Pakistan: fallisce il tentativo di impadronirsi con la forza di un ospedale cristiano
L’ospedale cristiano della Chiesa presbiteriana unita di Taxila, a 32 km dalla capitale
pakistana Islamabad, è stato vittima di “un tentativo di impadronirsi con la forza
di una proprietà missionaria”. Riferisce l'agenzia AsiaNews che domenica scorsa tre
persone, Malik Nur Muhammad, Malik Riaz e Malik Abdul, hanno denunciato alla polizia
locale gli amministratori dell’ospedale per essersi rifiutati di consegnarli la struttura,
che i tre sostenevano di aver legittimamente acquistato. Dopo aver tacciato gli amministratori
anche di blasfemia, accusa peraltro non registrata dalla polizia, i denuncianti si
sono recati poi all’ospedale cristiano per far arrestare gli amministratori, mentre
quattro membri del personale venivano trattenuti dagli agenti. Dura la presa di posizione
del direttore dell’ospedale, Ashchenaz M. Lall: “La proprietà non è mai stata venduta.
Malik Nur e i suoi figli, con l’aiuto di un influente politico locale, hanno fabbricato
questo caso contro gli amministratori dell’ospedale cristiano. L’ospedale è stato
fondato nel 1922 dai missionari della Missione presbiteriana unita e solo il Consiglio
presbiteriano ha il diritto di vendere la proprietà”. Mons. Rufin Anthony, vescovo
cattolico di Islamabad-Rawalpindi, si è poi recato in loco e ha preso contatto con
vari attivisti e leader cristiani. “Questo non è il primo tentativo di impadronirsi
di una proprietà missionaria o della Chiesa con la forza”, ha detto il presule, “l’ospedale
cristiano di Taxila è stato preso di mira da vari gruppi in passato, ma la Chiesa
cattolica è sempre stata vicina alle altre Chiese quando erano attaccate dalle scuole
di pensiero estremiste. Stiamo seguendo la situazione, chiediamo al governo di arrestare
i colpevoli e di dare un esempio, così che questi incidenti non si ripetano”. “Le
indagini iniziali hanno rivelato che le accuse di Malik Nur Muhammad sono false; ci
sono lacune nella denuncia, che è stata registrata grazie all’appoggio di un politico
influente. Faremo sì che i colpevoli vengano arrestati”, ha affermato Saqib Zafar,
responsabile dell’ufficio di coordinamento distrettuale di Rawalpindi, sollecitato
a indagare grazie all’intervento della Chiesa cattolica. Anche l’attivista cattolica
Samson Simon Sharaf, ha condannato l’incidente e, dopo aver visitato l’ospedale, ha
dichiarato: “I sentimenti religiosi anticristiani sono stati usati per piccoli interessi
egoistici, e questo avrebbe potuto condurre a violenze di massa e a distruzioni. E’
stata sventata una grande minaccia”. (M.R.)