Hati: un anno e mezzo dopo il terremoto in 700 mila ancora sotto le tende. L'azione
del Cisp
E’ ancora critica la situazione ad Haiti dove, a un anno e mezzo dal terremoto che
il 12 gennaio 2010 ha devastato l’isola, sono ancora migliaia le persone che vivono
nelle tende. Irene Pugliese ha raccolto una testimonianza diretta da Martina
Venzo, rappresentante del Cisp, sviluppo dei popoli ad Haiti:
R. – La
situazione umanitaria è ancora pesante, perché il terremoto dell’anno scorso ha devastato
la capitale – Port-au-Prince – causando 230 mila morti e un milione e mezzo di sfollati:
di questi sfollati, nel corso del primo anno, qualche centinaia di migliaia è rientrato
nelle province e quindi i campi stanno pian piano svuotandosi. Le ultime cifre, però,
parlano ancora di 680 mila persone sotto le tende. Si stanno approcciando delle costruzioni
temporanee, delle casette in legno, e ne sono state fatte moltissime, ma le necessità
sono enormi. Naturalmente, l’epidemia di colera che è esplosa ad ottobre del 2010
ha aggravato ancora più pesantemente la situazione. I casi di colera sono ora sicuramente
diminuiti, ma con la stagione ciclonica si avrà un nuovo aumento dei casi di colera.
D.
– Qual è l’intervento interno per questa situazione drammatica che si vive in quel
Paese: il governo come agisce?
R. – L’anno scorso, in piena crisi umanitaria,
c’era il grande problema legato alle istituzioni molto deboli: il terremoto aveva
decimato i membri del parlamento e del governo e si è quindi deciso di fare elezioni
presidenziali e parlamentari. Il processo elettorale è stato piuttosto lungo e complesso:
anche questo ha rallentato molto la possibilità di avere un interlocutore istituzionale
con cui dialogare anche in termini di ricostruzione. Lo scorso aprile, è stato eletto
come nuovo presidente, Michel Martelli. In questo nuovo interlocutore i donatori internazionali
cercano ora anche una possibilità per sdoganare i fondi che sono, per una grande percentuale,
fermi nelle tasche dei donatori stessi.
D. – Come opera concretamente
la comunità internazionale per Haiti?
R. – Ci sono anzitutto le Nazioni
Unite che hanno una grande responsabilità, proprio perché finora le istituzioni erano
talmente deboli che avevano bisogno di un sostegno relativo anche a una assistenza
tecnica. C’è poi la presidenza di Clinton per la Commissione della ricostruzione,
che sta facendo dei piccoli passi: ci sono dei progressi in corso. Secondo me, però,
siamo ancora in piena emergenza umanitaria.
D. – In una situazione così
difficile, come opera il Cisp?
R. – Il Cisp è entrato ad Haiti nel febbraio
del 2010 con un programma di ricerca e di riunificazione familiare per tutti i bambini
che si erano separati durante il terremoto. Oltre a questo, abbiamo continuato con
l’assistenza scolastica e quella assistenza sanitaria. Inoltre, stiamo ricostruendo
una scuola nel sudest del Paese, oltre ad aver riabilitato un centro di salute, che
è diventato un elemento fondamentale anche per la lotta al colera. (mg)