L’omaggio di 60 artisti per i 60 anni di sacerdozio del Papa
Il 4 luglio nell’atrio dell’Aula Paolo VI il Papa inaugura la Mostra 'Lo splendore
della verità, La bellezza della carità', l'omaggio di 60 artisti al Papa per il suo
60° di sacerdozio. Il 21 novembre del 2009 Benedetto XVI aveva congedato gli artisti
nella Cappella Sistina con la parola 'arrivederci' per sottolineare che quell'incontro
era l'inizio di un nuovo dialogo. La Mostra sembra proprio la prosecuzione di quell'incontro,
come spiega, nell’intervista di Fabio Colagrande, il cardinale Gianfranco
Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:
R. – L’idea
nasce sicuramente da quella giornata del 21 novembre 2009: nel finale del suo discorso,
Benedetto XVI pronunciò la stessa ultima parola che pronunciò Paolo VI quando, 45
anni prima, aveva radunato gli artisti nello stesso spazio mirabile. La parola è:
“arrivederci”, cercando, in qualche modo, di ricordare che è necessario che questo
incontro che si era compiuto non fosse un vento soltanto casuale ma fosse l’inizio
di un nuovo dialogo, consapevoli – come tutti siamo – che tra arte e fede, nell’ultimo
secolo, si è consumato certamente una sorta di divorzio.
D. – Per i
60 anni di sacerdozio di Benedetto XVI 60 artisti. Com’è avvenuta la selezione?
R.
– Paradossalmente si potrebbe dire che potremmo cominciare a pensare che per i 70
anni di sacerdozio di Benedetto XVI bisognerebbe convocare 700 artisti, perché sono
stato veramente travolto dalle richieste ed anche dalle proteste di chi è stato escluso.
Abbiamo dovuto preparare questa mostra in un arco di tempo molto breve ed abbiamo
scelto cercando di tener conto soprattutto di tre criteri. Il primo criterio è quello
della diversità delle discipline artistiche; il secondo, il più rappresentativo, è
stato quello dell’orizzonte internazionale, sia pure tenendo conto delle difficoltà
del far pervenire materiali qualche volta abbastanza complessi a Roma. Infine, abbiamo
cercato anche di rappresentare, per ora, soltanto alcune figure di un panorama che
è molto più ricco. Non si tratta quindi di esclusioni ma solo di una selezione che
è esclusivamente legata all’immediatezza. Per questo dico che da questo momento in
avanti inizieremo un percorso coinvolgendo quella folla – devo definirla proprio una
folla – di artisti che si è rivolta a noi per essere anch’essa coinvolta.
D.
– A qualcuno potrà sembrare curioso che in una mostra, accanto ad opere che tradizionalmente
sono in esposizione, come opere di pittura, scultura e fotografia-, siano compresi
autori di musica e spettacolo. Come è stato possibile?
R. – Noi invitiamo
i nostri ascoltatori a visitare questa mostra per vedere come si è tentato un po’
di equilibrare generi così differenti. Il maestro Morricone, per esempio, offre uno
spartito che è veramente di grande suggestione anche visiva, perché il testo musicale
che ha composto è dedicato alla Croce, alla Via Crucis, ed è costruito - proprio come
si usava anche in certi casi nell’antichità - su una grande Croce. Per cui, l’esecuzione
può essere fatta dalle voci soliste leggendo verticalmente la partitura e dal coro
leggendola orizzontalmente. Siamo perciò in presenza di un elemento che è quasi anche
visivo. L’architettura, per esempio, si offre con Calatrava, con una maquette straordinaria,
di grande impatto visivo, che certamente sogna, auspica di poter diventare realtà,
una cattedrale. Dall’altra parte, una mia scelta personale: inserire, nonostante
la conclusione della selezione, un architetto brasiliano che ha 102 anni ed è stato
felice di partecipare: è il creatore di Brasilia, Oscar Niemeyer, il quale ha voluto
portare il suo ultimo atto. Lui lo considera quasi come il suo testamento, “La cattedrale
di Belo Horizonte”, con un campanile di straordinaria leggerezza.
D.
– Si tratta di artisti credenti?
R. – Prevalentemente sì, ma non esclusivamente.
Anzi, il desiderio fondamentale è proprio quello di coinvolgere sempre di più quel
vasto orizzonte di tutti coloro che si interrogano, che cercano al di là dell’orizzonte
immediato. In questa luce credo che si possano anche, soprattutto in futuro, inserire
molti artisti che non sono credenti ma che hanno il grande desiderio che descrive
un altro grande artista, Paul Klee: di “cercare l’invisibile nel visibile e non di
rappresentare semplicemente il visibile, che non è compito dell’arte”.
D.
– Il Santo Padre ha gradito questa vostra iniziativa? Vedrà per la prima volta le
opere il prossimo 4 luglio…
R. – Il Santo Padre innanzitutto, quando
ho avanzato la proposta, ha fatto una nota su una scheda dicendo che era interessato
a seguire la preparazione, tant’è vero che l’ho tenuto informato anche sulla selezione
degli artisti e sulle difficoltà che si avevano, perché alcuni artisti che desideravano
partecipare non ci sono riusciti in un arco di tempo così breve. Voglio ricordare
una personalità altissima come il premio Nobel della Letteratura Séamus Heaney, irlandese,
il quale ha detto: “Io per fare un poemetto ho bisogno almeno di un anno”. Quindi
il Papa ha seguito tutto e lunedì 4 luglio partecipa ad un evento direi ‘provato’,
in cui riceverà il dono dai singoli artisti, passando attraverso l’esposizione. Sarà
quindi un momento di incontro diretto. (vv)