Chiude a Firenze la 61.ma Settimana nazionale di aggiornamento pastorale
Una Chiesa tutta ministeriale non è una Chiesa clericalizzata ma è una Chiesa popolata
anche di laici autentici ed evangelizzatori”. E’ questo uno dei passaggi fondamentali
della “lettera al laico”, il documento diffuso al termine della 61a Settimana
nazionale di aggiornamento pastorale organizzata dal Centro di orientamento pastorale,
che si è conclusa oggi a Firenze e che ha avuto come tema “educarsi alla corresponsabilità.
I battezzati nel mondo alla prova della vita quotidiana”. “Preti e laici, tutti”,
si legge nella lettera,“siamo chiamati alla santità e ad annunciarla con la
vita, con scelte concrete nel fare il prete, nel matrimonio, nella vita consacrata.
Abbiamo una missione comune: annunciare il Vangelo”. Una relazione, quella tra preti
laici, che deve essere sviluppata verso una corresponsabilità matura, non per togliere
il governo della parrocchia al sacerdote, ma per “favorire il lavoro comune ciascuno
con il suo livello di responsabilità”. “Il quadro della corresponsabilità è più ricco
di una rivendicazione, è più vivo di un dovere, è più aperto di un impegno, è più
concreto di un sogno, è più vero di un’illusione: è una vocazione esigente cui Dio
chiama tutti i battezzati, nessuno escluso”, ha affermato mons. Domenico Sigalini,
presidente del Cop oltre che vescovo di Palestrina e presidente della Commissione
episcopale per il laicato della Cei. Il presule, durante le conclusioni della Settimana
ha ricordato che essere corresponsabili “prima che un diritto da far valere, è un
grande dovere da assolvere” e che il laicato “è la spina dorsale della vita di una
chiesa locale”. Per mons. Sigalini la corresponsabilità del laico deve quindi uscire
dalla logica della delega e deve obbedire alla vocazione del battezzato, prendersi
le responsabilità nel territorio e vivere da adulto nella fede, evangelizzando nelle
strutture sociali, politiche e amministrative. “Per cristiani impegnati nelle istituzioni
corresponsabilità non significa distribuzione di compiti, ma confronto e convergenza
tra cristiani che operano nel territorio. Non esiste oggi responsabilità senza corresponsabilità,
impegno nel mondo senza comunione”. (M.R.)