Grecia: il parlamento approva il piano di austerità. Scontri e violenze ad Atene
Il parlamento greco ha approvato oggi il piano di austerità da 28 miliardi euro concordato
la scorsa settimana con il Fondo monetario internazionale e l’Unione Europea. I voti
a favore sono stati 155, 138 i contrari. La decisione politica è stata preceduta e
accompagnata da numerosi scontri ad Atene, con gruppi di manifestanti che hanno cercato
di dare alle fiamme un palazzo nella centrale piazza Syntagma. Sulla necessità del
piano di austerity greco, Giancarlo La Vella ha intervistato Massimo Bordignon,
docente di Scienza delle Finanze all’Università Cattolica di Milano:
R. – Questo
passaggio è necessario per calmare i mercati, per consentire alla Grecia di rifinanziarsi
per altri sei. Poi spero che prevalga un po’ di saggezza e che i governanti europei
e il sistema bancario trovino una soluzione un po’ più ragionevole.
D.
– Si paventa il fantasma dell’uscita dall’euro: che cosa provocherebbe questa eventualità?
R.
– Ci potrebbero essere delle conseguenze che in realtà non siamo in grado bene di
valutare, perché da una parte i titoli greci fanno parte di tante banche ed istituzioni
europee – soprattutto francesi e tedesche – e quindi ci potrebbe essere un pasticcio
di dimensioni colossali per un Paese la cui situazione economica è talmente limitata
rispetto al resto dell’Europa che potremmo risolverlo molto facilmente.
D.
– Altri Paesi a rischio dell’Europa: anche per esempio l’Italia, perché se ne parla
ogni tanto…
R. – L’Italia in un certo senso è messa meglio ed è messa
anche peggio. E’ messa meglio, perché la struttura finanziaria economica è molto più
solida della Grecia, anche la situazione finanziaria è migliore e anche la nostra
economica è migliore: noi non abbiamo un grande deficit a livello internazionale e
le nostre esportazioni ancora reggono. Il vero problema dell’Italia è un problema
di crescita, perché anche il finanziamento di un debito pubblico molto ampio dipende
da quanto reddito produce: si può avere anche un grosso debito, ma ha tanti soldi
e quindi i debitori non sono preoccupati del fatto questi soldi vengano restituiti.
In Italia, invece, c’è il problema che veniamo da un lungo periodo di bassa crescita
e questa rappresenta la nostra difficoltà maggiore. E’ messa per certi aspetti peggio
– questo è il vero problema dell’Italia, così come della Spagna – perché l’Italia
è di dimensioni semplicemente troppo grandi: rappresenta una delle grandi economie
dell’euro e non c’è nessun Paese e nessuna istituzione che potrebbe salvare l’Italia.
Quindi noi dobbiamo sicuramente salvarci da noi stessi. (mg)