetto agli aiuti umanitari, qual è il contributo della Caritas?

R. - La Caritas offre un sostegno per fornire i medicinali, ma anche un apporto psicologico. Si fanno dei corsi d’inglese, di francese, alcuni anche d’italiano.

D. - Cosa raccontano i profughi delle condizioni di vita che ci sono ora, in Libia?

R. - La maggior parte di loro è scappata dopo l’inizio dei primi bombardamenti, perché ha preso luogo una situazione di grandissima anarchia: tutti sono armati, c’è il rischio di essere in ogni momento assaltati, derubati o anche uccisi.

D. - Quali alternative hanno al rientro in Libia?

R. - Tornare in Libia e cercare di prendere un barcone verso l’Italia. Rischiare la vita per sperare, un domani, di vivere. Oppure aspettare, qui, di essere accolti, un domani, in Ghana, negli Stati Uniti, oppure rischiare la vita e attraversare tutta l’Africa per tornare in Somalia, dove c’è comunque la guerra, la siccità e la gente sta scappando. Stiamo veramente toccando il fondo dell’umanità. (vv)

Usa-economia
Ancora nessun accordo negli Stati Uniti sul tetto del debito. Democratici e repubblicani continuano a condividere la necessità di evitare la bancarotta, ma restano divisi sulle modalità da seguire. E il presidente Obama ieri è tornato a rilanciare un appello per evitare il default. Elena Molinari:RealAudioMP3

Il presidente Usa vuole che nelle prossime 24 ore i leader della destra gli presentino un piano per l’innalzamento del limite del debito e la riduzione del deficit. Siamo allo scadere del tempo, ha detto Obama, poi ha assicurato di essere pronto ad accettare compromessi. Ma su un punto è rimasto fermo: il piano finora presentato da repubblicani – a suo dire – non è serio, perché non prevede una tassazione adeguata per i più abbienti. L’incertezza politica e il rischio di un default, intanto, stanno alimentando tensioni sui mercati. "Moody’s" e "S&P" hanno già entrambe considerato un abbassamento del rating del debito Usa, che ne farebbe un investimento a rischio. Proprio per questo Obama, ieri, ha tentato di rassicurare i detentori dei buoni del tesoro americani, il bilancio degli Stati Uniti non è drammatico e non richiede nulla di radicale per essere risolto – ha detto – non siamo certo la Grecia o il Portogallo.

Cina-Usa
La Cina ha formalmente protestato con gli Stati Uniti in merito alla decisione del presidente Obama di ricevere il Dalai Lama, la massima guida spirituale dei tibetani. Pechino ha chiesto di annullare l’incontro, in programma oggi, invitando a non interferire negli affari interni cinesi. In queste ore, la Casa Bianca ha spiegato in un comunicato che in questo modo Obama punta a “sottolineare il suo sostegno alla preservazione dell'unica identità religiosa, culturale e linguistica del Tibet e alla protezione dei diritti umani di tutti i tibetani''.

India
Si aggrava il bilancio delle vittime del triplice attentato di mercoledì scorso, avvenuto nella città indiana di Mumbai. Il decesso di un ferito, avvenuto a stamattina, ha portato a 19 il numero complessivo dei morti. Sul fronte delle indagini, ancora essuna rivendicazione è giunta agli inquirenti, che continuano a cercare indizi per risalire ai mandanti. Il tema del terrorismo, intanto, sarà al centro del vertice bilaterale India-Stati Uniti che si svolgerà a partire da martedì prossimo a New Delhi, dove lunedì 18 arriverà il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton.

India-Afghanistan-Onu
L’India sosterrà l’Afghanistan nella riconciliazione nazionale solo se si cercherà il dialogo con i talebani solo con quei gruppi che abbiano rinunciato alla violenza e riconosciuto la costituzione afghana. E’ il risultato dei colloqui di questi giorni a New Delhi tra leader indiani e rappresentanti dell'Alto consiglio per la pace in Afghanistan (Ahpc), creato dal governo di Kabul per favorire il processo di pace nel Paese. Proprio con questo obiettivo, ieri il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha rimosso i nomi di 14 talebani dalla "lista nera" dei ribelli afghani colpiti dalle sanzioni.

Al Qaeda
Sarebbe ancora in vita al confine tra Afghanistan e Pakistan, il leader di Al Qaeda, Kashmiri, considerato il possibile erede di Osama Bin Laden. Lo riferiscono media pakistani, che smentiscono una voce circolata oltre un mese fa secondo la quale l’uomo era morto in un raid di un aereo senza pilota nella zona tribale del Sud Waziristan. Per il momento, nessuna conferma da parte dei servizi segreti statunitensi e pakistani. Anche il suo gruppo aveva confermato il decesso del leader.

Gb-intercettazioni
Rupert Mardoch ha acquistato uno spazio pubblicitario sui giornali britannici di oggi per chiedere scusa ai lettori e ai cittadini per lo scandalo delle intercettazioni che ha travolto il News of the World. “Ci scusiamo per i gravi torti che sono stati fatti”, recita la frase firmata direttamente dal proprietario di News International. L'azienda ha annunciato che intende pubblicare un secondo annuncio nei prossimi due giorni, per indicare i passi che intende compiere per indagare sulla vicenda e impedire che simili episodi si ripetano in futuro.

Clinton-Turchia
Preoccupazione per la libertà di stampa in Turchia. Ad esprimerla è stato il segretario di Stato Usa, Clinton, che, nel suo secondo giorno di visita nel Paese ha invitato i cittadini e gli esperti legali a prestare attenzione. In un'intervista alla tv "Cnn Turk", la Clinton ha sottolineato che questo aspetto è “incoerente con tutti i progressi fatti dalla Turchia”. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 197








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