Tagikistan: con la nuova legge sull'educazione insegnare catechismo può condannare
al carcere
La Camera bassa del parlamento tagiko ha approvato il 15 giugno scorso la controversa
legge sulla Responsabilità dei genitori sull’educazione dei figli, proposta su iniziativa
del presidente, Emomali Rahmon. La nuova legge conferma e inasprisce il divieto per
chi ha meno di 18 anni di partecipare a qualsiasi attività religiosa, eccetto i funerali.
La violazione del divieto sarà punita con gravi sanzioni e il carcere per i genitori.
AsiaNews riferisce la denuncia dell’agenzia Forum 18, che sottolinea come il divieto
colpisca sia le funzioni religiose che il catechismo che ogni altra attività: i ragazzi
non potranno nemmeno accompagnare i genitori in chiesa o nella moschea. Il rischio
per i genitori è di una condanna a gravi multe o al carcere fino ad 8 anni. La nuova
legge aggrava le pene anche per chi “organizza e conduce incontri, seminari, dimostrazioni,
cortei stradali” religiosi senza autorizzazione, con il carcere fino a due anni per
la prima violazione e fino a 5 anni per il recidivo. In pratica, potranno avere un’istruzione
religiosa solo i ragazzi che vanno a scuola in madrase e licei islamici o in istituti
religiosi cristiani riconosciuti dallo Stato, nei quali l’insegnamento religioso sia
previsto come curricolare. Peraltro simili istituti sono oggi poche decine, insufficienti
per l’educazione religiosa dei giovani del Paese, e il Comitato statale per gli affari
sembra non avere ancora l’intenzione di aprirne altri. Ora, la nuova legge sarà sottoposta
alla Camera alta, ma nessuno dubita circa la sua rapida approvazione. I sostenitori
della legge la giustificano con la necessità di combattere l’estremismo religioso
ed evitare che i ragazzi finiscano sotto l’influsso di gruppi appartenenti a organizzazioni
islamiche terroriste. Tuttavia, la legge non specifica chiaramente cosa si intenda
per insegnamento religioso estremista. All’osservazione che il divieto punisce tutti,
anche chi insegna catechismo al figlio, il deputato Sattor Kholov, relatore a favore
della legge, risponde che sarà compito dei giudici distinguere e non punire l’insegnamento
religioso non estremista. Faredun Hodizoda, esperto politico, osserva che il divieto
è “eccessivo” e che persino durante l’epoca sovietica i ragazzi potevano frequentare
le moschee. Altri critici osservano che nel Paese non c’è un radicato estremismo
religioso e che la legge impedisce di fatto ai ragazzi di ricevere un’istruzione religiosa.
Il parlamentare Muhiddin Kabiri, leader del Partito del rinascimento islamico (Irp),
osserva che la legge “viola ancora di più i diritti dei cittadini” alla libertà religiosa.
Esperti ritengono che la nuova legge restringerà la già scarsa libertà religiosa prevista
dalla legge del 2009. Da allora, molte moschee sono state distrutte, i cristiani processati
e condannati per riunioni e attività “illegali” e i Testimoni di Geova sono stati
banditi dal Paese. (M.R.)