Concluso al Regina Apostolorum il corso sulle suore nell’epoca digitale
Si è concluso a Roma, il corso “La suora nell’epoca digitale”, organizzato dall’Istituto
Superiore di Scienze Religiose dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e rivolto
alle religiose che desiderano approfondire l’uso dei mezzi di comunicazione, per la
vita personale e per l’apostolato. Fra i vari interventi, German Sanchez, direttore
operativo dell’Istituto, ha ricordato l’importanza del contributo positivo che sacerdoti
e suore possono dare attraverso un buon uso delle nuove tecnologie. Un contributo
che nasce soprattutto dalla capacità di trasmettere entusiasmo, ottimismo e speranza
nel domani. “L’era digitale, in cui tutti stiamo vivendo, può presentare alcuni rischi
legati ad un uso non corretto di alcuni mass media”, ha detto German Sanchez. “Ma
è anche un’epoca di grandi opportunità di dialogo, di apertura, di conoscenza di culture
e mondi diversi, di arricchimento umano e spirituale”. Il teologo Luis Alfonso Orozco,
dei Legionari di Cristo, ha parlato del tema della libertà, ricordando che il progresso
nella virtù, la conoscenza del bene e l’ascesi accrescono il dominio della volontà
sui propri atti. La vera libertà, infatti, è la scelta del bene. Padre Antonio Rodriguez,
docente nella specializzazione in Psicologia della vita consacrata, ha ricordato che
nell’uso dei mezzi di comunicazione la religiosa deve rendersi conto della sua dignità
come persona e agire conseguentemente, evitando ciò che possa macchiare questa dignità,
diminuirla o imbruttirla. “Sarà questa – ha spiegato - una stupenda opportunità per
crescere nella nostra dignità, offrendo il sacrificio di rinunciare ad un film o ad
un programma per amore di Gesù”. Lo scrittore Carlo Climati, nella sua conferenza
sul tema della gioventù nell’era digitale, ha spiegato che “sono tante le pressioni
psicologiche che i giovani si ritrovano ad affrontare nel mondo di oggi. La fuga in
una vita virtuale alternativa, tramite internet, può rappresentare un modo per riuscire
a sopportare questo peso”. “I ragazzi del terzo millennio – ha spiegato Climati –
sono spesso vittime dell’era dell’apparenza e dell’immagine, in cui tutto dovrebbe
essere perfetto. Le edicole espongono riviste e calendari con le fotografie ritoccate
al computer di modelle dalla bellezza irraggiungibile. Un cattivo uso della pubblicità,
attraverso spot martellanti, spinge a credere che puoi essere felice soltanto se hai
l’ultimo modello di automobile o di telefono di cellulare. Alcuni giovani, che non
riescono ad assomigliare a certi modelli di falsa perfezione, rischiano di sprofondare
in una crisi senza fine. Si sentono limitati, incompleti o addirittura inferiori rispetto
al resto del mondo. Per questa ragione finiscono per sostituire la realtà con l’ambiente
protetto di una vita virtuale su internet”. “Le nuove generazioni – ha concluso Climati
– hanno bisogno di una mano tesa. Una mano tesa che, inizialmente, può arrivare anche
attraverso lo schermo di un computer. Poi, a poco a poco, con un dialogo autentico,
sarà possibile aiutare i giovani ad abbandonare la trappola della vita virtuale, per
ritrovare la gioia di un sorriso e di un abbraccio reale”. (S.C.)