Myanmar: l'impegno della Caritas nelle zone di guerra del Kachin
Per rispondere all’emergenza umanitaria in corso nel Nord del Myanmar – travagliato
da una guerra civile fra l’esercito regolare e i ribelli del Kachin Independent Army
– la Caritas ha messo in campo ogni sforzo possibile, nonostante i rischi che oggi
comporta il lavoro di assistenza: è quanto riferiscono all’agenzia Fides fonti nella
diocesi di Banmaw. Visto il suo radicamento locale, la Caritas è l’unica organizzazione
impegnata sul terreno per aiutare oltre 20mila profughi, data l’impossibilità ad operare
in Myanmar per altre organizzazioni umanitarie ed i combattimenti tuttora in corso.
Oltre alla diocesi di Myitkyina, che copre quasi per intero il territorio dello stato
kachin, anche la diocesi di Banwam è interessata dal conflitto. Numerosi volontari
della Caritas locale (soprattutto giovani, religiose, sacerdoti) si sono attivati
senza indugio “per l’assistenza umanitaria pastorale a migliaia di fedeli disorientati
e terrorizzati”, mettendo a repentaglio la loro stessa vita, dato che l’area in cui
si muovono potrebbe essere colpita da bombardamenti. “Stiamo facendo del nostro meglio
per condurre gli sfollati in zone sicure e garantire la loro sopravvivenza. Ringraziamo
quanti ci sono vicini e chiediamo le preghiere dei cristiani in tutto il mondo” dice
a Fides un sacerdote locale. Intanto fonti locali informano che l’esercito birmano
potrebbe lanciare un’offensiva anche nei riguardi dei ribelli di etnia karen. La stabilità
e lo sviluppo promessi dal nuovo governo di Thein Sein, nel suo discorso inaugurale
dell’aprile scorso, “sembrano molto lontani dalla realtà. Se il governo non scende
a patti con le minoranze etniche, il paese potrebbe sprofondare in una guerra civile
di ampie dimensioni, con severe conseguenze per tutta la nazione”. Un altro fattore
di instabilità, è rappresentata dal traffico di droga che, secondo gli osservatori
internazionali, i ribelli tentano di usare per procurarsi armi e munizioni. (R.P.)