2011-06-23 14:18:34

La proclamazione della nuova cattedrale bielorussa di Vitebsk nel racconto di mons. Tejado Muñoz di "Cor Unum"


Il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, è rientrato a Roma dalla Bielorussia, dove ha presieduto sabato scorso – come inviato del Santo Padre – la celebrazione per la proclamazione della nuova cattedrale della diocesi di Vitebsk. Domenica scorsa, il porporato ha poi presieduto nella Piazza dell’Indipendenza della capitale Minsk, su invito dall’arcivescovo Kondrusiewicz, la celebrazione eucaristica per il 20.mo anniversario di fondazione della metropolia di Minsk-Mohilev. Presenti al rito tutta la gerarchia bielorussa, esponenti della Chiesa ortodossa russa, autorità civili e numerosi vescovi e sacerdoti di Russia, Ucraina, Lettonia e Polonia. Il cardinale Sarah è stato accompagnato dal sottosegretario di Cor Unum, mons. Segundo Tejado Muñoz, il quale spiega al microfono di Roberto Piermarini l’importanza per la Bielorussia della presenza del cardinale come inviato papale:RealAudioMP3

R. - La visita del cardinale Sarah - dal mio punto di vista - è stata molto importante proprio per mostrare alla Chiesa di una nazione che ha sofferto, per tantissimi anni, un regime comunista, molto ferreo e molto chiuso, come la Chiesa universale le sia vicina. In questo contesto, la presenza di un cardinale africano ha veramente molto colpito le persone: i bambini lo guardavano con una tale espressione di ammirazione… Io credo che per questo tipo di Chiese, che hanno sofferto molto a causa di una chiusura patita poi dalla nazione intera, la presenza di persone come il cardinale Sarah - un cardinale africano, della Guinea-Conakry - apra nuovi orizzonti, mostrando che la Chiesa è realmente cattolica. Credo che questa sia la cosa che più è stato sottolineato, anche da parte dei vescovi e dei fedeli: la felicità di constatare che la Chiesa non è questa piccola realtà, ma è una realtà più ampia, più grande e più bella.

D. - In che modo Cor Unum ha avuto contatti con la Caritas locale? E cosa fa la Chiesa nel sociale in particolare?

R. - La Chiesa in Bielorussia è una realtà molto viva. Abbiamo avuto contatti con la Caritas, sia a Vitebsk che a Minsk, così come con gli operatori e tutti coloro che lavorano lì. E’ molto viva, ma trova delle difficoltà a lavorare in campo sociale. Questa difficoltà è dovuta non soltanto a difficoltà obiettive, ma anche e soprattutto a mancanza di mezzi per poterlo fare. Ci sono tanti operatori e abbiamo visto tantissima presenza di sacerdoti, di suore, di laici: loro fanno quello che possono con delle strutture abbastanza piccole, devo dire, ma è molto, molto viva: sono chiese che rinascono con una grande forza.

D. - Qual è l’importanza della nuova evangelizzazione in Bielorussia, Paese che è stato per molti anni sotto l’ateismo?

R. - Sottolineerei di nuovo questa apertura alla nuova evangelizzazione. Tutti questi movimenti e tutte queste realtà legate alla nuova evangelizzazione hanno la caratteristica di far unire diversi popoli, di mettere insieme diverse realtà. L’arcivescovo di Minsk ci diceva che, in occasione della Giornata mondiale della gioventù, porteranno un numero elevato di ragazzi. Questa, secondo me, rappresenta una grandissima ricchezza. Bisogna partire da qui: “Non siamo soli e non siamo in questa nostra realtà così piccoli; la vita della nostra Chiesa è in rapporto con tante altre chiese, con tante altre realtà e con tante altre vie di evangelizzazione. Bisogna considerare anche che la Chiesa ha mantenuto la sua fede attraverso una pietà popolare e questo ha permesso - grazie a Dio - di mantenere la fede in questi anni, di tramandare la fede di generazione in generazione. Credo che in questo momento, in una società globalizzata, siano necessari degli schemi, ma anche delle strutture e delle forme di evangelizzazione nuova, che mettano appunto in rapporto fra di loro le nazioni, i popoli, le Chiese e le persone. (mg)







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