Denuncia del Jesuit Refugee Service: la Convenzione Onu sui rifugiati non è attuata
in pieno
“Se alla Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati fosse data piena attuazione,
sia nella lettera che nello spirito, tanti rifugiati in fuga dalla Libia che attraversano
il Mediterraneo, somali che fuggono in Kenya, e innumerevoli altri fuggiaschi potrebbero
trovare protezione e talvolta persino salvezza. La protezione dalle violazioni dei
diritti umani è diritto di nascita di ciascuno di noi". Lo denuncia il direttore del
Jesuit Refugee Service, il Servizio gesuita per i rifugiati (Jrs), padre Peter Balleis
in una nota diffusa in occasione della Giornata mondiale del rifugiato celebrata il
20 giugno scorso. "Troppi governi - si legge nella nota ripresa dall’agenzia cattolica
africana Cisa - continuano a ignorare i principi fondamentali della Convenzione, che
viene da loro vista come inopportuna sotto il profilo politico o troppo onerosa sul
piano economico. I rifugiati vengono spesso confinati in campi situati in zone remote
o addirittura detenuti ingiustamente in violazione del loro diritto alla libertà di
movimento. Analogamente, vengono loro negati i documenti personali, il diritto al
lavoro, e l'accesso ai servizi di base. Gli stati limitano sempre più l'accesso ai
propri territori e di fatto impediscono ai richiedenti asilo di accedere alle opportune
procedure di determinazione del loro status". Padre Balleis riconosce peraltro che
la Convenzione ha aiutato a salvare numerose vite umane: ”Essa è la pietra angolare
della protezione internazionale. La sicurezza offerta a milioni di donne, uomini e
bambini e la possibilità che viene loro data di ricostruirsi una vita dignitosa sono
una chiara dimostrazione della sua importanza”, si legge nella nota, che cita il caso
della Repubblica Democratica del Congo dove l’Unhcr assiste migliaia di donne rifugiate
vittime di stupri. Con la sua rete di servizi sanitari, educativi e sociali il Jrs
è oggi presente in più di 50 Paesi nel mondo. (L.Z.)