2011-07-14 15:12:48

Violenze in Siria. Il Consiglio di Sicurezza non trova l'accordo per una condanna


Almeno sette persone sono rimaste uccise in Siria nel corso di un’operazione delle truppe governative nei villaggi nord-occidentali alla frontiera con la Turchia. Due altri civili hanno perso la vita, invece, durante manifestazioni anti regime a Deir Ezzor, nella parte orientale del Paese. Proprio oggi il Consiglio di Sicurezza dell’Onu discuterà della crisi in Siria. Ma il Palazzo di Vetro resta paralizzato sulla risoluzione di condanna, proposta da Francia, Gran Bretagna, Germania e Portogallo. Sul fronte del 'no', infatti, si sono schierate Russia e Cina; forti obiezioni ci sono pure da Brasile, Sudafrica e India. Salvatore Sabatino ha intervistato Franco Rizzi, docente di Storia dell’Europa e del Mediterraneo all’Università RomaTre ed autore del libro: “Mediterraneo in rivolta”:RealAudioMP3

D. - Il ministro della Difesa francese, Gérard Longuet, ha detto che il blocco posto da Cina e Russia è ‘indecente’. Insomma, parole pesanti…

R. - Non dobbiamo mai dimenticare cosa sta effettivamente succedendo in Siria. Si rischia, a forza di lasciar passere il tempo, di stendere un velo su questa realtà e si pensa che in questo modo il problema possa essere risolto. Il discorso centrale, per quanto riguarda la Siria, è che la situazione che si è creata è una situazione di non ritorno: la gente è uscita, è scesa in piazza, nonostante le divisioni interne al movimento, con parole d’ordine che sono state accettate da tutti, ossia la libertà, la democrazia, i diritti dell’uomo e così via.

D. - Com’è possibile, secondo lei, superare questa impasse, che è diventata anche diplomaticamente imbarazzante?

R. - Noi assistiamo a comportamenti che sono diversificati a seconda della realtà. Certamente il problema della Siria è molto diverso da quello dell’Egitto e della Tunisia, ma è anche vero che la gente scende in strada con gli stessi slogan con cui scendevano in strada i tunisini, gli egiziani e gli yemeniti. Voglio quindi dire che la diplomazia e la politica devono fare i conti proprio con questo, non soltanto con astrazioni e possibilità di creazione di nuove situazioni. Devono fare i conti con quello che vuole la gente e la gente vuole queste cose: la democrazia, la libertà, vuole essere rispettata. E’ questa la cosa importante.

D. - Non crede che la Nazioni Unite da tutta questa storia ne escano più che mai indebolite?

R. - Non hanno bisogno di questa storia per essere indebolite. Certamente ancora una volta le contraddizioni - che sono delle contraddizioni politiche, di prese di posizione dei vari Stati - si riflettono ed indeboliscono inevitabilmente un organismo, che comunque ha delle difficoltà nell’organizzare una risposta univoca, logicamente accettabile. Sì, rimane indebolito, ma è l’unico strumento che abbiamo con cui poter immaginare un intervento che sia il più equilibrato possibile. (vv)







All the contents on this site are copyrighted ©.