Istat: famiglie italiane sempre più in difficoltà di fronte alla crisi
Aumentano le difficoltà per le famiglie italiane a fronte della crisi economica. In
questi giorni diverse ricerche dell’Istituto nazionale di statistica hanno confermato
un trend di cui già si aveva percezione a livello di senso comune. Si tratta della
stagnazione del reddito e dei consumi, che in pratica si traduce in un consistente
calo del potere d’acquisto reale dei nuclei familiari. D’altro canto, sempre più di
frequente, le famiglie sono chiamate a sostenere i propri figli adulti che difficilmente
trovano collocazione stabile nel mondo del lavoro. Eugenio Bonanata ne ha parlato
con Pietro Giordano, segretario generale dell’Adiconsum:
R. – Noi
ormai da tempo, purtroppo, come Adiconsum, diciamo che la crisi, nonostante alcune
affermazioni anche di parte governativa, non finisce, non è finita e purtroppo non
finirà a breve. I dati dell’Istat ne sono la drammatica conferma e di fatti i consumi
sono fermi. D’altra parte, la crisi è in atto anche perché ha prodotto disoccupazione,
ha prodotto cassa integrazione, ha prodotto indennità di mobilità, che hanno ridotto
drasticamente il reddito delle famiglie. Per la prima volta dopo decenni anche il
risparmio delle famiglie, come è noto, è diminuito, quindi c’è un’erosione, per poter
mantenere i livelli di consumo, del risparmio, e tutto questo porta ad una situazione
che, certamente, non finirà né oggi e, purtroppo, immaginiamo, neanche nel breve periodo.
D. - Colpisce il discorso sulla spesa e i consumi alimentari. Sono
sempre di più le famiglie che dichiarano di aver ridotto sia la quantità che la qualità
dei prodotti alimentari acquistati?
R. – Sì, perché paradossalmente,
mentre negli anni ’60 gli alimentari erano una sorta di status symbol – può sembrare
strano, ma è così – perché anche cominciare ad acquistare la carne era diventato segno
di opulenza, oggi siamo in una situazione perfettamente ante anni ’60: gli italiani
cominciano a risparmiare sul mangiare. Ma le do un dato. Da una ricerca di coloro
che riscuotono il credito, cosiddetti esattori, risulta che il 20 per cento di una
massa che si aggira intorno ai 30 miliardi di euro l’anno, il 20 per cento di crediti
inesigibili, riguarda le bollette delle utenze casalinghe: gas, telefono ed elettricità,
e cioè almeno una fascia consistente di famiglie non riesce più a coprire con il proprio
stipendio addirittura il pagamento di utenze di prima necessità. La stessa alimentazione
è un bene di prima necessità, non certamente di lusso. E oggi l’Istat dà la conferma
di quello che come Adiconsum avevamo immaginato purtroppo drammaticamente.
D.
– Quindi, non deve meravigliare secondo lei il peso sui bilanci familiari di sanità,
istruzione e casa?
R. – Tutti i settori ormai sono colpiti a fronte
di un ridimensionamento consistente del reddito e quindi un ridimensionamento del
reddito spendibile, con una precarietà giovanile che non porta reddito all’interno
delle famiglie, anzi, la famiglia è diventata l’ammortizzatore sociale per eccellenza.
Quindi, i giovani, non producendo reddito o producendo redditi scarsi, non riescono
a realizzare un’economia familiare, con tutte le conseguenze che questo ha, perché
poi i giovani non si sposano, non fanno figli e quello che avveniva un tempo, e cioè
che i figli pagavano la pensione dei padri, oggi non esiste più, con tutte le ripercussioni
che si hanno anche sui livelli pensionistici futuri delle attuali generazioni di lavoratori.
(ap)