2011-06-26 14:02:25

Dal Simposio dei docenti universitari, promosso dal Vicariato di Roma, l'invito a rispondere alle esigenze dei giovani di oggi


"L’università del futuro deve puntare sulla formazione e sulla creatività, ma soprattutto donare la speranza di un futuro dignitoso alle nuove generazioni". Con questo auspicio si è concluso, ieri a Roma, l’VIII Simposio dei docenti universitari sul tema “L’università e la sfida dei saperi. Quale futuro?”. L’incontro è stato promosso dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. Il servizio di Marina Tomarro:RealAudioMP3

Creare un’università non solo per i giovani ma con i giovani, che dia loro delle risposte e li ascolti, che diventi punto di incontro e di accordo tra generazioni differenti. Questo tra gli obiettivi finali dell’VIII Simposio internazionale dei docenti universitari che si è concluso ieri a Roma. La riflessione di Anna Maria Favorini, docente all’Università di Roma Tre e membro del Comitato scientifico del meeting:

R. – L’obiettivo principale è stato – come diceva lo stesso titolo – la sfida dei saperi. L’Università si interroga sui problemi emergenti in ambito formativo, educativo e professionale, tenendo conto delle difficoltà che l’Università vive in questo periodo per quanto riguarda la ricerca, le richieste che ci vengono dai nostri giovani e soprattutto per il malessere che provano per quanto concerne questa difficoltà di impegnarsi in un arco di studi lunghi, trovando poi un punto interrogativo su quello che faranno dopo. Questo sicuramente crea delle grosse perplessità.

D. - L’incontro è stato occasione di confronto tra i 400 docenti partecipanti, che hanno ribadito la necessità di un lavoro di rete tra loro per un progetto che vada oltre i giorni del Simposio...

R. – Questa è stata una caratteristica particolare di questo Simposio: hanno partecipato tante università europee e internazionali, che hanno messo a punto delle problematiche, individuando delle tematiche che sono comuni a tutti e altre che si vanno a connotare per la specificità dei Paesi che rappresentano. Il filo conduttore sicuramente può essere uno scambio di interessi, uno scambio di ricerca, anche attraverso i mezzi di comunicazione e la Rete.

Ma quanto la Chiesa può contribuire al futuro delle università? Mons. Lorenzo Leuzzi direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Universitaria:

R. – Credo che la Chiesa senta la responsabilità di non abbandonare l’università, perché proprio attraverso l’idea di università la Chiesa ritrova se stessa: ritrova cioè la sua capacità di incoraggiare l’uomo alla ricerca, ma soprattutto a motivare quei quattro pilastri che abbiamo individuato - cioè la bellezza, la verità, il bene e la giustizia - che sono pilastri indispensabili per costruire una comunità universitaria che sappia davvero elaborare cultura non per se stessa, ma per l’intera umanità.(mg)







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