Il fenomeno-piaga del poker on line in Italia: migliaia di giocatori compulsivi, tre
miliardi di euro bruciati nel 2010
Tre milioni di persone dai 20 ai 40 anni giocano al poker on line in Italia.
E di questi 120 mila sono coloro che hanno una vera e propria dipendenza. Oltre tre
miliardi di euro sono stati bruciati nel 2010 da giocatori incalliti. I dati emergono
da un dossier della Commissione parlamentare antimafia sui giochi d’azzardo on line,
e in particolare sul poker via web, che sempre più si affermano come frontiere della
criminalità organizzata di tipo mafioso. Francesca Smacchia ha chiesto a Maurizio
Fiasco, sociologo ed esperto di tematiche collegate al gioco d'azzardo, come nasce
questo fenomeno:
R. – Intanto,
dobbiamo segnalare la combinazione del gioco d’azzardo con la tecnologiache perché
non è un particolare da poco. Questa combinazione velocizza incredibilmente l’ingresso
in condizioni di compulsività e quindi di dipendenza. Consideriamo che i ragazzi hanno
già una lunga abitudine di uso di queste tecnologie in solitario – i videogiochi,
l’esposizione al televisore per molto tempo, il computer e così via: l’aggiunta della
possibilità del gioco d’azzardo ha ovviamente esteso moltissimo la domanda, la platea
interecettata da questo fenomeno.
D. – Anche perché, spesso e volentieri,
il gioco on line si trasferisce nella vita vera, con l'ingressi nei tornei dal vivo.
In qualche modo ci si fa conoscere...
R. – Sì, c’è un’illusione di partecipazione
a un gruppo. In realtà, le persone non si vedono, ma si vede semplicemente uno schema
proiettato sul monitor. Qui, però, dobbiamo segnalare una variante, perché la partecipazione
al poker on line con torneo presuppone dei ritmi, dei tempi e il risultato che perviene
al giocatore o allo sconfitto alla fine del torneo. Con il decreto Abruzzo del 2009,
si è introdotta invece un’altra modalità molto più insidiosa, quella del pagamento
immediato: per partecipare al torneo si versa una quota o si accantona una quota e
il risultato viene alla fine delle varie girate del poker. Con il "cash pay", pagando
immediatamente, si fa una mano: si vince, si incassa, si fa la mano successiva. Se
si perde, si paga. Quindi, la decisione non ha più quel tempo per essere maturata,
per essere elaborata: diventa immediata, e tutte le spinte alla compulsività vengono
enormemente potenziate.
D. – E’ possibile anche che l’idea di fare soldi
in maniera facile attiri anche i ragazzi, figli di una generazione in cui prevale
sostanzialmente il precariato?
R. – Nel 2002, il Cospes, il Centro studi
dei Salesiani, aveva evidenziato – e non c’era ancora il gioco on line, né il poker
né di altro tipo – che tra gli adolescenti, addirittura nella prima adolescenza, c’era
già una sensibile e netta propensione ai giochi con i soldi. Il denaro ha una sua
fascinazione, ha una sua simbologia molto forte, e soprattutto viene associato a dei
consumi che il mercato rivolge in particolare agli adolescenti.(ap)