Dramma umanitario in Somalia. L'Onu: non abbandoniamo questo popolo ad un destino
tragico
Cresce la preoccupazione per il Corno d’Africa e, in particolare, per la Somalia a
causa della grave siccità che colpisce l’intera regione ormai da mesi. Oltre 10 milioni
di persone necessitano di acqua e aiuti alimentari urgenti. In particolare la popolazione
somala è costretta a spostarsi dal proprio Paese, da 20 anni senza alcuna autorità
governativa stabile, lacerato da lotte tribali e violenti scontri armati. Federico
Piana ha chiesto a Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato dell’Onu per
i rifugiati se esiste una mobilitazione internazionale:
R.
– Guardi, io su questa mobilitazione ho qualche riserva. Mi pare di capire che la
questione somala e dell’intero Corno d’Africa non interessi molto, tanto più che tranne
qualche meritoria eccezione, come nel caso della Radio Vaticana, è uno dei temi di
cui non si parla nei mezzi di informazione.
D. – ….sono assolutamente
d’accordo!
R. – Lei capisce che questa è una delle crisi più drammatiche
nel Pianeta, però questa crisi non emerge. Ritengo, dunque, che bisognerebbe avere
un po’ più di senso di responsabilità da parte di tutti, perché i racconti sono tremendi
e i colleghi parlano di testimonianze agghiaccianti. Intanto, le persone camminano
per settimane prima di arrivare o in Kenya o in Etiopia, i Paesi confinanti, e raccontano
di essere stati oggetto di violenze durante il tragitto, di essere stati derubati.
I bambini sono stati attaccati da branchi di iene e sono stati sbranati. E’ una situazione
tremenda! Allora, di tutto questo abbiamo il dovere di parlarne, anche perché se non
se ne parla i governi stentano ad investire delle risorse e le risorse sono assolutamente
indispensabili, anche per fornire l’assistenza nei Paesi limitrofi, nei campi profughi,
dove si stanno riversando 1500/1700 persone al giorno. Questa è la media di uscita
dalla Somalia, quindi un’emergenza incredibile, che è causata da diversi fattori:
sicuramente la siccità che sta colpendo da due anni il Corno d’Africa...
D.
– …ma anche la guerra in Somalia? R. – Anche la guerra, perché la Somalia
è in gran parte controllata da questa milizia di Al Shabab che terrorizza con la violenza
la popolazione. Ci sono scontri con le forze governative e quindi questo genera rischi,
molta paura da parte della popolazione, che cerca di mettersi in salvo scappando,
e poi anche la difficoltà degli organismi internazionali di portare gli aiuti in questa
situazione di insicurezza. Quindi, è imperativo: rilanciare il dialogo che possa portare
perlomeno ad una tregua e riuscire a fornire gli aiuti necessari all’interno della
Somalia, oltre ad avere le risorse da parte della comunità internazionale per fornire
l’assistenza adeguata a chi arriva nei campi profughi. Il livello di mortalità, peraltro,
sta aumentando. La malnutrizione acuta è al 50 per cento, specialmente quella dei
bambini. Molte di queste persone muoiono durante la fuga o i bambini in particolare
il giorno dopo che sono arrivati nei campi: nonostante le terapie infatti muoiono
nelle 24 ore successive. Io rivolgo un appello accorato, quindi, affinché questa situazione
non venga lasciata nel ‘dimenticatoio’.(ap)