Manifestazioni in Siria: la polizia spara sulla folla
Nuova giornata di manifestazioni antigovernative in Siria. In migliaia sono scesi
in piazza in varie città del Paese, chiedendo le dimissioni dell’esecutivo e la liberazione
dei prigionieri. Le Forze dell’ordine hanno aperto il fuoco contro la folla, provocando
vittime e feriti. Eugenio Bonanata:
L’ennesimo
venerdì di protesta finito nel sangue. Lo scenario si ripete ancora, sebbene non sia
possibile per ora fornire un bilancio preciso delle vittime. Testimoni riferiscono
di almeno cinque morti, tra la capitale Damasco e la città di Idlib, che si trova
verso il confine non la Turchia. Attivisti confermano l’enorme numero di dimostranti
protagonisti della giornata. Manifestazioni si segnalano anche a Hama, nel nord, e
a Deraa, la città dove cominicarano le ribellioni lo scorso mese di marzo. Testimoni
riferiscono di soldati che avrebbero fatto scudo tra i manifestanti e le forze di
sicurezza fedeli al governo, proteggendo i civili. Violenze che ieri hanno provocato
almeno altre quattro vittime, mentre l’Onu, a causa delle note divergenze in seno
al Consiglio di Sicurezza, non è riuscita ad approvare la risoluzione di condanna
nei confronti di Damasco. Dal canto suo l’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite
ha puntato il dito contro i Paesi occidentali, accusandoli di voler ripetere quello
che è accaduto con l’Iraq. Il diplomatico ha parlato di “menzogne”, citando Mohammed
El Baradei, ex direttore dell’Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, secondo
il quale Baghdad non aveva armi di distruzione di massa.
Giordania Giornata
di mobilitazione anche in Giordania per chiedere riforme democratiche. La polizia
giordana ha usato i manganelli per disperdere centinaia di manifestanti durante la
loro marcia in direzione del centro della capitale Amman. L’intervento, secondo le
prime notizie, ha provocato almeno una decina di feriti.
Libia In
corso a Istanbul, in Libia, il Gruppo di contatto internazionale sulla Libia. L'incontro,
secondo anticipazioni, ha riconosciuto il Consiglio di transizione nazionale dei ribelli
come autorità legittima di governo. Il nostro servizio:
E’ la quarta volta
dall’inizio della crisi che il Gruppo di contatto si riunisce per fare il punto della
situazione. Ma è la prima volta che il vertice guarda al dopo-Gheddafi e alla transizione
democratica. In particolare, confermando le dichiarazioni della vigilia, si è discusso
di come preparare i ribelli a governare il Paese, a cominciare da quelle regioni della
Cirenaica già sottratte al controllo dei lealisti. Il riconoscimento ufficiale della
struttura creata dagli insorti come governo della Libia ha richiesto soluzioni sul
fronte finanziario. Così, l’Italia consentirà l’utilizzo dei fondi libici congelati
come garanzia per concessioni di crediti agli insorti. La Turchia, invece, ha proposto
di impiegare tre miliardi di dollari - provenienti dai beni del regime, congelati
dalla risoluzione Onu - per fornire aiuti umanitari sia a Tripoli che a Bengasi. Il
vertice ha stabilito che i raid continueranno anche durante il Ramadan e che il rappresentante
libico all'Onu sarà il negoziatore esclusivo ai colloqui. Sul terreno, intanto, il
cammino dei ribelli verso la conquista di Tripoli passa attraverso l’attacco di Brega,
mentre il colonnello, riapparso in tv, ha incitato i suoi a marciare sulla già martoriata
Misurata. La Gran Bretagna, accogliendo l’invito Nato di questi giorni, ha annunciato
l’invio di altri quattro aerei Tornado, in aggiunta ai dodici iniziali, che daranno
man forte alla missione dell’Alleanza a protezione di civili. In attesa della svolta
sul terreno, c’è da registrare, infine, la presa di posizione del presidente venezuelano,
Hugo Chavez, che ha criticato i raid della Nato invitando Gheddafi a resistere. Yemen Il presidente dello Yemen, Saleh, è pronto a tornare in patria
domenica prossima, in occasione del 33.mo anniversario della sua ascesa al potere.
Lo riferisce la Cnn, precisando che il leader di Sanaa, attualmente ricoverato in
Arabia Saudita, si è rimesso dalle ferite riportate durante l’attacco contro la sua
residenza, avvenuto lo scorso mese di giugno.
Iraq Cinque dirigenti
del vecchio regime iracheno, tra cui due fratellastri di Saddam Hussein, saranno giustiziati
per impiccagione nel giro di un mese. Lo ha annunciato un portavoce del Ministero
della giustizia di Bagdad, dopo la condanna a morte inflitta loro durante vari processi.
Ieri, le forze statunitensi hanno consegnato i cinque prigionieri alle autorità irachene.
Medio
Oriente Nuovi raid aerei israeliani sono stati effettuati la notte scorsa contro
la Striscia di Gaza, in risposta ai lanci di razzi palestinesi verso territorio dello
Stato ebraico. Per l’agenzia di stampa palestinese Maan, sono state colpite due basi
militari di Hamas nel sud della regione. Secondo i militari israeliani, dall'inizio
del mese, 15 razzi sono stati sparati da Gaza verso il Neghev.
Usa-Pakistan Pakistan
e Usa hanno deciso di rafforzare l’intesa tra i rispettivi servizi di intelligence
nella lotta al terrorismo, dopo la crisi causata dalla recente decisione di Washington
di tagliare un terzo dell’assistenza militare annuale a Islamabad. A riportare la
notizia la stampa statunitense, che cita un fitto scambio tra i vertici dei due paesi,
avvenuto negli ultimi giorni.
India Proseguono in India le indagini
dopo il triplice attentato di due giorni fa a Mumbai, che ha provocato 18 morti e
130 feriti. Il Ministero dell’interno ha ribadito che i Servizi segreti locali non
avevano ricevuto informazioni circa l’imminenza degli attacchi. I sospetti – ha precisato
– si concentrano anche su picccoli gruppi che operano in clandestinità e con scarsi
contatti tra loro.
Turchia Nato e Unione Europea hanno condannato
duramente gli scontri avvenuti ieri in Turchia tra le Forze di sicurezza e i militanti
del Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan. Il bilancio è stato di 20 vittime,
tra le quali 13 militari colpiti da bombe a mano. Bruxelles continuerà a sostenere
il Paese nella sua lotta contro il terrorismo, ha affermato l'Alto rappresentante
europeo per la Politica estera, Catherine Ashton. Sulla stessa linea anche il segretario
generale dell’Alleanza atlantica, Rasmussen, che ha ribadito piena solidarietà alla
Turchia contro la piaga del terrorismo.
Gran Bretagna-intercettazioni In
Gran Bretagna, il primo ministro David Cameron ha definito giusta la decisione di
Rebekah Brooks, dimessasi dalla guida di News International, il ramo locale del gruppo
Murdoch, dopo lo scandalo intercettazioni che ha travolto il domenicale "News Of The
World" da lei diretto. Al suo posto vi sarà Tom Mockridge, finora al vertice della
struttura italiana. Intanto, mentre l’Fbi ha annunciato l’apertura di un’indagine,
Rupert Murdoch ha reso nota la creazione di una commissione di inchiesta indipendente,
guidata da una personalità esterna, con l’obiettivo di verificare le accuse. Il magnate
australiano ha ammesso che il suo team ha fatto soltanto “errori minori”.
Italia Via
libera della Giunta per le autorizzazioni della Camera alla richiesta di arresto nei
confronti del deputato del Pdl, Alfonso Papa, avanzata dal gip di Napoli nell’ambito
sull’inchiesta della cosiddetta P4. Il Pdl non ha partecipato al voto per protesta,
lamentando la "violazione del regolamento", mentre la Lega si è astenuta. I voti favorevoli
sono arrivati dalle opposizioni sulla base della proposta dell’Italia dei Valori.
(Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 196