Il premier cinese Wen Jiabao è a Budapest, prima tappa di un tour europeo che lo porterà
anche a Londra e Berlino. Un viaggio di carattere economico, che giunge ad appena
nove mesi dall’ultima sua visita nel Vecchio continente. Wen Jiabao è stretto tra
questioni interne, soprattutto un'inflazione galoppante, e problemi che vengono da
oltre oceano, come la crisi del debito sovrano europeo. Ma quali sono i pericoli che
Pechino corre in seguito alla crisi economica in atto in Europa? Salvatore Sabatino
lo ha chiesto a Valeria Zanier, docente di Economia della Cina presso l’Università
Ca’ Foscari di Venezia:
R. – I cinesi
si sono molto interessati innanzitutto al debito americano, perché ne posseggono e
ne controllano una grande fetta e in un secondo momento anche al debito europeo. Sicuramente,
i rischi finanziari sono collegati. Ma il pericolo più imminente è per il discorso
degli export cinesi verso l’Europa, perché la crisi in Europa certamente influenza
negativamente il commercio estero, quindi quello cinese verso questo continente. C’è
da dire però che da diversi anni - da almeno 10, 15 anni - la Cina sta facendo di
tutto per passare dal ruolo di fabbrica del mondo a potenza più basata sull’industria
hi-tech di alto valore aggiunto.
D. – La Cina intende aiutare i Paesi
europei a superare la crisi, ha spiegato il portavoce del ministro degli esteri Hong
Lei. In che modo questo sarà possibile?
R. – Soprattutto attraverso
le sue grandi imprese statali attive nelle energie, ma anche nelle telecomunicazioni,
la Cina è già da tempo presente in alcuni Paesi europei con investimenti di resti.
Quindi, io presumo che un’informazione del genere possa anche riguardare questo aspetto.
D.
– Per la Cina non è certamente un momento semplice dal punto di vista economico: oltre
il terremoto in Giappone, anche la crisi del debito ha cominciato a pesare con l’export
cinese in calo. Come reagirà Pechino di fronte a queste problematiche?
R.
– Questo si lega al cambiamento che la Cina ha in mente di operare da alcuni anni:
abbandonare il ruolo di potenza esclusivamente legata al basso costo del lavoro e
quindi alla produzione interna legata all’export. Senz’altro, un altro motore che
dovrebbe mettersi in moto è il consumo interno. Il consumo interno cinese è sempre
stato relativamente molto basso rispetto ai ritmi di crescita dell’economia del Paese.
Sono già più di 10 anni che il governo cinese ha messo in atto politiche per migliorare
le condizioni degli abitanti delle campagne e spingere per un consumo più massiccio
sia da parte degli abitanti rurali sia degli abitanti delle città. L’economia cinese
ha dimensioni molto elevate e quindi l’obiettivo del governo cinese è proprio cambiare
questa tendenza.