Grecia paralizzata dallo sciopero generale alla vigilia del voto del parlamento
sul piano di austerità
Al via stamani, in Grecia, un nuovo sciopero generale di 48 ore. Si tratta del quarto
dall’inizio dell’anno indetto dai sindacati. Le proteste accompagnano il dibattito
al parlamento ellenico sul piano di austerità da 28 miliardi, che sarà votato tra
domani e dopodomani. Il servizio di Marco Guerra:
È paralisi
nei servizi pubblici ellenici. Cancellati centinaia di voli interni dell'Olympic Air
e dell'Aegean, traghetti fermi nei porti e mezzi pubblici nelle rimesse ad esclusione
della metropolitana di Atene, i cui operatori hanno deciso di non scioperare per consentire
agli atenesi di affluire nel centro della capitale dove avranno luogo diverse manifestazioni.
Epicentro delle proteste sarà di nuovo piazza Syntagma, antistante al parlamento greco,
dove sono attese decine di migliaia di dimostranti. Ma tutto il centro della città
è già presidiato da oltre 5000 agenti di sicurezza. I sindacati rifiutano il nuovo
pacchetto di austerità da 28 miliardi euro concordato la scorsa settimana con gli
organismi internazionali. Le misure previste si aggiungono ad altri tagli alla spesa,
aumenti fiscali e ad un piano di privatizzazioni da 50 miliardi. Il parlamento si
esprimerà su queste misure tra mercoledì e giovedi, solo dopo questo passaggio politico
l'Unione Europea e il Fondo monetario internazionale (Fmi) rilasceranno la quinta
tranche del prestito di salvataggio da 110 miliardi. Il piano di austerity
ha provocato agitazione anche tra gli esponenti del governo socialista, e il primo
ministro, George Papandreou, ha lottato per contenere una rivolta interna del partito.
All'inizio di questo mese, ha rimescolato il suo gabinetto, nel tentativo di ottenere
il sostegno del suo partito al voto di questa settimana. E a poche ore da un voto
decisivo per tutta l’Europa, arriva l’accorato appello dal commissario Ue per gli
affari economici, Olli Rehn, secondo il quale “Il solo modo per evitare un immediato
default” della Grecia è “l'approvazione del nuovo piano” di austerity.
Italia,
manovra Anche l’Italia si appresta a varare il suo piano di austerità, una
manovra economica da 40 miliardi di euro per fronteggiare la situazione del debito
e arrivare al pareggio di bilancio nel 2014. In queste ore, vertice di Maggioranza
a Palazzo Grazioli, poi nel pomeriggio il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti,
illustrerà il piano al governo in vista del Consiglio dei ministri di giovedì prossimo.
Libia,
reazioni al mandato di arresto per Gheddafi All’indomani del mandato d’arresto
per Gheddafi, uno dei suoi figli ed il capo dei Servizi segreti del regime, spiccato
dalla Corte penale internazionale dell’Aja (Cpi), esponenti degli insorti libici si
sono presentati nella sede dell’organismo giudiziario per dire che sono a disposizione
per eseguire la cattura del rais. Dal canto suo, il governo di Tripoli ha respinto
la decisione della Cpi e ha fatto sapere che non riconosce la sua autorità. Sulle
diverse reazioni, il servizio di Amina Belkassem:
E’ esplosa
la festa a Bengasi dopo l’annuncio del mandato d’arresto contro Muammar Gheddafi e
il suo secondogenito, Saif al Islam, e il capo dei Servizi segreti, Al Senussi. Ci
sono motivi ragionevoli per ritenere che Gheddafi abbia orchestrato un piano per reprimere
e scoraggiare con tutti i mezzi la popolazione che manifestava contro il regime, ha
dichiarato la Corte dell’Aja. Secondo video, foto e testimonianze, i tre si sarebbero
resi responsabili di crimini contro l’umanità, uccisioni, stupri di massa, torture:
accuse respinte da Tripoli che non riconosce l’autorità della Corte, "uno strumento
dell’Occidente per perseguire i leader del terzo mondo", ha dichiarato il regime,
e una copertura della Nato per colpire il rais. Critiche sono arrivate anche dall’Unione
Africana, mentre per la Casa Bianca e tutti i Paesi impegnati nella guerra in Libia
la decisione dell’Aja dimostra che il colonnello ha perso ogni legittimità.
Siria Il
presidente siriano, Assad, aprirà il prossimo 10 luglio i colloqui con i membri dell'opposizione
del Paese. Ad annunciarlo l'agenzia ufficiale Sana, dopo che oltre 100 personalità
politiche e intellettuali si sono riunite pubblicamente ieri nella capitale Damasco,
per chiedere una transizione democratica. Si parla anche della revisione dell’articolo
della Costituzione che sancisce la supremazia del partito Baath, al potere da 48 anni.
Intanto, a seguito di altri 450 rimpatri volontari, è sceso sotto quota 11 mila il
numero di siriani fuggiti dalla repressione di Damasco e ospitati nelle cinque tendopoli
turche.
Iran, missili Quattordici missili balistici a corto e lungo
raggio sono stati lanciati dall’Iran nel quadro delle manovre iniziate ieri dai Guardiani
della rivoluzione e che dureranno dieci giorni. A riferirlo la tv di Stato.
Tunisia Tensione
in Tunisia dove il movimento islamico, guidato da Ghannouchi, si è ritirato dalla
Commissione nazionale che sta elaborando le riforme per il Paese. Secondo alcune fonti,
si tratta di un nuovo attacco alla laicità dello Stato, difesa dalle Forze armate
e dalla maggioranza della classe politica.
Marocco, manifestazioni Clima
di tensione in Marocco in vista del referendum costituzionale in programma venerdì
prossimo. Migliaia di manifestanti ieri sono scesi in strada a Casablanca per sostenere
il progetto di riforme del re Mohammed VI che, secondo l’opposizione, prevederebbe
una concentrazione di poteri nelle sue mani. Proteste invece a Rabat.
Afghanistan Il
governatore della Banca Centrale dell’Afganistan è fuggito all’estero. Lo ha fatto
sapere stamattina un portavoce del governo di Kabul, che ha confermato le voci di
una fuga dell’uomo negli Stati Uniti diffusa in queste ore. La stampa locale parla
di un imminente scandalo-corruzione che coinvolgerebbe l’intero organismo.
Senegal Nuove
proteste in Senegal. Ieri sera, nella capitale Dakar sono stati incendiati diversi
edifici pubblici, tra i quali quello della Compagnia elettrica nazionale. Gli episodi
di vandalismo sono avvenuti al termine di una giornata segnata da manifestazioni popolari,
in diverse città, contro il taglio di corrente elettrica che va avanti da alcuni giorni.
Francia,
primarie per le presidenziali La leader dell'opposizione socialista francese,
Martine Aubry, si è ufficialmente candidata a sfidare il presidente, Nicolas Sarkozy,
alle elezioni presidenziali del 2012. Oggi è la data di avvio ufficiale delle candidature
per le primarie del Partito socialista, che si terranno il 9 e il 16 ottobre prossimi.
(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 179