2011-07-01 14:09:05

Nello Stato indiano del Gujarat distrutte tutte le prove sulle violenze del 2002


Il Governo del Gujarat, stato dell’India occidentale, ha ammesso che tutte le prove relative ai massacri del 2002 – quando persero la vita circa 2.000 cittadini musulmani, attaccati da migliaia di militanti radicali indù – sono state distrutte: tutti i file e rapporti di intelligence sono stati eliminati “secondo le procedure vigenti” che permettono di distruggere “documenti di indagine irrilevanti”. La notizia ha creato sconcerto e indignazione fra i legali delle vittime e nella società civile, anche perché molti dei processi ai presunti responsabili sono ancora pendenti. “E’ un chiaro segnale di ingiustizia” ha commentato in un messaggio inviato all'agenzia Fides padre Cedric Prakash, gesuita indiano, responsabile di “Prashant”, Centro per i diritti umani, la giustizia e la pace, con sede ad Ahmedabad, capitale del Gujarat. “Non c’è da stupirsi. Quanto accaduto prova le responsabilità del governo del Gujarat” nota il gesuita, spiegando che, in tal modo, si garantisce impunità ai leader politici coinvolti nell’organizzazione dei massacri. Alcuni mesi fa una speciale commissione di inchiesta aveva indicato gravi responsabilità dell’allora premier dello Stato, Narendra Modi, leader noto per la sua vicinanza ai gruppi radicali indù. “Non ci sarà giustizia se si consente di eliminare le prove a carico di criminali o cospiratori, ancora sotto processo in tribunale” nota padre Prakash, chiedendo che la Corte Suprema dell’India intervenga “suo moto” (di sua iniziativa) per incriminare i leader politici al governo in Gujarat nel 2002. Il gesuita racconta l’attuale situazione in Gujarat: “A dieci anni dai massacri, le vittime chiedono ancora giustizia. Ahmedabad e altre città dello Stato sono ancora rigidamente divise secondo linee che separano le comunità diverse, soprattutto indù e musulmane. E la discriminazione contro le minoranze religiose è evidente in tutti i campi, soprattutto istruzione e occupazione”. Conclude con un appello: “Nel 600° anno di fondazione di Ahmedabad, città fondata dal leader Ahmed Shah secondo criteri di convivenza, rispetto e tolleranza, dico alla città: svegliati! E riscopri le tue radici all’insegna della pace e dell’armonia”. (R.P.)







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