Borsa italiana in ripresa. Gotti Tedeschi: dietro le speculazioni, una visione "drogata"
dell'economia
Nelle ultime ore il mercato borsistico italiano è in ripresa dopo la forte apertura
negativa di stamani (- 4%) ed il crollo di ieri, dovuto ad attacchi speculativi sulla
moneta unica europea e sui titoli di Stato italiani. Il Tesoro italiano, intanto,
ha emesso oggi oltre 6 miliardi di euro di Bot a 12 mesi con un rendimento del 3,67%
rispetto al 3,1% atteso. “Rumors” tra le sale operative delle borse europee parlano
inoltre di acquisti di titoli di Stato italiani da parte della Bce. Il cambio euro/dollaro
resta al di sopra del minimo degli ultimi quattro mesi, toccato ieri con 1,38 contro
il dollaro. Intanto, inizia oggi nel parlamento italiano l’iter della manovra finanziaria,
che potrebbe essere approvata entro domenica grazie a un possibile accordo tra maggioranza
ed opposizione. Luca Collodi ha chiesto all’economista Ettore Gotti Tedeschi,
presidente dell’Istituto Opere di Religione (Ior), quali sono le cause di questa nuova
crisi economica che investe l’Italia e l’Europa:
R. – Dico
che questa crisi è veramente il più grande frutto della scarsa visione carsa del senso
della vita che negli ultimi tempi hanno avuto i grandi “decisori” delle sorti dell’umanità.
Se posso esordire con una battuta paradossale, veramente l’origine di questa crisi
è nel fatto che i grandi governanti non hanno più fatto gli "esercizi spirituali",
e quindi hanno completamente perso quel senso della realtà, il senso del bene comune,
il senso di che cos’è un leader… Cosa sta succedendo, adesso? Grandi incertezze, e
l’incertezza ha un valore di mercato. E’ paradossale: tutto quello che è incerto –
la volatilità, l’incertezza – attrae la cosiddetta speculazione, diventando un’attrattività
per il mercato stesso. Che cos’ha provocato questa crisi, oltre i fatti che generano
questa volatilità e questa incertezza? Primo: l’esigenza di risolvere i problemi attraverso
delle bolle speculative. Secondo: la grande necessità, per le banche, di fare reddito
quando oggi la banca commerciale, la banca tradizionale, difficilmente riesce a farlo.
E ultimo fatto, i tassi: i famosi “tassi zero”. I "tassi zero" permettono, stimolano,
addirittura, la speculazione. Questo provoca dei disagi, i cosiddetti “rischi-Paese”:
la speculazione incide addirittura sugli equilibri sociopolitici di una nazione, sulla
sua stabilità.
D. – Possiamo dire che questa crisi ha una responsabilità
politica, più che economica?
R. – La crisi nasce, anche, come responsabilità
politica. E’ stata la politica, soprattutto quella americana, che ha stimolato la
crescita del debito negli Stati Uniti, per finanziare una crescita del pil a debito
delle famiglie americane fino all’eccesso dei “sub-prime”, per assorbire esigenze
di crescita che altrimenti avrebbero posto – anche politicamente – gli Stati Uniti
in una posizione di minoranza. Sono gli Stati Uniti che hanno creato questo sistema
di crescita del debito drammatico e insostenibile: per tenere in piedi un pil che
non cresceva. E la mia tesi è che in origine questo pil non cresceva perché l’Occidente
– Stati Uniti ed Europa – hanno smesso di far figli, e quindi questa crescita-debito
drogata, consumistica, è stata creata proprio per compensare la mancanza di vera crescita
economica.
D. – Questa crisi, secondo lei, impone un ripensamento dell’uso
dell’euro almeno in alcuni Paesi più deboli dell’Europa?
R. – Se l’Europa
avesse un governo centrale che si sentisse responsabile nel senso economico di tutta
l’Europa, probabilmente oggi potrebbe decidere adeguatamente – pianificandone tutte
le sue conseguenze e gestendole – una svalutazione dell’euro per rendere l’Europa
in questo momento competitiva.
D. – Questa crisi è figlia anche di quella
mancanza di radici cristiane che in Europa tanti chiedono?
R. – La cultura
cattolica dice che quando le cose vanno male, quando si è in crisi, non si deve dare
la colpa agli strumenti: si deve dare la colpa a chi quegli strumenti li usa, quindi
agli uomini. E di fatto, non sono tanto gli strumenti da rinnovare, quanto gli uomini
che hanno bisogno di essere rinnovati. Gli strumenti sono strumenti, e sono buoni:
usati bene o usati male, in funzione di come l’uomo li usa e del senso che l’uomo
dà all’uso di questi strumenti. L’economia è uno dei tanti strumenti; la finanza è
uno dei tanti strumenti. Di per sé, non è né buona né cattiva: è come la si usa. Il
grande male di questi ultimi 20 anni di nichilismo è che si è fuorviato l'uso degli
strumenti, con un effetto molto grave: gli strumenti hanno assunto autonomia morale,
cioè sono diventati fine, anziché essere un mezzo. (gf)