2011-07-05 15:35:48

Crisi greca: a rischio il sistema bancario del Paese


La crisi finanziaria greca sarà la prima emergenza che dovrà affrontare Christine Lagarde, che si insedia oggi a Washington alla guida del Fondo Monetario Internazionale. L’organismo dovrà muoversi su un terreno minato dalle ultime prese di posizione dell’agenzia di Rating, Standard & Poor's, secondo cui il piano francese per il Paese ellenico non è efficace. Da parte sua, la Banca Centrale Europea ha fatto sapere che continuerà ad accettare le obbligazioni greche come collaterale per i prestiti, a meno che tutte le principali agenzie di rating non dichiarino il default. Ma quali sono i rischi concreti che corre a questo punto l’economia greca? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Giacomo Vaciago, docente di Economia Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – E’ chiaro che c’è una bomba che rischia di esplodere, che riguarda tutti a quel punto, non solo la Grecia, perché un default greco si trascina dietro le banche greche, le banche che hanno titoli greci in portafoglio, ma stanno in Francia e in Germania, e la stessa Banca Centrale Europea, che ha in portafoglio molta carta greca, direttamente acquistata o collaterale di finanziamenti fatti. La Bce sta difendendo con i denti la possibilità di soluzioni concordate tra banche e Grecia. Non c’è, però, nessuna certezza che si riesca ad evitare un’esplosione del sistema bancario greco.

D. – Il Ministero delle Finanze di Atene, entro la fine del 2011, dovrà reperire quasi 7 miliardi di euro per coprire il buco nero apertosi nelle entrate fiscali. E’ possibile intervenire con un’altra manovra?

R. – La riflessione dovrebbe essere più generale. Quando scopri che un Paese ha fatto troppi debiti e non cresce abbastanza e, quindi, non è in grado di ripagare i debiti, le misure di austerità, nel frattempo adottate, peggiorano la situazione. Questa è la tragedia greca che si sta recitando ad Atene: è un cane che si morde la coda. Bisogna fare il contrario: bisogna congelare il debito, aiutare il Paese a crescere, rendendo così sostenibile quel debito e fare in modo che venga ripagato negli anni.

D. – Nei prossimi giorni dovrà essere istituito l’Ufficio per le privatizzazioni, condizione necessaria per l’arrivo dei capitali europei nel nuovo pacchetto di sostegno. Di quale tipo di privatizzazioni si parla?

R. – Si parla di immobili, di asset industriali in mano al settore pubblico. Attenzione: gli asset di un Paese in crisi sono svalutati, quindi, in questo momento, non ci sarà la coda ad acquistare da parte di nessuno.

D. – E molti temono invece per l’arrivo della Cina. Che tipo di conseguenze si potrebbero avere in questo caso?

R. – E’ chiaro che la Cina ha risorse finanziarie enormi e può comprarci e installarsi in Europa. Sarebbe il neoricco che compra i castelli della vecchia famiglia nobile impoverita. Certo, conferma che se noi europei non sappiamo fare squadra fra noi 27, chi ci guadagna sono i competitors. (ap)







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