2011-06-23 14:28:05

Emergenza umanitaria in Congo: la denuncia del Cisp, Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli


Stupri di massa in Repubblica Democratica del Congo. La denuncia arriva dall’organizzazione umanitaria "Medici senza frontiere", che opera nella parte orientale del Paese. Nel villaggio di Nyakiele oltre cento donne sono state vittime di stupri e violenze fisiche commesse da militari dell'esercito congolese, guidati da un colonnello delle milizie "Mai Mai", e che sono fuggiti da un centro militare. La Repubblica Democratica del Congo, nonostante sia ufficialmente uscita da una lunghissima e sanguinosa guerra civile, continua a rimanere estremamente instabile. Stefano Leszczynski ha intervistato Francesco Mazzarelli, rappresentante dell’Ong Cisp – Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli.RealAudioMP3

R. – La parte Est del Paese è considerata zona instabile. Infatti, nelle province del Nord e Sud di Kivu operano delle armate di ribelli rwandesi e burundesi. In più si è aggravata la situazione a Nord del Paese, ai confini con la Repubblica Centroafricana e con il Sudan, zona dove opera l’Lra, un gruppo molto violento sud sudanese.

D. – In sostanza, la situazione del Congo è ancora quella di un Paese con delle frontiere fortemente permeabili e instabili. Questo cosa provoca nel Paese?

R. – Sicuramente movimenti di popolazione, movimenti di gente che cerca di scappare dalla violenza dei conflitti e che però si trova a vivere situazioni di emergenza umanitaria, spostandosi in posti dove non c’è da mangiare per la popolazione locale, dove non ci sono risorse naturali per poter sfamare tutti: questo va ad aggravare una situazione che è già grave per le popolazioni autoctone.

D. – Un Paese, tra l’altro, da un punto di vista umanitario di violenze tristemente noto per stupri di massa che sono stati commessi, con inchieste internazionali. Questo che segno ha lasciato alla popolazione?

R. – Sicuramente un senso di sfiducia; uno Stato che comunque non riesce a proteggere la popolazione; e questi gruppi armati, che sono diretti sicuramente anche da spinte economiche per lo sfruttamento, perché queste sono tutte zone ricchissime di beni materiali: ferro, oro, diamanti, coltan.

D. – Tutto questo che cosa provoca sul sistema Paese? Perché il Congo dovrebbe essere un Paese che dopo decenni e decenni di conflitti dovrebbe riuscire in qualche modo a riorganizzarsi politicamente, economicamente, a diventare responsabile delle proprie risorse e tutto questo invece viene bloccato da una situazione di insicurezza totale...

R. – Sì, è questo quello che ci fa alcune volte disperare, e cioè il fatto che il Congo sia un Paese vastissimo e ricchissimo di risorse naturali. Forse alla fine la sfortuna di essere troppo ricchi e di avere troppe cose, troppe risorse, li penalizza. (ap)







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