Appello del cardinale Napier per lo Swaziland: sì agli aiuti in cambio di riforme
democratiche
“Se lo Swaziland vorrà ricevere gli aiuti dovrà affrontare al più presto una serie
di riforme”. Così il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban,
durante una recente riunione della Conferenza episcopale dell’Africa meridionale,
di cui riferisce L’Osservatore Romano. Crediamo – ha aggiunto il porporato - che l’Esecutivo
di Mbabane “debba abbandonare, o almeno riformare, il sistema ‘Tinkhundla’, una forma
di governo basato sui favori concreti e sulle alleanze, che è un terreno fertile per
la corruzione e l’avidità. Purtroppo, ancora oggi, - ha deprecato l’arcivescovo di
Durban - il denaro destinato ad alleviare la sofferenza della popolazione viene utilizzato
per sostenere lo stile di vita sontuoso della monarchia”. Lo Swaziland, attualmente,
è governato dal re Mswati III, ed è l’ultima monarchia assoluta nel continente africano.
“Il popolo dello Swaziland - ha osservato il cardinale Napier - ama il proprio re
e il proprio Paese, ma le condizioni economiche che hanno creato questa crisi non
devono essere trascurate dal Sud Africa per un eventuale salvataggio o un piano di
aiuti”. Il Governo dello Swaziland ha chiesto circa 1,45 miliardi di dollari in aiuti,
ma ad oggi non ha ottenuto nessun aiuto. Il piccolo Paese africano conta una popolazione
di circa 1,4 milioni ed ha il più alto tasso di infezione di Hiv/Aids al mondo, circa
il 26%. Inoltre, ha la più bassa aspettativa di vita, a 32 anni. L’attuale tasso di
disoccupazione è del 40%, ma potrebbe ancora aumentare, mentre il 70% della popolazione
vive con meno di 6 dollari al giorno. Lo stato di emergenza nel Paese ha anche ridotto
la libertà di espressione, di associazione e di dissenso negli ultimi 37 anni. I vescovi
della Conferenza episcopale dell’Africa meridionale hanno sottolineato che il “Governo
del Sud Africa dovrebbe erogare il prestito allo Swaziland subordinandolo alla revoca
dello stato di emergenza, al riconoscimento della dichiarazione universale dei diritti
umani, alla creazione di un processo democratico per scrivere una nuova costituzione,
e alla modifica della Costituzione per ripristinare l’intera gamma di diritti umani”.
La Conferenza episcopale ha spiegato in un messaggio che “il piano di salvataggio
del Sud Africa dovrebbe anche prevedere che il re dello Swaziland, Mswati, instauri
al più presto un ‘dialogo significativo’ con il suo popolo al fine di facilitare la
transizione verso la democrazia vera”. I soldi per il salvataggio - hanno insistito
i presuli – “non dovrebbero essere destinati direttamente o indirettamente” a finanziare
altre attività non utili al Paese. Le preoccupazioni dei vescovi riflettono quelle
del Governo del Sud Africa. La Swaziland solidarity network ha affermato che “la più
grande economia africana accetterebbe questo piano di salvataggio solo se re Mswati
consentirà il ritorno a un governo democratico”. Lo Swaziland si è rivolto al Sud
Africa dopo aver ricevuto pochi aiuti da parte del Fondo Monetario Internazionale
ed il rifiuto di un prestito di centocinquanta milioni di dollari da parte della Banca
africana. Mentre re Mswati ha un patrimonio personale stimato attorno ai 200 milioni
di dollari. Di recente, il Governo dello Swaziland ha iniziato a tagliare di circa
il 10% gli stipendi più alti dei funzionari di Gabinetto. I sindacati dei Servizi
pubblici, invece, stanno lottando per impedire i tagli salariali per i lavoratori
a basso reddito. L’economia del Paese è ferma da anni e la popolazione continua a
soffrire. Secondo il ministro delle Finanze dello Swaziland, Majozi Sithole, “le casse
dello Stato stanno perdendo fino ad 11 milioni di dollari al mese a causa della corruzione
nel Paese”. (R.G.)