Sri Lanka: i vescovi chiedono alle autorità saudite di liberare la condannata a morte
Rizana
“Nell’esprimere il nostro rammarico ai genitori per la morte del loro bambino, chiediamo
loro di considerare le circostanze e intercedere per la liberazione di Rizana”. È
l’appello della Conferenza episcopale cattolica dello Sri Lanka (Cbcsl) per la vita
di Rizana Nafeek, la cameriera musulmana srilankese condannata a morte in Arabia Saudita.
La ragazza - riferisce l'agenzia AsiaNews - è in una prigione saudita dal 2005 per
il presunto omicidio di un neonato, figlio di una coppia per cui lavorava come cameriera.
“In linea con la nostra fede cristiana, crediamo che la vita sia sempre la cosa più
sacra, perché è il dono supremo di Dio – affermano mons. Norbert M. Andradi, presidente
della Cbscl, e il cardinale Malcolm Ranjith – e deve essere protetta dal suo inizio,
fino alla sua morte naturale”. Inoltre “desideriamo chiedere ai genitori del piccolo
e alle autorità saudite di mettersi nei panni dei genitori di Rizana: abbiate compassione,
risparmiatele la vita”. Rizana Nakeef aveva 17 anni quand’è arrivata in Arabia Saudita,
con un passaporto falso, per lavorare come cameriera. Il bambino del suo datore di
lavoro è morto mentre lei prestava servizio. Rizana è stata allora accusata di omicidio
e condannata a morte con un processo definito "farsa", basato su una confessione firmata
senza che ella ne conoscesse il contenuto perché scritta in un’altra lingua. Secondo
l’Asian Human Rights Commission, l’Arabia Saudita ha uno dei più alti tassi di esecuzioni
nel mondo. Alla fine del 2009, Amnesty International ha denunciato la presenza di
almeno 141 persone nel braccio della morte in Arabia Saudita, di cui 104 cittadini
stranieri. Lavoratori migranti provenienti da Africa, Asia e Medio Oriente sono le
principali vittime. (R.P.)