'Il dibattito
sull'autoderminazione, provocato da un utilizzo ideologico del caso Englaro, non deve
farci scordare che la questione centrale deve restare l'assistenza di qualità da assicurare
a ogni persona umana, a prescindere dalle sue condizioni di consapevolezza di sé.
Ci vorrebbero perciò più interventi a favore delle famiglie per aiutarle, non soltanto
economicamente, ad assistere i malati gravi'. Lo ricorda Adriano Pessina,
Direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell'Università Cattolica di Milano,
all'indomani dell'approvazione alla Camera del Ddl sulle 'Dichiarazioni anticipate
di trattamento'(DAT). 'Una legge molto importante perché stabilisce una tutela
incondizionata della vita umana, vietando eutanasia, suicidio assistito e abbandono
terapeutico' sottolinea Pessina. 'Le DAT non sono nate per favorire l'eutanasia e
non devono mai agevolarla - aggiunge il bioeticista della Cattolica - ma ci si può
chiedere perché la legge, avendo stabilito dei limiti molto precisi e rigorosi alle
eventuale scelte del paziente, poi non le renda vincolanti per il medico. Una legge
propositiva, che vuole favorire la relazione tra medico e paziente non deve temere
le DAT in quanto tali, che non sono obbligatorie: si deve però evitare che venga impugnata
giuridicamente, con il rischio che perda il suo valore di baluardo contro le derive
eutanasiche'. (di Fabio Colagrande)