Libia: gli insorti avanzano. Manifestazioni in Siria: 30 morti
Violate le difese dei fedelissimi di Gheddafi. Questo l’annuncio dei ribelli libici,
che hanno confermato di essere penetrati ieri sera a Marsa el-Brega, strategico centro
petrolifero del Golfo di Sirte. Previsto per oggi l’assalto finale alla città. Il
servizio di Giada Aquilino:
Prima una
missione in avanscoperta, oggi l’assalto a Brega. Questa la strategia dei ribelli
libici per l’importante centro portuale e petrolifero del nord, più volte passato
di mano dall'inizio delle proteste anti-Gheddafi. Ieri sera, un gruppo di ribelli
ha effettuato una ricognizione in città e prima della mezzanotte locale ha ripiegato,
attestandosi a circa 4 chilometri dal centro. A frenare l’avanzata, al momento, sono
i campi minati creati dai governativi a tutti gli ingressi cittadini che, secondo
fonti ospedaliere, hanno provocato una decina di vittime e diversi feriti. Ieri, intanto,
il Consiglio nazionale libico ha incassato il riconoscimento ufficiale, come unica
autorità legittima di governo, da parte del Gruppo di contatto per la Libia che, riunitosi
a Istanbul, ha anche ribadito come per Gheddafi non ci siano altre opzioni all'infuori
di un’uscita di scena. Da parte sua, il leader libico ha subito respinto questa presa
di posizione della comunità internazionale, incitando i propri sostenitori a ignorare
quanto deciso dal Gruppo di contatto. Il vento della "primavera araba", intanto, continua
a soffiare in Siria, a quattro mesi dalla prima protesta di piazza, in marzo a Deraa.
Oggi, fonti umanitarie riferiscono di 300 arresti, dopo che ieri oltre un milione
di persone è sceso in strada per protestare contro il presidente Bashar al Assad.
Ancora una volta, le Forze dell'ordine hanno aperto il fuoco contro i manifestanti,
uccidendo oltre 30 persone, la maggior parte a Damasco. Tale massacro ha spinto gli
attivisti per la democrazia ad annullare la "Conferenza per la salvezza nazionale",
programmata per oggi nella capitale. In corso, invece, a Istanbul la riunione di 300
oppositori siriani per decidere una road map sul futuro del Paese.