Usa: un documento dei vescovi denuncia i rischi dell'eutanasia
“Il processo della morte può spaventare, ma la società può essere giudicata da come
risponde a queste paure”, sostengono i vescovi degli Stati Uniti in un nuovo documento
sull’eutanasia. Riferisce l’agenzia Zenit che i presuli si sono incontrati a Seattle
per il loro meeting generale primaverile e hanno approvato giovedì una dichiarazione
dal titolo “Vivere ogni giorno con dignità”. “Una comunità premurosa dedica più attenzione,
non meno, ai membri che affrontano il momento più vulnerabile della propria vita.
Quando le persone sono tentate di vedere la propria vita sminuita in valore o significato,
hanno bisogno dell'amore e dell'assistenza degli altri per essere assicurati del loro
valore intrinseco”, afferma la dichiarazione, che offre anche una breve storia dello
sviluppo dei dibattiti sull’eutanasia. “Le persone suicide diventano sempre più incapaci
di apprezzare delle opzioni”, e hanno una “sorta di visione a tunnel che vede sollievo
solo nella morte. Hanno bisogno di aiuto per essere liberate dai loro pensieri suicidi
attraverso la consulenza, il sostegno, e, quando necessario e utile, le cure mediche”,
hanno dichiarato i vescovi che aggiungono: “scelte apparentemente libere possono essere
indebitamente influenzate dai pregiudizi e dai desideri degli altri”, mentre, “annullando
la difesa legale della vita di un gruppo di persone, il Governo comunica implicitamente
il messaggio che potrebbero stare meglio da morti. In questo modo il pregiudizio
di troppe persone sane contro il valore della vita per qualcuno che ha una malattia
o una disabilità è incarnato in una politica ufficiale”. I presuli hanno riconosciuto
che la sofferenza per le malattie croniche o terminali è spesso grave e chiede compassione,
ma hanno anche affermato che “la vera compassione allevia la sofferenza mantenendo
allo stesso tempo la solidarietà con quanti soffrono. Non mette nelle loro mani farmaci
letali o li abbandona ai loro impulsi suicidi, o ai motivi egoistici di altri che
possono volerli morti. Aiuta le persone vulnerabili con i loro problemi, anziché trattarle
come il problema”. I vescovi hanno anche parlato dei rischi che si possono correre
quando si viene privati della vita in nome della compassione, sottolineando come “i
medici olandesi, che una volta limitavano l'eutanasia ai pazienti malati terminali,
ora forniscono farmaci letali a persone con malattie croniche o disabilità, malattie
mentali e perfino depressione”. I vescovi hanno inoltre avvertito della possibilità
che i programmi governativi e le assicurazioni private possano limitare il sostegno
alle cure che potrebbero allungare la vita, enfatizzando come una morte prescritta
dai medici sottenda alla base un’idea basata sul rapporto costi-benefici. “Quando
invecchiamo o ci ammaliamo e siamo tentati di perdere la fiducia, dovremmo essere
circondati da gente che chiede 'Come possiamo essere utili?'”, concludono i Vescovi.
“Meritiamo di invecchiare in una società che guarda alla nostra cura e alle nostre
necessità con una compassione basata sul rispetto, offrendo un autentico sostegno
nei nostri ultimi giorni”, si legge nella parte finale del documento,“le scelte che
compiamo insieme ora decideranno se questo sarà il tipo di società premurosa che lasceremo
alle generazioni future”. (M.R.)