Un anno fa l'annuncio del Papa del dicastero per la Nuova Evangelizzazione. Intervista
con mons. Fisichella
Un anno fa, Benedetto XVI, durante la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità
dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, annunciava
l’intenzione di voler creare un nuovo Pontificio Consiglio con il compito di "promuovere
una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio",
ma che stanno vivendo una sorta di "eclissi del senso di Dio". Il Pontificio Consiglio
per la Promozione della Nuova Evangelizzazione nasceva poi nel settembre 2010 con
la Lettera Apostolica Ubicumque et semper. A un anno da quell’annuncio del
Papa, l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del nuovo dicastero, traccia
un bilancio dei primi mesi di lavoro. L’intervista è di Fabio Colagrande:
R. – Intenso
lavoro e grande entusiasmo. Io penso che con questi due temi si possa riassume un
po’ questo anno, dal momento in cui il Papa annunciava un anno fa il suo desiderio
di istituire un Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Direi che, in quest’anno, da una parte abbiamo realizzato la struttura – ormai il
dicastero è quasi al completo – e dall’altra parte si è incrementato l’entusiasmo.
All’inizio, forse, avevamo un po’ di incertezza per la strada da seguire, mentre
adesso notiamo l'entusiasmo per il Magistero del Papa e soprattutto per la risposta
estremamente positiva che viene da tantissime parti del mondo: di interesse, di partecipazione...
Io non ho mai assistito, devo essere sincero, a un’attesa così profonda, che per alcuni
versi mette anche un po’ a disagio.
D. – Possiamo dire che il vostro
compito è un compito di cui si sente un gran bisogno spirituale…
R.
– L’istituzione di questo Pontificio Consiglio è uno dei frutti più maturi del Concilio
Vaticano II. L’anno prossimo saranno 50 anni dall’apertura del Concilio ed è sufficiente
riprendere tra le mani il discorso iniziale del Beato Giovanni XXIII, nel quale ripetutamente
il concetto che esprime è quello che la Chiesa deve riprendere ad annunciare il Vangelo
con miglior forza, facendosi capire dall’uomo contemporaneo. Abbiamo, in questi 50
anni, tanti segnali: penso all’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI e al Sinodo
del ’74 proprio sul tema dell’evangelizzazione. Penso a tutto il Magistero di Giovanni
Poalo II che, per primo, nel 1979 ha forgiato l’espressione “nuova evangelizzazione”.
E poi penso al gesto profetico di Benedetto XVI con il nuovo dicastero. Tutti questi
fatti messi insieme costituiscono, direi, un tessuto nella vita della Chiesa che consente
di dire realmente è un’esigenza spirituale, ma anche un’esigenza profondamente pastorale.
Si sente il bisogno da parte di tanti delle nostre chiese particolari, dei movimenti
antichi e nuovi, di dover intraprendere la strada per annunciare di nuovo, e con maggior
credibilità e convinzione, il Vangelo di sempre.
D. – All’inizio della
prima Plenaria del vostro dicastero – che si è svolta nel mese di maggio – Benedetto
XVI vi ha invitato a delineare un progetto e in particolare vi ha invitato a farvi
carico della formazione per le nuove generazioni. Questa è una pista di lavoro importante
per il vostro dicastero…
R. – Fondamentale. Il Papa ha detto di costruire
un progetto, ma di renderlo anche evidente con dei segni. Questo dicastero ha già
ormai in programma alcuni segni che saranno pubblici e quindi renderanno evidente
anche il progetto sotteso. Dobbiamo anche essere, però, rispettosi dell’avvenimento
che sarà molto importante per noi: la convocazione, nell'ottobre del 2012, di un Sinodo
proprio su questo tema: “La nuova evangelizzazione e trasmissione della fede”. In
questo momento, si deve evidenziare che alla nuova evangelizzazione si sta lavorando
già da diverso tempo: noi non siamo al punto zero, ma siamo in un cammino che costantemente
progredisce e continua. Dobbiamo cercare di dare un’unità a tutto questo e soprattutto
dare un fondamento che costituisca anche l’obiettivo per la Chiesa dei prossimi decenni.
Ma lo dobbiamo fare ascoltando anche le Conferenze episcopali, ascoltando anche tutte
quelle realtà ecclesiali – antiche e nuove – che in questi decenni si sono rimboccate
le maniche ed hanno realmente messo in atto metodologie di nuova evangelizzazione
ed anche con grande risultati. Uno dei temi fondamentali si basa su un assunto: non
si può fare nuova evangelizzazione se non ci sono nuovi evangelizzatori. Desideriamo
allora dare dei segni alla Chiesa della presenza di nuovi evangelizzatori, per suscitare
un ulteriore entusiasmo e per rinnovare lo spirito missionario, che deve essere presente
poi nelle nostre comunità particolari, nelle nostre Chiese locali. (mg)