Impegno dei cattolici in politica. Mons. Toso: necessaria una nuova generazione
Su quali temi si può raggiungere un’unità d’intenti tra i cattolici in politica? Se
ne parla in un convegno questo pomeriggio a Roma organizzato dalla rivista “La Società”
della Fondazione Toniolo. Dell'impegno dei cattolici in politica ha parlato più volte
lo stesso Benedetto XVI. In particolare, durante la sua visita ad Aquileia, il 7 maggio
scorso, il Papa aveva raccomandato alla Chiesa in Italia “l’impegno a suscitare una
nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette nei
vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico. Esso – aveva proseguito
- ha più che mai bisogno di vedere persone, soprattutto giovani, capaci di edificare
una ‘vita buona’ a favore e al servizio di tutti. A questo impegno infatti non possono
sottrarsi i cristiani, che sono certo pellegrini verso il Cielo, ma che vivono quaggiù
un anticipo di eternità”. Ma perché l’urgenza di questo ricambio generazionale? Alessandro
Guarasci lo ha chiesto a mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace:
R. - Perché
come in ogni settore della vita, basti pensare anche a quello economico, dove soprattutto
per motivi demografici mancano le nuove generazioni di imprenditori, c’è un naturale
ricambio o avvicendamento nelle varie leve; poi perché non tutti gli attuali politici,
nonostante l’impegno e i meriti personali, sembrano essersi mostrati di alto profilo
morale, quale richiesto dalla posta in gioco dell’attuale situazione; e poi perché
occorre una particolare sensibilità per il bene comune e per i beni comuni, mentre
è prevalsa di più la sensibilità per impostazioni ancora di tipo ideologico, che danno
prevalenza al materialismo, danno prevalenza alla mentalità manageriale, rispetto
al bene comune e ai beni comuni.
D. - Una volta c’era l’unità dei cattolici
in politica, ora, da alcuni anni non c’è più. Ma allora questa unità va fatta sui
contenuti, secondo lei, oppure bisogna avere come riferimento una formazione politica
forte?
R. - L’unità deve essere senz’altro alla base di tutto e, in
modo particolare, sui contenuti. Noi sappiamo che senza un’unità morale e spirituale
non esiste la società, così non esiste il partito, così non esiste nessuna associazione
e organizzazione, in modo particolare in politica, specie diremmo in regime democratico,
dove i beni e i valori possono affermarsi sulla base di maggioranze; c’è bisogno anche
di un’unità sul piano della partecipazione e della rappresentanza.
D.
- Lei fa affidamento sui giovani e nei giovani vede in qualche modo una maggiore forma
d’interesse, rispetto a qualche anno fa?
R. - Innanzitutto, non bisogna
essere prede di nuove ideologie, nemmeno dell’ideologia che enfatizza i giovani, ossia
del giovanilismo, ma si dà il fatto che i giovani, se si guarda al futuro, saranno
quelli che dovranno gestire la cosa pubblica, quando le attuali generazioni saranno
in età senile. C’è un altro motivo, poi, per cui bisogna guardare con favore i giovani,
una ragione legata a questioni di flessibilità educativa. Infatti, sembra che le piante
più giovani fatichino di meno a raddrizzare il proprio tronco, rispetto a quelle più
attempate. Un’ultima ragione è questa: i giovani hanno un particolare intuito morale
- come peraltro ha la gente comune - e lo ha dimostrato la rivoluzione dei regimi
del Nord Africa. Giorgio La Pira affermava che i giovani sono come le rondini: “annunciano
la primavera”. (ap)