Rapporto sulla Ru 486 negli Usa: 14 donne morte in 11 anni
L’avevano pubblicizzata come la forma di aborto meno traumatico, ma ora, dati della
Food and Drug administration alla mano, che ha pubblicato un rapporto nel giugno scorso,
aggiornato all’aprile 2011, dovranno rimettere in discussione il concetto stesso di
aborto farmacologico, quello che più di tutti abbandona le donne a se stesse. Dalla
commercializzazione della Ru 486 negli Stati Uniti nel 2000, infatti, riferisce il
rapporto della Fda citato dal quotidiano Avvenire, 14 donne sono morte nel Paese a
causa della pillola, più di una all’anno; 38 nel mondo. Inoltre, una donna su 8 ha
dovuto sottoporsi a un ricovero, e nel 33% di questi casi, subire un intervento chirurgico.
Un bilancio drammatico, ben più grave di quello, fermo a 9 vittime, pubblicato dall’autorevole
rivista New England Journal of Medicine. Un bilancio anche più grave di quello della
ginecologa e ricercatrice americana Donna Harrison nel 2006, che documentava ben 637
effetti collaterali rilevanti, e che fu aspramente criticato dalla Denco laboratories,
la società che commercializza la pillola. Il rapporto individua oltre duemila effetti
collaterali accertati: tra i più diffusi ci sono complicazioni legate all’azione del
principio attivo, il mifepristone, che causa emorragie lunghe anche un mese, che in
diversi casi hanno richiesto il ricorso a trasfusioni di sangue. Molti anche i casi
di infezioni, potenzialmente letali, soprattutto sepsi, e i rischi connessi all’assunzione
della pillola in caso di gravidanza extrauterina, spesso non diagnosticabile con una
semplice ecografia, che è l’unico esame necessario per la prescrizione della Ru 486.
(A cura di Roberta Barbi)