Crisi greca: a rischio il sistema bancario del Paese
La crisi finanziaria greca sarà la prima emergenza che dovrà affrontare Christine
Lagarde, che si insedia oggi a Washington alla guida del Fondo Monetario Internazionale.
L’organismo dovrà muoversi su un terreno minato dalle ultime prese di posizione dell’agenzia
di Rating, Standard & Poor's, secondo cui il piano francese per il Paese ellenico
non è efficace. Da parte sua, la Banca Centrale Europea ha fatto sapere che continuerà
ad accettare le obbligazioni greche come collaterale per i prestiti, a meno che tutte
le principali agenzie di rating non dichiarino il default. Ma quali sono i rischi
concreti che corre a questo punto l’economia greca? Salvatore Sabatino ne ha
parlato con Giacomo Vaciago, docente di Economia Internazionale presso l’Università
Cattolica di Milano:
R. – E’ chiaro
che c’è una bomba che rischia di esplodere, che riguarda tutti a quel punto, non solo
la Grecia, perché un default greco si trascina dietro le banche greche, le banche
che hanno titoli greci in portafoglio, ma stanno in Francia e in Germania, e la stessa
Banca Centrale Europea, che ha in portafoglio molta carta greca, direttamente acquistata
o collaterale di finanziamenti fatti. La Bce sta difendendo con i denti la possibilità
di soluzioni concordate tra banche e Grecia. Non c’è, però, nessuna certezza che si
riesca ad evitare un’esplosione del sistema bancario greco.
D. – Il
Ministero delle Finanze di Atene, entro la fine del 2011, dovrà reperire quasi 7 miliardi
di euro per coprire il buco nero apertosi nelle entrate fiscali. E’ possibile intervenire
con un’altra manovra?
R. – La riflessione dovrebbe essere più generale.
Quando scopri che un Paese ha fatto troppi debiti e non cresce abbastanza e, quindi,
non è in grado di ripagare i debiti, le misure di austerità, nel frattempo adottate,
peggiorano la situazione. Questa è la tragedia greca che si sta recitando ad Atene:
è un cane che si morde la coda. Bisogna fare il contrario: bisogna congelare il debito,
aiutare il Paese a crescere, rendendo così sostenibile quel debito e fare in modo
che venga ripagato negli anni.
D. – Nei prossimi giorni dovrà essere
istituito l’Ufficio per le privatizzazioni, condizione necessaria per l’arrivo dei
capitali europei nel nuovo pacchetto di sostegno. Di quale tipo di privatizzazioni
si parla?
R. – Si parla di immobili, di asset industriali in mano al
settore pubblico. Attenzione: gli asset di un Paese in crisi sono svalutati, quindi,
in questo momento, non ci sarà la coda ad acquistare da parte di nessuno.
D.
– E molti temono invece per l’arrivo della Cina. Che tipo di conseguenze si potrebbero
avere in questo caso?
R. – E’ chiaro che la Cina ha risorse finanziarie
enormi e può comprarci e installarsi in Europa. Sarebbe il neoricco che compra i castelli
della vecchia famiglia nobile impoverita. Certo, conferma che se noi europei non sappiamo
fare squadra fra noi 27, chi ci guadagna sono i competitors. (ap)