Il cardinale Scherer: comunicare con le nuove tecnologie, ma senza cadere nella superficialità
In che modo la Chiesa del Brasile si muove nel “continente digitale”, soprattutto
lungo le piste più trafficate dai giovani, quelle dei social network? È una delle
domande di lavoro del Seminario sulla comunicazione, il primo nel suo genere, promosso
dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e dalla Conferenza episcopale
brasiliana e ospitato – da martedì scorso e fino a domani – dall’arcidiocesi di Rio
de Janeiro. Un incontro-dibattito sulla comunicazione come fenomeno globale e in rapporto
all’azione pastorale. L’inviato della redazione brasiliana della nostra emittente,
Silvonei Protz, ne ha parlato con uno dei partecipanti, il cardinale Odilo
Scherer, arcivescovo di San Paolo del Brasile:
R. - Noi
ci siamo preoccupati di avere mezzi di comunicazione della Chiesa che fossero a portata
di mano, per poter comunicare con la gente vicina e lontana. Oggi possiamo dire che
la Chiesa ha a disposizione diversi mezzi importanti di comunicazione: reti tv, radio
e poi l’internet, che è a portata di tutti. Certo bisogna - è questo che noi vogliamo
fare qui - riflettere sul modo di fare comunicazione, sul significato della comunicazione
per la cultura contemporanea, per i nuovi modi di vita, di espressione, che sono in
qualche modo influenzati dai mezzi di comunicazione, dalla comunicazione sociale.
Questo allora ci interessa molto, anche come vescovi, come Chiesa, perché noi dobbiamo
essere comunicatori e dobbiamo essere comunicatori della buona novella nel migliore
dei modi. Per questo dobbiamo capire a chi ci rivolgiamo, come fare questa comunicazione
nel nostro tempo, nella nostra cultura, e quale sia anche l’impatto della comunicazione
sociale oggi sulla gioventù, sull’infanzia, sulla società in genere, sui modi di pensare,
sui valori. In questo modo possiamo anche capire meglio la cultura, la società, le
persone a cui noi ci dobbiamo rivolgere con la nostra comunicazione.
D.
- Il Santo Padre nel suo messaggio per le comunicazioni sociali parla anche delle
reti sociali e dell’importanza di queste reti oggi nella vita delle persone. Come
lei vede allora in Brasile, che è un Paese molto giovane, la presenza di questi giovani
in queste reti?
R. - E’ un fenomeno nuovo. Per noi persone di una certa
età a volte è un po’ faticoso e siamo stupiti, però il mondo è questo: i giovani oggi
sono in rete tutto il tempo, sono in comunicazione, ma bisogna vedere quale tipo di
comunicazione facciano. Quindi, come fare comunicazione? Come entrare nel loro mondo?
Questo ci interessa. Grazie a Dio anche la Chiesa è in rete e tanti vescovi hanno
i loro siti in internet e sono presenti nelle reti sociali. Credo che siano nuove
possibilità immense che si presentano per l’evangelizzazione, anche se dobbiamo sempre
dire che queste reti sociali non bastano a se stesse. Immagino la comunicazione nelle
reti sociali attraverso internet un po’ come una grande piazza nella quale tutti sono
in rete, in comunicazione, ma come nascosti dietro una maschera, come in un grande
ballo in maschera o un grande teatro dove tutti sono attori o attrici e dove tutti
cercano di dare il loro messaggio ma senza farsi conoscere bene. La Chiesa non si
può limitare a una comunicazione superficiale: deve cercare di approfondire la comunicazione
e il messaggio che deve trasmettere. (bf)