2011-07-06 10:09:16

A Gerusalemme celebrata la solennità del Preziosissimo Sangue di Gesù


E’ una festa che sottolinea il legame unico di Gerusalemme con il Mistero della Redenzione la solennità del Preziosissimo Sangue di Gesù celebrata dai frati francescani domenica scorsa sul Monte degli Ulivi. Unificata al Corpus Domini dal Concilio Vaticano II, sopravvive a Gerusalemme, in Terra Santa, e si celebra ogni anno nella basilica del Getsemani. La festa del Preziosissimo Sangue di Gesù, ha detto il Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa, che ha presieduto la Messa, “è la risposta a un grido antico dell’uomo. Una risposta, come sempre, diversa da quella che l’uomo poteva immaginarsi. C’è ancora il sangue, c’è ancora il sacrificio. Ma questa volta il sangue non è più dell’uomo, ma è quello di Dio. Non è il sacrificio dell’uomo per Dio, ma il sacrificio di Dio per l’uomo”. Quindi, riferisce il sito www.custodia.org, padre Pizzaballa ha sottolineato che “da sempre la terra è segnata dal sangue” e che “sin dalle prime pagine della Bibbia, e quindi della storia dell’uomo, l’esperienza della violenza, del male, dell’odio” ha sconvolto la vita degli individui e le loro relazioni. Ricordando poi l’uccisione di Abele da parte di Caino, il custode di Terra Santa ha osservato che essa mostra l’uomo che decide di estromettere Dio dalla propria vita e giudica da sé cosa è bene e cosa è male facendosi padrone della vita dell’altro. Dalla morte di Abele, ha aggiunto padre Pizzaballa, “la terra grida a Dio, e il suo è un grido che chiede giustizia”; dopo il peccato originale e il peccato di Caino “l’ordine della creazione si è infranto, l’uomo ha perso il suo posto” divenendo un fuggiasco sulla terra … “e l’uomo peccatore ha paura di Dio, ha paura che questo grido, che dal sangue versato sale ininterrottamente al cielo, provochi la Sua ira. E così Dio diventa un nemico. L’uomo che uccide l’uomo ha bisogno di uccidere anche Dio, con la speranza che nessuno gli ricordi il proprio male, il proprio bisogno di salvezza”. Ma Dio, ha concluso il Custode di Terra Santa, “non sa opporre altro che un amore più grande, un amore che si espone, disarmato, che continua ad essere amore, che non cessa di esserlo. Anche quando amare significa dare il proprio sangue, cioè tutta la propria vita. E questo purché la giustizia sia ristabilita: non la giustizia che fa quadrare i conti, che elimina il debito. Cosa che sarebbe impossibile. Ma quella che ridona a Dio e all’uomo il proprio posto, in una relazione non più fatta di debiti, ma di pura e totale gratuità. (A cura di Tiziana Campisi)







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