Emergenza umanitaria in Congo: la denuncia del Cisp, Comitato internazionale per lo
sviluppo dei popoli
Stupri di massa in Repubblica Democratica del Congo. La denuncia arriva dall’organizzazione
umanitaria "Medici senza frontiere", che opera nella parte orientale del Paese. Nel
villaggio di Nyakiele oltre cento donne sono state vittime di stupri e violenze fisiche
commesse da militari dell'esercito congolese, guidati da un colonnello delle milizie
"Mai Mai", e che sono fuggiti da un centro militare. La Repubblica Democratica del
Congo, nonostante sia ufficialmente uscita da una lunghissima e sanguinosa guerra
civile, continua a rimanere estremamente instabile. Stefano Leszczynski ha
intervistato Francesco Mazzarelli, rappresentante dell’Ong Cisp – Comitato
internazionale per lo sviluppo dei popoli.
R. – La parte
Est del Paese è considerata zona instabile. Infatti, nelle province del Nord e Sud
di Kivu operano delle armate di ribelli rwandesi e burundesi. In più si è aggravata
la situazione a Nord del Paese, ai confini con la Repubblica Centroafricana e con
il Sudan, zona dove opera l’Lra, un gruppo molto violento sud sudanese.
D.
– In sostanza, la situazione del Congo è ancora quella di un Paese con delle frontiere
fortemente permeabili e instabili. Questo cosa provoca nel Paese?
R.
– Sicuramente movimenti di popolazione, movimenti di gente che cerca di scappare dalla
violenza dei conflitti e che però si trova a vivere situazioni di emergenza umanitaria,
spostandosi in posti dove non c’è da mangiare per la popolazione locale, dove non
ci sono risorse naturali per poter sfamare tutti: questo va ad aggravare una situazione
che è già grave per le popolazioni autoctone.
D. – Un Paese, tra l’altro,
da un punto di vista umanitario di violenze tristemente noto per stupri di massa che
sono stati commessi, con inchieste internazionali. Questo che segno ha lasciato alla
popolazione?
R. – Sicuramente un senso di sfiducia; uno Stato che comunque
non riesce a proteggere la popolazione; e questi gruppi armati, che sono diretti sicuramente
anche da spinte economiche per lo sfruttamento, perché queste sono tutte zone ricchissime
di beni materiali: ferro, oro, diamanti, coltan.
D. – Tutto questo che
cosa provoca sul sistema Paese? Perché il Congo dovrebbe essere un Paese che dopo
decenni e decenni di conflitti dovrebbe riuscire in qualche modo a riorganizzarsi
politicamente, economicamente, a diventare responsabile delle proprie risorse e tutto
questo invece viene bloccato da una situazione di insicurezza totale...
R.
– Sì, è questo quello che ci fa alcune volte disperare, e cioè il fatto che il Congo
sia un Paese vastissimo e ricchissimo di risorse naturali. Forse alla fine la sfortuna
di essere troppo ricchi e di avere troppe cose, troppe risorse, li penalizza. (ap)