La Chiesa e la lotta all'Aids. Mons. Mupendawatu: garantire ai poveri l'accesso alle
cure
Non se ne parla più con la serrata insistenza di anni fa, ma è certo che – con i suoi
34 milioni di malati, alla fine del 2010 – l’Aids è una patologia ben lungi dal poter
essere sottovalutata. Lo dimostra l’intenzione dell’Organizzazione mondiale della
sanità di ridurre nettamente entro il 2015 il numero dei bambini sieropositivi, come
pure le numerose iniziative internazionali di studio, dedicate alla lotta al virus
dell’Hiv. L’ultima in ordine di tempo è quella in programma per domani a Roma, la
sesta Conferenza mondiale organizzata dalla Ias, l’International AIDS Society, che
si protrarrà fino al 20 luglio. Anche la Santa Sede combatte da anni la diffusione
del morbo e si batte per un più facile accesso alle cure per i più poveri, come ha
dimostrato anche il Convegno del maggio scorso, organizzato dalla Fondazione “Il Buon
Samaritano”. La responsabile del Programma francese della nostra emittente, Romilda
Ferrauto, ne ha parlato con mons. Jean-Marie Mupendawatu, nominato due
giorni fa segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute:
R. – Il Convegno
dedicato a “La centralità della cura della persona nella prevenzione e nel trattamento
delle malattie da Hiv-Aids” è stato organizzato dalla Fondazione Il Buon Samaritano
che fa capo a questo Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Durante i lavori,
organizzati e condotti alla luce del magistero, è stato possibile conseguire diversi
risultati importanti a partire dalla possibilità di fare il punto, in modo anche scientifico
e sociologico, sulla pandemia. Un evento di enorme importanza se si considera che,
secondo i più recenti dati a nostra disposizione, vi sono oltre 120 mila presidî sanitari
che fanno riferimento a questo dicastero. Si tratta di realtà che vanno dal piccolo
dispensario nella giungla al grande policlinico. Tornando al Convegno, durante i lavori
è stata fortemente ribadita la necessità di estendere le terapie antiretrovirali anche
alle persone e alle comunità più disagiate, ad esempio in alcune aree del continente
africano, nelle quali si registra un accesso alle cure inferiore al 5%. Dunque, i
due giorni di approfondimento hanno confermato di rappresentare un’articolazione attuativa
della nostra Conferenza internazionale tenuta nel novembre scorso, incentrata sulla
più recente Enciclica di Papa Benedetto XVI e intitolata “Caritas in veritate. Per
una cura della salute equa ed umana”. Sempre in merito al Convegno del maggio scorso,
abbiamo avuto delle ricadute estremamente positive aiutando – anche attraverso la
vostra Radio e gli altri organi di stampa, cattolici e non, che hanno seguito con
grande attenzione e competenza i lavori – a divulgare le basi sulle quali si fondano
le posizioni della Chiesa. Posizioni che, fra l’altro, stanno trovando sempre maggiori
conferme anche nelle più recenti ricerche scientifiche realizzate da scienziati indipendenti.
Auspichiamo che l’altissimo livello di scambio e di confronto pacifico che abbiamo
raggiunto nel Convegno, organizzato dalla Fondazione “Il Buon Samaritano”, possa dare
la forza di perseguire i più alti obiettivi a tutte le persone di buona volontà che
operano nel settore. E che si giunga a comprendere le posizioni della Chiesa universale
e quanto esta si curi della salute integrale e della dignità della persona. Speriamo
che già nella Conferenza che si terrà a Roma si possa giungere a migliorare quanto
emerso nel corso del Summit e dalla conseguente dichiarazione del giugno scorso.
D.
– Può ricordarci quando è stata istituita e quali sono gli obiettivi della Fondazione?
R.
– La Fondazione “Il Buon Samaritano” è stata istituita il 12 settembre 2004 dal Beato
Papa Giovanni Paolo II, che ha voluto affidarla al Pontificio Consiglio per la Pastorale
della Salute. I beneficiari delle sue opere sono gli infermi più bisognosi, in particolare
quelli affetti da Hiv-Aids, i loro familiari, le vedove e gli orfani. Quando la fondò,
Giovanni Paolo II invitò “tutti gli uomini di buona volontà, in modo speciale quelli
dei Paesi economicamente più avanzati, a volere contribuire”, così da mettere in pratica,
come sollecitato nella Lettera apostolica ‘Novo Millennio Ineunte’, quella “nuova
‘fantasia della carità’”, che – è scritto – “si dispieghi non tanto e non solo nell’efficacia
dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre,
così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna
condivisione”. Nell’adempiere il proprio mandato, la Fondazione, ha già prestato assistenza
a centinaia di migliaia di bisognosi in tutti i continenti, sostenendo economicamente
progetti già attivi, principalmente nel settore dell’assistenza sanitaria. Le sue
attività sono caratterizzate dalla mancanza di spese logistiche e gestionali, grazie
anche all’impegno dei referenti e delle realtà ecclesiali presenti nei diversi territori
a partire dalle nunziature e dalle conferenze episcopali.
D. – Quali
sono le novità nell’ambito delle attività della Fondazione?
R. – Il
“Buon Samaritano” sta cercando di contribuire a fronteggiare l’attuale grave carenza
di medicinali nei Paesi economicamente svantaggiati. A tal fine è stata fra l’altro
varata partnership con il “Catholic Medical Mission Board” (Cmmb). Si tratta di un
organismo non governativo con base negli Usa impegnato da circa un secolo in favore
delle popolazioni più disagiate. Ciò ha reso possibile l’invio gratuito di prodotti
farmaceutici a ospedali ed altri centri sanitari della Chiesa Cattolica, a partire
da coloro che si occupano della prevenzione e della cura dell'Hiv-Aids.
D.
– E per quanto riguarda il dicastero?
R. – Stiamo già lavorando alla
prossima Conferenza internazionale, in programma, com’è ormai tradizione, in autunno.
Posso anticiparvi la data esatta: 24, 25 e 26 novembre, con questo tema “La pastorale
sanitaria a servizio della vita alla luce del magistero del Beato Giovanni Paolo II”.
Sara dunque dedicata anche al fondatore di questo Pontificio Consiglio, il quale –
oltre ad aver mostrato sempre una grande attenzione al mondo della malattia – ha portato
coraggiosamente su di sé la croce di grandi patimenti fisici.