La riflessione dell’arcivescovo Menichelli sull’Angelus di Benedetto XVI
Senza l’Eucaristia la Chiesa non esisterebbe: è uno dei passaggi forti dell’Angelus
di ieri di Benedetto XVI che, nella Solennità del Corpus Domini, ha offerto
ai fedeli una appassionata riflessione sul valore inestimabile dell’Eucaristia. Sulle
parole del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Edoardo Menichelli,
arcivescovo di Ancona, diocesi che il prossimo settembre ospiterà il Congresso Eucaristico
italiano:
R. – Il binomio
Eucaristia-Chiesa è un binomio sostanziale. La Chiesa è grembo, a un tempo, che custodisce
l’Eucaristia ma è anche il frutto di un’Eucaristia che si rinnova, che si ridona,
che si riattualizza e che si rivive. Accanto a questo, metterei anche la figura del
sacerdote. Questo è un trinomio sostanziale, rispetto al Mistero dell’Eucaristia:
Eucaristia, Chiesa e sacerdozio.
D. – Lei accennava anche alla dimensione
del dono. Il Papa sempre all’Angelus ha detto, in questo senso, che l’Eucaristia è
anche una sorta di antidoto alla cultura individualistica e, dunque, egoistica che
si va diffondendo nel nostro tempo...
R. – E’ proprio così. L’Eucaristia
è parola che invita alla gratitudine innanzitutto, è un atto di grazie, un rendimento
di grazie. Ma il gesto che fa Gesù Cristo, il dono di sé, richiama un’altra parola,
che è appunto la gratuità. Queste due parole possono essere ben viste, ben accolte,
ben celebrate – uso anch’io la parola del Santo Padre – come terapia per questo tempo,
così individualista, poco disposto a donare pienamente, soprattutto a donare il tempo,
la propria vita per il bene degli altri.
D. – Il Papa ha anche aggiunto
che proprio grazie all’Eucaristia, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani,
ha continuato e continua ad essere nel mondo una forza di comunione...
R.
– La forza della Chiesa è Gesù Cristo: Gesù Cristo vivo, presente. Gesù è contemporaneo
all’umanità e alla Chiesa dentro il mistero dell’Eucaristia, attraverso il mistero
dell’Eucaristia. Mi auguro proprio che, sempre noi credenti, si abbia questa consapevolezza
di attaccarci a Gesù Cristo, di essere uniti totalmente a Gesù Cristo, perché solo
così possiamo veramente vantare una nostra gloriosità, una nostra indispensabilità.
D.
– In questo senso, il Congresso eucaristico, che si celebrerà proprio nella sua diocesi
in settembre, potrà essere un momento forte davvero di comunione e che dia anche nuovo
vigore alla Chiesa?
R. – Questa è la grande speranza che, tra l’altro,
è la via assunta anche nel tema del Congresso. Il tema del Congresso è “Signore da
chi andremo?”, con un sottotitolo che poi esplicita anche quanto sinora ho detto in
questa intervista: cioè, l'importanza dell’Eucaristia per la vita quotidiana. Bisogna
che noi si faccia uno sforzo: primo, di interiorizzare questo Sacramento e, secondo,
uno sforzo di "rompere" – se così posso esprimermi – la distanza culturale che c’è
tra il celebrato e il vissuto. Una vita eucaristica per il vero credente in Gesù è
veramente l’unica vita che vale. (ap)