Lo stato di New York legalizza le unioni omosessuali. Sconcerto dei vescovi
Disappunto e delusione sono stati espressi dalla Conferenza episcopale dello stato
di New York, negli Stati Uniti, dopo la decisione del Senato di approvare una legge
che legalizza le unioni tra omosessuali. New York diventa il sesto Stato americano
ad aprire alle nozze tra persone dello stesso sesso, dopo Iowa, New Hampshire, Massachusettes,
Connecticut e Vermont. I vescovi ribadiscono il rispetto per i fratelli e le sorelle
omosessuali, ma sottolineano l’importanza del matrimonio quale unione di un uomo e
una donna, un’unione d’amore aperta ai figli: Linda Giannattasio:
“Trattiamo
con rispetto i nostri fratelli e sorelle omosessuali ma affermiamo con forza che il
matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna”. È quanto scrivono in un comunicato
i vescovi della Conferenza episcopale dello Stato di New York, delusi e turbati da
una legge che, dicono, modifica radicalmente e per sempre l’idea stessa di
matrimonio quale “unione tra uomo e donna, un'unione d'amore aperta ai bambini”. Questa
definizione – ribadiscono i presuli – non può cambiare, anche se ci rendiamo conto
che le nostre convinzioni sulla natura del matrimonio continueranno a essere ridicolizzate
e che qualcuno cercherà persino di mettere in atto le sanzioni del governo contro
le chiese e le organizzazioni religiose che predicano queste verità senza tempo”.
I
vescovi si dicono preoccupati del fatto che il matrimonio e la famiglia possano essere
minati da una legge che – scrivono – tenta di “ridefinire i fondamenti della civiltà”.
La nostra società, dicono, deve recuperare ciò che sembra aver perso, ovvero una reale
comprensione del significato del matrimonio, come rivelato da Dio, fondato nella natura
e rispettato dai principi fondanti dell'America. Tra i firmatari del comunicato anche
il vescovo di Brooklyn, mons. Nicholas Di Marzio, che dal canto suo ha parlato di
“destrutturazione dell’istituzione più importante della storia umana”. Il presule
ha dunque richiamato la politica a occuparsi della crisi e della disoccupazione nel
Paese e ha annunciato di aver chiesto a tutte le scuole cattoliche di rifiutare in
segno di protesta ogni onorificenza offerta dal governatore o da qualsiasi membro
del Senato che abbia votato a sostegno di questa legge, cui, ha detto, era contraria
oltre la metà dei newyorkesi. In questo caso, non si può parlare di un atto che promuove
l'uguaglianza del matrimonio, come sostiene chi ha voluto questo provvedimento perché,
ha ribadito il presule, “uno degli scopi principali del matrimonio stesso è quello
di portare nuova vita nel mondo”.