Il dramma dell'etnia Kachin: diritti negati in Myanmar
In Myanmar, Paese dei diritti civili negati, si sta consumando anche il dramma dell’etnia
Kachin, che abita l’estremo nord del Paese. Al confine con Cina e India. La popolazione,
poco più di un milione di abitanti metà buddisti e metà cristiani, subisce da anni
ogni tipo di violenze da parte dei militari governativi. I Kachin vivono in grande
povertà e sono migliaia i profughi in fuga, che cercano di passare in Cina, ma vengono
sistematicamente rifiutati da Pechino. Di questa grave situazione Giancarlo La
Vella ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International:
R. - Da decenni
il governo centrale del Myanmar conduce una repressione spietata nei confronti delle
minoranze etniche, che sono numerose e sparpagliate per tutto il Paese, soprattutto
lungo i confini con Cina, Thailandia, alcune delle quali hanno anche formato gruppi
armati per difendersi o chiedere l’indipendenza. Queste minoranze vanno incontro ad
una repressione feroce. I Kachin si trovano in una situazione ulteriormente drammatica
perché sono schiacciati lungo il confine con la Cina, un Paese che non accoglie profughi
che arrivano da zone di guerra. Dal punto di vista cinese l’atteggiamento è quello
di non volere - nel nome della stabilità del Myanmar e dei rapporti privilegiati che
ci sono - accogliere rifugiati e minoranze ostili al governo birmano. Questo ha una
conseguenza devastante perché ci sono segnalazioni di casi di torture, di arruolamento
obbligato nell’esercito, di violenze sessuali, di arresti, di riduzioni in schiavitù
e da questo punto di vista la situazione è assolutamente drammatica.
D.
- E’ possibile evidenziare questa situazione in modo che la comunità internazionale
possa in qualche modo intervenire?
R. - Questo è fondamentale: lo fanno
le organizzazioni per i diritti umani, lo fanno i mezzi di informazione. Certo, questa
situazione viene denunciata da decenni perché la repressione ai danni delle minoranze
etniche in Birmania è spaventosa da tempo e purtroppo da parte della Cina c’è una
protezione molto forte nei confronti del governo birmano che fa sì che la comunità
internazionale sia bloccata dal veto cinese. Quindi il compito che dobbiamo svolgere
è quello di continuare a denunciare e chiedere alle autorità di cambiare atteggiamento,
sia nei confronti del Myanmar sia per quanto riguarda la riapertura della frontiera:
secondo alcune fonti, sarebbero addirittura 20 mila le persone fuggite verso il confine
con la Cina che non vengono fatte entrare e che quindi rimangono ammassate lungo i
confini.
D. – Oltre a questo dramma, la popolazione Kachin vive in estrema
povertà?
R. – La situazione è drammatica: non dobbiamo dimenticare anche
l’altro protagonista, che è l’esercito per l’indipendenza del Kachin, un gruppo armato
che opera da tantissimo tempo. E’ una situazione nella quale il livello di vita è
sotto il livello di sussistenza: arrivano notizie di persone che sopravvivono con
due ciotole di riso al giorno! Si trovano anche in una zona complicata da raggiungere
perché sono in mezzo alla giungla ... Il tutto in una situazione di guerriglia o guerra
aperta che fa sì che spesso ci vadano di mezzo i civili. (bf)