2011-06-27 15:41:58

Gheddafi, mandato di arresto internazionale per uccisioni e stupri di massa


Spiccato il mandato di arresto internazionale contro Gheddafi. I giudici della Corte penale internazionale (Cpi) hanno accolto la proposta del procuratore della Corte stessa, Luis Moreno Ocampo, che parla di crimini contro l’umanità. Secondo Moreno Ocampo in questo momento in Libia gli attacchi contro la popolazione civile da parte del regime “continuano ad essere perpetrati”, e solo con l'arresto del rais e dei suoi più stretti collaboratori si potrà porre fine a uccisioni e stupri di massa, oltre all'uso diffuso della tortura. Il mandato di arresto è stato deciso anche per il secondogenito del rais libico Saif al-Islam e per il capo dei servizi segreti libici, Abdullah al-Senussi: anche loro sono accusati di crimini contro l'umanità. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Gabriele Iacovino analista del Centro Studi Internazionali:RealAudioMP3

R. – La decisione rappresenta un po’ lo svolgimento naturale del processo investigativo intrapreso dalla Corte Penale Internazionale e dal procuratore generale, Ocampo. Il problema sarà rendere effettivo questo mandato d’arresto: il presidente del Sudan, Omar al-Bashir, per esempio, che ha un procedimento uguale sulla propria testa, di fatto continua ad essere - senza alcun problema – il presidente di uno Stato come il Sudan.

D. – Ma che senso ha un mandato d’arresto nel momento in cui è già in corso un conflitto per capovolgere la guida della Libia?

R. – Credo che in partenza dovesse essere un’arma in più contro Gheddafi: purtroppo in questo momento, però, non ha tanto potere nella soluzione o nella ricerca di una soluzione della crisi libica. Le operazioni vanno avanti, i bombardamenti su Tripoli vanno avanti: è solo un altro tassello che può contribuire a creare questo clima d’incertezza intorno alla crisi libica.

D. – Russia e Cina continuano a ribadire: “Gli Stati non si intromettano negli affari dei Paesi arabi, come Siria o Libia”. Che effetto avrà questa decisione della Corte dell’Aja?

R. – Può creare degli ostacoli nel processo negoziale, nelle trattative diplomatiche per un post-Gheddafi, perché un mandato d’arresto è un documento internazionale e, quindi, chiude alcune strade diplomatiche e può rendere più difficoltoso anche il processo negoziale nei confronti del rais.

D. – Tra chi cerca di negoziare una conclusione delle violenze in Libia c’è l’Unione Africana, ma il mandato di arresto complica le cose: a questo punto se Gheddafi dovesse cedere il potere, dovrebbe essere sottoposto al giudizio della Corte?

R. – E’ un ulteriore segnale della Comunità internazionale contro Gheddafi. In questo momento purtroppo può essere solo un ulteriore ostacolo nel processo di transizione e soprattutto nel processo del negoziato. (mg)

In Siria, primo raduno pubblico dei dissidenti: “Transizione alla democrazia”
A Damasco, in Siria, il primo raduno pubblico di oppositori, intellettuali e dissidenti ha lanciato un appello per una “transizione pacifica verso la democrazia”. Proseguono intanto le manovre dell’esercito di Damasco nelle zone di confine con la Turchia, Paese in cui il numero dei profughi siriani ha ormai superato gli 11 mila.

In Egitto, rinviate le elezioni: tempo per i nuovi movimenti per organizzarsi
In Egitto, sono state rinviate di tre mesi le elezioni parlamentari, originariamente previste per settembre. Sono state quindi accolte in parte le richieste del movimento giovanile protagonista della rivolta del 25 gennaio contro l’ex-presidente Mubarak. Il timore dei movimenti popolari è che le forze dei Fratelli Musulmani e dell’ex partito nazionale democratico di Mubarak possano dominare consultazioni indette troppo presto, non lasciando ad altri movimenti il tempo di organizzarsi. Nessun riferimento è stato invece fatto alle elezioni presidenziali, previste uno o due mesi dopo le legislative nel vecchio calendario.

Almeno 25 morti in Nigeria nella “città della paura”
Almeno 25 persone sono rimaste uccise e una trentina ferite in un attacco terroristico attribuito a estremisti islamici avvenuto, ieri pomeriggio, a Maiduguri, città del nord-est della Nigeria a 870 chilometri dalla capitale Abuja. Secondo vari media online, le autorità hanno chiamato in causa un gruppo integralista chiamato Boko Haram, che recentemente si è attribuito la paternità di un attentato contro il quartier generale della polizia a Abuja che aveva fatto 22 vittime. Alcune fonti sostengono che gli attentatori hanno colpito un frequentato bar all'aperto situato nel quartiere periferico di Dala Kabompi. Altre sostengono invece che i locali attaccati sono stati tre. Maiduguri, chiamata anche "la città della paura", è popolata sia da musulmani sia da cristiani ed è teatro di continue violenze. Tra dicembre e gennaio scorsi alcune chiese pentecostali sono state date alle fiamme e sei persone sono state uccise per mano di estremisti islamici.

Mali: l’esercito mauritano si scontra con al Qaeda, 17 morti
Ieri, in Mali, un raid dell’esercito della Mauritania contro l’ala maghrebina di al Qaeda si è concluso con 17 morti, di cui 15 militanti islamici. Le autorità mauritane hanno fatto sapere che le operazioni contro il gruppo noto come ‘al Qaeda nel Maghreb islamico’ proseguono anche dopo la distruzione della base che era l’obiettivo del blitz.

Afghanistan: tre attentati, tra i morti anche due bambini
In Afghanistan, sette persone sono morte dopo l’esplosione di due diverse bombe nella provincia centro-orientale di Ghazni. Tra le vittime, secondo le autorità, ci sono anche due bambini. Un episodio simile è avvenuto in un’altra provincia, quella di Shahbaz, dove sono rimasti uccisi tre civili. In tutti i casi, gli ordigni erano stati sistemati lungo il bordo di una strada: sono attentati di questo tipo ad aver fatto il maggior numero di vittime civili in Afghanistan.

Iraq: morti due soldati Usa
Due soldati americani sono stati uccisi ieri nel nord dell’Iraq, durante un’operazione militare su cui non sono state diffuse altre informazioni. Dall’inizio del mese i militari americani morti nel Paese sono 11, e il totale delle perdite dall’inizio dell’intervento militare nel 2003 è di oltre 4400.

Kashmir pakistano: due morti in violenze elettorali
In Kashmir, regione contesa tra India e Pakistan, sono almeno 2 i morti e numerosi i feriti a causa delle violenze scoppiate durante le elezioni che si sono svolte ieri nella parte di territorio controllata da Islamabad. I disordini hanno costretto a sospendere in alcuni seggi le operazioni di voto, a cui ha partecipato circa la metà degli aventi diritto. Secondo i primi dati nella regione si profila la vittoria del Partito popolare dell’attuale presidente pakistano Asif Ali Zardari.

In Grecia, il parlamento discute il piano di austerity: rischio stabilità per l'Eurozona
In Grecia, il Parlamento comincia a discutere oggi la legge per l’attuazione del piano di austerity concordato la scorsa settimana con gli organismi internazionali. Nel pacchetto di interventi sul debito un peso importante è rappresentato dalle privatizzazioni. Il servizio di Davide Maggiore:RealAudioMP3

Il governo di Atene prevede di ottenere dalla vendita di proprietà statali 50 miliardi di Euro, che saranno totalmente impiegati per la riduzione del debito. Agli investitori privati potranno essere concesse anche spiagge o tratti di costa per un periodo di 50 anni, sia pur con limiti chiaramente stabiliti dalla legge. Le imprese dichiarate ‘privatizzabili’, invece non potranno più tornare proprietà dello Stato dopo essere state cedute. Con gli interventi attualmente in discussione, il governo del premier Papandreou risponde alle sollecitazioni della cosiddetta ‘troika' formata da Unione europea, Fondo monetario internazionale e Banca Centrale Europea, e manda un segnale rassicurante ai creditori esteri. Sul fronte interno, però, l’esecutivo deve fare i conti con le critiche dell’opposizione, ma anche di parlamentari e militanti della sua area politica. Ieri, il ministro delle Finanze tedesco ha dichiarato che se il Parlamento greco dovesse bocciare il pacchetto di austerity, metterebbe a rischio la stabilità dell'intera area Euro.

Tadic nel villaggio croato di Jadovno: mai più odio interetnico
Il presidente serbo, Boris Tadic, si è recato oggi nel villaggio croato di Jadovno dove ha partecipato a una cerimonia di commemorazione delle decine di migliaia di vittime, in gran parte serbi, ebrei e rom, uccise nel locale campo di concentramento istituito dal regime filonazista croato durante la Seconda guerra mondiale. La cerimonia si è tenuta nel 70.mo anniversario dell'istituzione del lager, nel 1941. Tadic ha sottolineato la necessità di chiudere definitivamente il capitolo dell'odio interetnico e della contrapposizione fra Serbia e Croazia, due Paesi che - ha detto - hanno “una responsabilità particolare nei confronti delle vittime e per la pace nei Balcani, oltre ad avere un ruolo speciale in Europa”. Più di 40 mila persone, 38 mila delle quali erano serbi, furono uccise nel campo di Jadovno tra il maggio e l'agosto 1941. Con Jasenovac, Jadovno era uno dei maggiori campi di concentramento in Croazia durante l'ultimo conflitto mondiale. Alla cerimonia, alla quale sono intervenuti anche esponenti politici e autorità croate, era presente anche la madre del presidente serbo, Nevenka Tadic, il cui padre, Strahinja Kicanovic, perì nel lager di Jadovno. Il campo di Jadovno fu smantellato nell'agosto del 1941 dalle forze italiane che occuparono la regione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 178







All the contents on this site are copyrighted ©.