2011-07-01 15:05:02

Hati: un anno e mezzo dopo il terremoto in 700 mila ancora sotto le tende. L'azione del Cisp


E’ ancora critica la situazione ad Haiti dove, a un anno e mezzo dal terremoto che il 12 gennaio 2010 ha devastato l’isola, sono ancora migliaia le persone che vivono nelle tende. Irene Pugliese ha raccolto una testimonianza diretta da Martina Venzo, rappresentante del Cisp, sviluppo dei popoli ad Haiti: RealAudioMP3

R. – La situazione umanitaria è ancora pesante, perché il terremoto dell’anno scorso ha devastato la capitale – Port-au-Prince – causando 230 mila morti e un milione e mezzo di sfollati: di questi sfollati, nel corso del primo anno, qualche centinaia di migliaia è rientrato nelle province e quindi i campi stanno pian piano svuotandosi. Le ultime cifre, però, parlano ancora di 680 mila persone sotto le tende. Si stanno approcciando delle costruzioni temporanee, delle casette in legno, e ne sono state fatte moltissime, ma le necessità sono enormi. Naturalmente, l’epidemia di colera che è esplosa ad ottobre del 2010 ha aggravato ancora più pesantemente la situazione. I casi di colera sono ora sicuramente diminuiti, ma con la stagione ciclonica si avrà un nuovo aumento dei casi di colera.

D. – Qual è l’intervento interno per questa situazione drammatica che si vive in quel Paese: il governo come agisce?

R. – L’anno scorso, in piena crisi umanitaria, c’era il grande problema legato alle istituzioni molto deboli: il terremoto aveva decimato i membri del parlamento e del governo e si è quindi deciso di fare elezioni presidenziali e parlamentari. Il processo elettorale è stato piuttosto lungo e complesso: anche questo ha rallentato molto la possibilità di avere un interlocutore istituzionale con cui dialogare anche in termini di ricostruzione. Lo scorso aprile, è stato eletto come nuovo presidente, Michel Martelli. In questo nuovo interlocutore i donatori internazionali cercano ora anche una possibilità per sdoganare i fondi che sono, per una grande percentuale, fermi nelle tasche dei donatori stessi.

D. – Come opera concretamente la comunità internazionale per Haiti?

R. – Ci sono anzitutto le Nazioni Unite che hanno una grande responsabilità, proprio perché finora le istituzioni erano talmente deboli che avevano bisogno di un sostegno relativo anche a una assistenza tecnica. C’è poi la presidenza di Clinton per la Commissione della ricostruzione, che sta facendo dei piccoli passi: ci sono dei progressi in corso. Secondo me, però, siamo ancora in piena emergenza umanitaria.

D. – In una situazione così difficile, come opera il Cisp?

R. – Il Cisp è entrato ad Haiti nel febbraio del 2010 con un programma di ricerca e di riunificazione familiare per tutti i bambini che si erano separati durante il terremoto. Oltre a questo, abbiamo continuato con l’assistenza scolastica e quella assistenza sanitaria. Inoltre, stiamo ricostruendo una scuola nel sudest del Paese, oltre ad aver riabilitato un centro di salute, che è diventato un elemento fondamentale anche per la lotta al colera. (mg)







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