"L'Anno Paolino": in un volume della Lev. L'autore, Graziano Motta, ripercorre i dodici
mesi dedicati dal Papa all'Apostolo delle genti
Una documentazione completa delle celebrazioni dell’Anno Paolino, indetto da Benedetto
XVI tra il 2008 e il 2009 per celebrare il bimillenario dalla nascita dell’Apostolo
delle Genti, è raccolta nel volume di Graziano Motta, intitolato proprio “L’Anno
Paolino” ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Il libro dedica un’attenzione
particolare agli eventi che hanno riunito il mondo cattolico intorno alla figura di
San Paolo, protagonista della nuova evangelizzazione, come racconta l’autore al microfono
del nostro collega, Rosario Tronnolone:
R. – L’Anno
Paolino viene indetto da Sua Santità Benedetto XVI perché viene intuito il valore
di San Paolo nel grande disegno della nuova evangelizzazione delineato all’epoca del
Concilio, che Papa Paolo VI aveva concretamente proposto, ma che ha avuto poi in Giovanni
Paolo II una sua esplicita proposizione continua: è lui che parla per primo in termini
espliciti della nuova evangelizzazione. E chi, se non San Paolo, poteva essere il
protagonista della nuova evangelizzazione che oggi la Chiesa avverte essenziale, indispensabile,
urgente per la realtà occidentale soprattutto? E questo discorso vale anche per l’Europa
orientale cristiana, che sta vivendo un momento di grande disorientamento. Quando
l’arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale di Montezemolo,
propone al Papa la figura di San Paolo come protagonista straordinario della nostra
esperienza di fede, di insegnamento della dottrina, e ne parla al Papa, questi ne
è entusiasta, come racconterà più volte il cardinale di Montezemolo durante le celebrazioni
dell’Anno Paolino. Il Papa coglie subito l’idea di celebrare San Paolo proprio nella
consapevolezza che l'Apostolo sia il personaggio che nell’areopago di oggi possa essere
lo stimolo catalizzatore, entusiasmante propulsore della nuova evangelizzazione.
D.
– Il Papa tra l’altro aveva sottolineato nel momento dell’indizione dell’Anno Paolino
una delle intenzioni che gli erano più care, rispetto a questo anno, e cioè l’aspetto
dell’ecumenismo, che è così importante in San Paolo...
R. – Erano i
due aspetti che lui ha messo in evidenza subito. La prima esigenza che avvertiva era
di far conoscere meglio il pensiero di San Paolo dal punto di vista dottrinale. Questo
è il primo obiettivo dell’Anno Paolino. Il centro propulsore è la Basilica di San
Paolo, che ha avuto un ruolo, che ha sviluppato grazie anche ai monaci benedettini,
nel portare avanti la ricomposizione dell’unità dei cristiani. E questi due binari
sono stati quelli che hanno accompagnato l’Anno Paolino, dalla sua preparazione fino
al suo compimento e al dopo, perché proprio noi altri abbiamo visto – e questa è la
ragione di questo libro – la straordinaria ricchezza di eventi che ha prodotto questo
Anno anche dal punto di vista ecumenico. Chiamato dal cardinale di Montezemolo, con
il quale ho avuto una frequentazione per moltissimi anni, come collaboratore per la
comunicazione - e sono stato posso dire uno dei collaboratori più stretti in tutti
i momenti della giornata - ho annotato quanto ho potuto di quello che il cardinale
stesso ha messo in moto nel mondo. Evidentemente, ci sono state delle città che hanno
vissuto con particolare attenzione l’evento: le città paoline per nome per esempio,
come San Paolo del Brasile, o importantissime come Damasco, essendo legata a San Paolo
come momento straordinario di fede. Le mie annotazioni servivano anzitutto per il
notiziario che la Basilica di San Paolo fuori le Mura redigeva tutti i giorni. Lo
preparavo dal punto di vista contenutistico e veniva diffuso poi via Internet. Raccoglievamo,
e raccoglievo in particolare, tutte le iniziative che si svolgevano in queste città
paoline importanti. Che cosa non ha fatto Malta, per esempio! Un qualcosa di straordinario.
Come pure San Paolo del Minnesota, tanto per citare un'altra località. E non parliamo
delle diocesi paoline d’Italia. Questo è stato un aspetto della celebrazione paolina.
L’altro è stato un fervore di pubblicazioni, di conferenze. Le conferenze non si contano:
ce ne sono state in San Paolo importantissime e ne è stato l’iniziatore il cardinale
Ravasi, come presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Poi Università, libri,
lezioni, settimane bianche... L’Anno Paolino ha inoltre generato il Pontificio Consiglio
per la Nuova Evangelizzazione. (ap)