Alla vigilia dell'udienza del Papa al direttivo della Fao, intervista a mons. Travaglino,
Osservatore vaticano presso l'agenzia Onu per l'alimentazione
Il Papa riceverà, domani in udienza, i partecipanti alla Conferenza della Fao in corso
fino a sabato.Si tratta della Conferenza biennale, massimo organo direttivo
dell'agenzia delle Nazioni Unite. Ad incontrare Benedetto XVI ci sarà il nuovo direttore
generale, eletto proprio nei giorni scorsi dalla Conferenza stessa. Si tratta del
brasiliano Josè Graziano da Silva, primo rappresentante dell'America Latina a guidare
l'organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura.Delle priorità e degli
obiettivi dell’Organizzazione, Fausta Speranza ha parlato con mons. Luigi
Travaglino, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni e
gli organismi delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’agricoltura Fao, Ifad e
Pam:
R. – La priorità
delle priorità direi che sia quella di ridurre il numero di affamati entro il 2015,
che, come è noto, ed è bene ricordare, è pure il primo degli otto obiettivi del millennio,
approvati dalle Nazioni Unite nel 2000 e riconfermati nel 2010. La seconda priorità
è la riforma agraria e il regime di proprietà dei terreni coltivabili, che tengano
conto dei diritti dei piccoli agricoltori nella maggior parte dei Paesi. Oggi si sa
che c’è tutta una corsa all’acquisto di terreni nei Paesi del cosiddetto Terzo mondo
e del Quarto mondo. Al riguardo ho avuto modo di ricordare che all’agricoltura spetta
un ruolo centrale, come ha detto anche il Papa, nel più vasto ambito dell’attività
economica, un ruolo strategico, capace di dare anche un sostanziale apporto ad una
crescita realmente sostenibile. Quindi la Fao, con la sua struttura e il conseguente
impegno, deve concorrere a sottolineare la funzione portante dell’agricoltura, non
solo come attività di produzione alimentare ma anche come elemento dei più ampi processi
di sviluppo di un Paese. Una terza priorità, e la sottolineo volentieri, è l’attenzione
alla famiglia rurale. Proprio questa mattina, la 37.ma sessione della Conferenza ha
approvato la proposta di chiedere all’Onu che il 2014 sia dichiarato Anno internazionale
della famiglia rurale.
D. – Quali, in tutto questo, gli obiettivi indicati
finora da Benedetto XVI?
R. – Dobbiamo riferirci naturalmente al discorso
che Papa Benedetto XVI ha tenuto due anni fa, in occasione della sua visita alla Fao.
Il Papa indicava, tra gli altri, questi obiettivi: anzitutto, l’imperativo morale
di ridurre il numero di chi soffre la fame, giacché la terra può sufficientemente
nutrire tutti i suoi abitanti; il secondo obiettivo è la ricerca di un giusto equilibrio
tra cooperazione e sussidiarietà, nel senso che chi mette a disposizione le risorse
non può considerarle come un investimento a suo esclusivo vantaggio; terzo, scongiurare
il rischio che il mondo rurale sia considerato come una realtà di secondo ordine;
e, infine, ricorderei ancora l’obiettivo di curare attentamente il rapporto tra lo
sviluppo nelle sue varie espressioni, non soltanto lo sviluppo agricolo, ma anche
quello industriale, e la tutela dell’ambiente.
D. – Come guardare alla
nuova direzione della Fao?
R. – In tutti, c’è questa attesa di novità.
Ci si augura che ci sia anzitutto un nuovo dinamismo - io me lo sono sentito suggerire,
chiedere da diversi colleghi - un nuovo dinamismo che non vuol dire moltiplicazione
dei programmi o dei progetti, ma una seria razionalizzazione delle attività che sono
già in corso, che sono in programma. Poi, continuità d’azione, tenendo presente le
attese degli Stati membri, perché la Fao non è una struttura astratta, ma è fatta
da Stati membri. Quindi, la nuova fase deve completare il processo di riforma dell’organizzazione
che si trascina da parecchi anni. Ma la riforma attesa, per lo meno dal nostro punto
di vista, non dovrebbe limitarsi agli aspetti formali o burocratici, ma dovrebbe essere
una riforma in grado di promuovere soprattutto persone consapevoli di essere al servizio
di altre persone e dei loro diritti fondamentali. (ap)